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Giochi, burle, lazzi e sollazzi, ecco il pazzo Carnevale di Sant’Eraclio

SANT’ERACLIO  – «Chi brama avere/spasso e piacere/per un tantino/entri al festino».

L’antico invito a lasciarsi trasportare dall’euforia carnevalesca viene cantato nel prologo della celebre commedia armonica “Il festino nella sera del Giovedì grasso”; compositore di tale capolavoro tardo rinascimentale, il bolognese Adriano Banchieri, che, tolto il saio da monaco benedettino, indossava la “maschera” del musicista appassionato di storie divertenti, pungenti e parodistiche, come quella dedicata al Carnevale. La festa più matta e allegra dell’anno, con il suo gusto per lo scherzo, il gioco e la libertà di travestirsi, mascherarsi, cambiare identità, ha origini antiche, e nel corso dei secoli si è trasformata pur conservando le caratteristiche peculiari. Nell’antica Roma, durante i lussuosi festeggiamenti in onore del dio Saturno, si indossavano le maschere per proteggersi dai demoni e propiziare la fertilità della terra per l’imminente primavera; una maschera che permetteva ad ognuno di fingersi altro, in feste sfrenate dove non esistevano più differenze sociali.

 

 

In alcuni periodi del Medioevo, e in epoche successive, il divertimento godereccio e “peccaminoso” dei Saturnali fu ridimensionato o addirittura vietato dalla Chiesa, ma lo spirito goliardico del Carnevale riemergeva con tutta la sua energia appena si allentava la morsa inquisitoria ecclesiastica. A questo proposito, qualcosa di originale successe a Sant’Eraclio, paesino che vanta il Carnevale più antico dell’Umbria e del quale le prime testimonianze affondano al 1542. In quel tempo i nobili folignati amavano folleggiare nei festini privati che si tenevano all’interno dei palazzi aristocratici, mentre il popolo festeggiava cantando, suonando pifferi e trombette, e ballando per strada, accompagnando la sfilata di carri ornati di frasche e fiori; l’incontenibile entusiasmo degli abitanti di Sant’Eraclio li portò, nel Seicento, a trasgredire i divieti imposti dallo Stato Pontificio, suonando in maschera per le vie del paese, pieni di quel giubilo carnevalesco tuttora apprezzabile (comportamento che veniva sanzionato con multe salate).

Nel XVIII secolo la Chiesa riammise i festeggiamenti, che dovevano però attenersi ad un preciso regolamento: nel territorio folignate, il luogo designato per la “Mascherata” era Sant’Eraclio, mentre era vietato mascherarsi in altre zone della città. A fermare la goliardia del Carnevale di Sant’Eraclio, secoli dopo, furono i divieti di nascondere il viso, imposti, per ragioni di sicurezza, dopo la Seconda Guerra Mondiale.

 

 

Il Carnevale rinasce nel 1960 con il nome di “Il carnevale dei ragazzi” per volontà del parroco di S.Eraclio, Mons. Luciano Raponi, e un gruppo di operosi autoctoni che formarono un Comitato finalizzato non solo alla programmazione e all’organizzazione della festa in tutte le sue parti, ma anche al coinvolgimento attivo di cittadini e autorità. Da quegli anni, fino ad oggi, decine di persone si sono riunite per mesi per elaborare idee, disegnare bozzetti e realizzare le giganti sculture di cartapesta che sfilano nelle tre domeniche del Carnevale. Operazioni complesse e raffinate compiute con maestria e passione all’interno di un grande capannone attrezzato, vero e proprio laboratorio creativo, nel quale vengono costruiti e allestiti i sei carri allegorici. Il presidente dell’Associazione Carnevale di Sant’Eraclio, Fabio Bonifazi, sottolinea come, al di là della competizione che decreta ogni anno il carro migliore, ci sia una grande collaborazione tra i volontari dei sei diversi cantieri, sempre pronti ad aiutarsi ed offrire il proprio contributo in un clima di gioia, dedizione, disponibilità e soddisfazione. I carri di quest’anno hanno scelto come soggetto: il personaggio di Barbie, Bacco e il vino, il mondo fantasy dello steampunk, la nave alata di Dalì, la pasta e Alberto Sordi, i videogiochi con Super Mario. Ogni carro allegorico sfila preceduto dal proprio gruppo mascherato, composto da giovani e adulti con costume a tema, in un tripudio di colori, suoni, allegria, balletti e scherzi agli spettatori. A presentare l’evento l’immancabile e preziosa voce, e la musica, del vocalist dj di Foligno AndreaGi, che da anni accompagna la sfilata. Il Carnevale di Sant’Eraclio ama fare le cose in grande e ogni domenica, riprendendo la tradizione di pifferi e trombette, arricchisce la parata con presenza di importanti realtà musicali del territorio umbro che suonano dal vivo. Domenica 4 febbraio (seconda domenica di carnevale) ha visto la partecipazione della Banda Filarmonica e majorettes di Lama – San Giustino -, gruppo dalla lunga tradizione e che nella storia più recente si è distinto vincendo prestigiosi premi come “Miglior banda italiana” e “Miglior banda con majorettes” al Festival internazionale di Bande musicali di Giulianova. Il direttore, Giovanni Comanducci, musicista eclettico con una formazione che spazia dal repertorio classico al jazz, ha dato alla banda un’impronta moderna e accattivante, proponendo un coinvolgente repertorio funky e rock, ideale per aprire con la giusta energia la sfilata.

Il prossimo 11 febbraio, terza ed ultima domenica di festa, saranno i giovani ed acclamati Sbandieratori e Musici città di Foligno, marching band nata nel 2018 in seno ai festeggiamenti per la Quintana, e le New lady spartanes, gruppo di majorettes di Acquasparta, a portare la loro bravura e allegria per chiudere in bellezza la 61° edizione del Carnevale di Sant’Eraclio.

Questo e tanto altro è il Carnevale di oggi: spettacoli teatrali nel Castello dei Trinci a cura dell’Academy Circus, piatti gustosi della tradizione nell’Osteria del Carnevale, escursioni e fiabe per i più piccoli con la camminattrice Loretta Bonamente, e ancora giochi, burle, lazzi e sollazzi… e per chiudere in rima e rinnovare l’invito dell’antico poeta:

«Chi brama avere

novo piacere

di novo invito

al fior gradito»

 

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