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I sogni elettrici della Premiata Forneria Marconi

È uscito oggi il nuovo album di inediti di PFMI dreamed of electric sheep / Ho sognato pecore elettriche”; come il precedente “Emotional tattoos” viene pubblicato da Inside Out nella doppia versione inglese ed italiana.

Per la versione inglese i testi, scritti da Marva Jan Marrow,  che aveva già collaborato con il gruppo, non sono la traduzione letteraria della versione italiana, quanto sfumature diverse di uno stesso concept distopico.

L’album esce, almeno nel formato cd che sto scartando in questo momento, in una deliziosa confezione digipack ed  ha avuto la sua gestazione durante il lungo periodo della pandemia; si tratta di un concept ispirato dalla citazione “Ma gli androidi sognano pecore elettriche?” del film “Blade Runner” e si addentra nella realtà divenuta sempre più virtuale in concomitanza con la clausura, forzata, del lockdown; siamo sempre più connessi digitalmente perdendo sempre più contatto con gli altri; confinati nello schermo di un pc piuttosto che di telefono e questo ci porta a non sognare più, o meglio nel caso in cui succeda, è facile che le pecore sognate diventino elettriche.

Patrick Djivas e Franz Di Cioccio

Nelle scorse settimane l’album è stato preceduto da due brani; prima “Atmospace” al momento del lancio della notizia dell’uscita del disco, il cui video, diretto da Orazio Truglio, che ha curato anche la cover dell’album, si apre con il volo di un drone spaziale ed è stato girato all’interno del Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano ed è disponibile online da oggi, e la scorsa settimana dallo strumentale “Mondi paralleli”, molto affascinante.

Proprio in questi giorni cinquant’anni fa usciva il primo 45 giri di PFMLa carrozza di Hans / Impressioni di settembre” ed oggi il gruppo torna con nuova musica.

Un giornalista qualche giorno fa rivolgendosi a Franz Di Cioccio e Patrick Djivas faceva notare come questo tra album in studio, live e compilation potrebbe essere il cinquantacinquesimo disco del gruppo; Franz ha risposto “… non ce ne siamo accorti …”.

Probabilmente è proprio così; la band ha dato viso a progetti sempre differenti in questi cinquant’anni; gli esordi progressivi, l’esperienza all’estero, il ritorno alla forma canzone, l’importantissima collaborazione con De Andrè, un periodo funky, la sospensione dell’attività e la ripresa a fine anni ’90 per proseguire questo viaggio che dura tuttora ed ha avuto così tante sfaccettature che è facile non abbiano avuto tempo di fermarsi a riflettere.

La nuova formazione a sei elementi: Djivas, Di Cioccio, Bravin, Sfogli, Fabbri e Scaglione

Sempre on the road con migliaia di concerti, cambi di formazione, assestamenti, ma sempre con un’identità ben precisa … quella di portare in giro musica di qualità.

A ribadire, se mai ce ne fosse bisogno, che le anime di PFM sono oggi quelle di Franz e di Patrick a colpo d’occhio è la copertina, usione tra i loro due volti, opera di Orazio Truglio, che da qualche anno cura l’immagine del gruppo.

Nel disco trovano spazio ospiti molto importanti, da Ian Anderson dei Jethro Tull, che collaborò con il gruppo suonando con loro nella prima edizione del “Prog Exhibition”, spettacolo che al quale ho avuto la fortuna di assistere, a Steve Hackett, , già chitarrista dei Genesis, a Flavio Premoli, che per tanto tempo è stato membro della formazione e durante il tour “PFM canta De Anniversary” è tornato per un periodo con i vecchi compagni, a Luca Zabbini dei Barock Project, recentemente approdati alla scuderia di Franz e Iaia De CapitaniAerostella”.

Il programma del Prog Exhibition del 2010

L’album, nella versione italiana, si apre come accennato sopra con “Mondi paralleli”, nel quale il gruppo incarna le varie anime che l’hanno contraddistinto, dalla rivisitazione della musica classica, al prog, al musical (come dimenticare il bellissimo lavoro “Dracula” in questo senso), insomma un vero e proprio excursus in 3 minuti di tutta la musica di PFM; un ottimo inizio.

Si prosegue “Umani alieni”, “Ombre amiche” e “La grande corsa” ben inseriti nel contesto dell’album che però a mio giudizio stentano a decollare, così come il primo singolo “Atmospace”; tutti brani che forse non sono indimenticabili.

Le cose cambiano decisamente con “Pecore elettriche”, “Mr. non lo so”  e quella che è una delle vette dell’album “Il respiro del tempo” (dove figurano Ian Anderson al flauto e Steve Hackett alla chitarra), che aspira a diventare tra i brani simbolo del gruppo, almeno per chi è legato a sonorità magari non modernissime ma indubbiamente di grande effetto.

Ed il finale è scoppiettante con i due strumentali “Transumanza”, poco più d’un minuto, e “Transumanza jam” dove compare Flavio Premoli e la band si lascia andare ad una vera e propria jam con tanto di tintinnio dei campanacci  tra i due brani che fanno riferimento al titolo.

Un gran bel finale per un buon album che ci auguriamo di poter ascoltare live.

#stayprog

Nel frattempo il gruppo sarà impegnato con la presentazione del lavoro ed incontrerà i fan ad iniziare da oggi a GENOVA (ore 18.00 Feltrinelli Genova c/o Albergo dei Poveri), il 26 ottobre a ROMA (ore 18.00 Feltrinelli Roma, Galleria Colonna) ed il 27 ottobre a MILANO (ore 18.30 Feltrinelli Milano, Piazza Duomo).

PFM – Premiata Forneria Marconi è composta da: Franz Di Cioccio (voce e batteria), Patrick Djivas (basso), con Lucio Fabbri (violino, seconda tastiera, cori), Alessandro Scaglione (tastiere, cori), Marco Sfogli (chitarra, cori), Alberto Bravin (tastiere, chitarra, seconda voce).

Tracklist (italiana): “Mondi Paralleli”; “Umani Alieni”; “Ombre Amiche”; “La Grande Corsa”; “AtmoSpace”; “Pecore Elettriche”; “Mr. Non lo So”; “Il Respiro del Tempo”; “Transumanza” (bonus track); “Transumanza Jam” (bonus track).

Tracklist (uk): “Worlds Beyond”; “Adrenaline Oasis”; “Let Go”; “City Life”; “If I had wings”; “Electric Sheep”; “Daily Eroes”; “Kindred souls”; “Transhumance” (bonus track); “Transhumance Jam” (bonus track).

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