Il cardinale Bassetti ha concluso le celebrazioni pasquali a Città della Pieve, presente Mario Draghi

CITTA’ DELLA PIEVE – Una presenza discreta, quella del premier Mario Draghi, nella cattedrale della “sua” Città della Pieve della quale il cardinale Gualtiero Bassetti non era informato. Infatti, all’inizio dell’omelia pasquale, ha detto: “Voglio anche mandare un indirizzo di saluto e soprattutto assicurare le nostre preghiere al presidente del Consiglio che è da tempo nostro concittadino. In questo momento, per tutti coloro che hanno una grande responsabilità, e ne sa qualcosa anche il sottoscritto, c’è veramente bisogno di tante preghiere”.

Poi l’inevitabile bisbiglio gli ha fatto capire che il presidente del Consiglio era presente.

Dunque le celebrazioni del Triduo pasquale presiedute dal cardinale Gualtiero Bassetti si sono concluse nella concattedrale dei Ss. Gervasio e Protasio di Città della Pieve, scrigno prezioso d’arte, cultura e storia, nella terra natale di Pietro Vannucci, il Perugino, del quale tra due anni, nel 2023, ricorrerà il V centenario della morte. Per l’importante evento è stata istituita recentemente una Commissione diocesana per l’organizzazione delle iniziative culturali ecclesiali presieduta dal vescovo ausiliare monsignor Marco Salvi.

Il cardinale Bassetti sin dall’inizio del suo episcopato umbro ha intessuto un forte legame anche affettivo con la comunità pievese. E’  arrivato a Città della Pieve nel pomeriggio di Pasqua celebrando la messa vespertina nella concattedrale insieme al parroco e arciprete don Simone Sorbaioli e ai canonici don Aldo Gattobigio e mons. Augusto Panzanelli.

L’omelia

Bassetti, nell’omelia, ha ribadito che “il primo compito del vescovo nella Chiesa è quello di testimoniare che il Signore è risorto. E se il Signore è risorto è ritornata la vita, è ritornata la speranza. Per noi cristiani la Pasqua è il cuore del mondo, perché è il centro della nostra fede. E’ la festa che celebra la nascita di un mondo nuovo, ed è il giorno di un uomo, che era morto ed è risuscitato, ora è vivo e trionfa. Noi siamo qui per prendere coscienza di questo fatto, che è la nostra tradizione cristiana ed anche la nostra civiltà. Proprio perché conosciamo tutto questo finiamo per darlo per scontato. Tutto si dà per scontato, anche le cose più significative della nostra vita”. “Accogliere questa notizia – ha proseguito – è estremamente impegnativo, perché essa deve cambiare totalmente il nostro modo di vivere. Non a caso la parola Pasqua significa passaggio dalle tenebre alla luce, passaggio dalla morte alla vita, passaggio dall’odio all’amore, passaggio da quella ruggine che sta dentro di noi – spesso nei confronti delle persone – al perdono, passaggio dal peccato alla vita di grazia, passaggio – come dice san Paolo – dall’uomo vecchio all’uomo nuovo. Oggi Cristo ci offre questa possibilità e l’unica raccomandazione che ci fa è quella di non tornare indietro, di tagliare i ponti con il vecchio, con l’odio, con le divisioni, con tanti rancori, con tutto quello che non ci fa onore nella vita, come uomini e come cristiani, che va buttato dietro le spalle per vivere come creature nuove. San Paolo ci dice: “togliete via il lievito vecchio per essere la pasta nuova”.

Redazione Vivo Umbria: