Gli archi di UmbriaEnsemble, tenore e soprano in onore del Venerabile Servo di Dio Vittorio Trancanelli

PERUGIA – Domenica 3 novembre, alle ore 20,30, si celebrerà la Postulazione della Causa di Canonizzazione del Venerabile Servo di Dio Vittorio Trancanelli.  UmbriaEnsemble darà vita al  “Gran Concerto in onore di Vittorio Trancanelli”. Con gli archi dell’ensemble umbro anche le voci di Frà Alessandro Brustenghi, tenore, e Sarah Piccioni, soprano. Un grande repertorio, da Verdi a Mascagni, da Stradella a Rossini a Franck per celebrare il Venerabile Vittorio Trancanelli nella cattedrale di San Lorenzo.
“Io mi fido di Dio! : con questa breve, incisiva e decisiva sentenza si potrebbe riassumere la parabola terrena e l’opera di Vittorio Trancanelli, medico chirurgo umbro. Un motto breve, sospeso tra la dolcezza dell’abbandono assoluto nella fede e la sfida all’urgenza del pragmatismo che il quotidiano sembra imporre. Eppure, Vittorio Trancanelli sembrò superare pure la posizione di Tertulliano e del suo “Credo quia absurdum”, traducendo la presunta assurdità di una teoria esistenziale in pratica viva.
“Vittorio Trancanelli – nelle parole di dell’avvocato Enrico Solinas, giudice laico e postulatore presso la Congregazione delle cause dei Santi – è un Santo del quotidiano. La sua vita non è stata costellata da eventi soprannaturali ma ha vissuto le virtù cristiane in modo straordinario nel silenzio e nella pace. Era un uomo che pacificava chi aveva la grazia di stargli vicino e non era interessato alle attrazioni di questo mondo. A lui interessava avere cura del prossimo vedendo in tutti, specialmente negli ammalati il Signore Gesù Cristo. La sua vita è stata un completo abbandonarsi alla volontà di Dio. Non amava mettersi in mostra ma quando faceva qualche affermazione le sue parole erano pesanti come macigni. Non giudicava nessuno essendo, il primo a mettersi in discussione.“
Fiducia ed abbandono nella fede che hanno sostenuto il Venerabile Trancanelli fino alla sua ultima ora, quando, ancora giovane ma, da medico, perfettamente consapevole del decorso della malattia, si rivolse all’amata moglie Lia e a tutti i suoi figli – uno naturale, tutti gli altri avuti in affido – con queste parole: vedi Lia, se anche avessi posseduto tutti i beni di questo mondo, cosa avrei portato con me ora che torno al Padre? Ciò che porto con me è l’amore che abbiamo dato. Per questo è valso la pena vivere! Un pensiero che è un compendio di vita e di santità.

Redazione Vivo Umbria: