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Il dissenso contro l’abbattimento dei cinghiali: manifestazione in piazza Italia

PERUGIA – Si è svolta sabato 21 settembre in piazza Italia la manifestazione “Cinghiali: le verità non dette” organizzata dal “Comitato dei cittadini per la sicurezza e la pacifica convivenza con i cinghiali”. L’evento è nato con lo scopo di spiegare cosa sta succedendo nel mondo dei selvatici, in questo caso i cinghiali, dissentire sui piani di abbattimento degli stessi, sensibilizzare l’opinione pubblica e far conoscere le possibili alternative non cruente esistenti. Allo stesso tempo l’incontro si inserisce in tutta una serie di manifestazioni che si stanno svolgendo in Italia a difesa della fauna selvatica: proprio nello stesso giorno infatti si è svolta in Trentino una manifestazione in difesa degli orsi mentre è di una settimana fa la protesta contro l’abbattimento dei cervi selvatici in Abruzzo. Una manifestazione quella di Perugia, che è arrivata oltreoceano, dove il 18 settembre scorso l’associazione DxE Direct Action Everywhere di Città del Messico, ha organizzato una protesta davanti all’ambasciata italiana consegnando una lettera di rimostranza all’Ambasciatore contro le politiche messe in atto nella Regione Umbria, così come in tutta Italia, a discapito della fauna selvatica.

 

 

“Il Comitato nasce a Perugia durante il mese di agosto – spiega Beatrice Flamini, una delle organizzatrice dell’evento e responsabile del santuario per animali Il Rifugio di Bea a Perugia – Nasce come comitato spontaneo, senza nessuna connotazione politica, per portare a conoscenza della cittadinanza quella che è la realtà che riguarda il massacro dei cinghiali. Il piano straordinario di abbattimento dell’ex commissario Caputo, che riguarda gli anni 2023/2028 prevede l’abbattimento dell’80 fino al 90% dei cinghiali su tutto il territorio nazionale al fine di contenere la Psa, peste suina africana, malattia che comunque in questo momento non è presente nella maggior parte delle regioni italiane, ma stranamente presente all’interno degli allevamenti intensivi. Noi ci domandiamo quindi come possa essere giustificabile una quasi eradicazione di una specie autoctona che non è a questo punto portatrice di Psa”.

 

Punti di vista scientifici e morali, parole pacate o più appassionate, sono stati numerosi gli interventi che si sono susseguiti durante l’arco della manifestazione che ha ruotato tutta, come sottolineato da Lucia Maggi, attivista per i diritti per gli animali che ha introdotto i relatori e presentato il tema della giornata, intorno ai concetti di “sicurezza, convivenza e pace”.

Francesco Pullia, filosofo e scrittore, ha parlato di “una svolta possibile e doverosa. Ma perché si verifichi davvero deve essere prioritaria la consapevolezza del fallimento dello specismo: l’uomo non è, non è mai stato né mai sarà al centro di alcunché. Nulla gli appartiene all’infuori della propria limitatezza.”

“In natura non può esserci sovrannumero – afferma l’etologo Francesco De Giorgio – ogni popolazione ha un limite di crescita e non può crescere all’infinito, si autoregola. Oggi non ci sono più cinghiali, semplicemente li vediamo di più. Questo perché la dinamica che porta molte specie selvatiche a muoversi in contesti urbani è qualcosa che viene da molto lontano. L’animalità, anche umana, è connotata dalla capacità di movimento. La vita sulla terra come la conosciamo e la biodiversità è basata proprio sul movimento”. L’etologo ha inoltre illustrato recenti studi scientifici svolti in Italia ed in Germania che indicano i cinghiali come “ingegneri ecosistemici”, fondamentali per la creazione e il mantenimento di una reale biodiversità: ad esempio in Puglia, è stato studiato che all’interno dei loro scavi cresce una determinata pianta che è la sede dove una farfalla in via di estinzione si va a riprodurre. In Germania invece, un gruppo di ricercatori ha osservato che gli scavi dei cinghiali nelle aiuole berlinesi sono importanti per la ovodeposizione di una lucertola, anch’essa a rischio estinzione.

Il veterinario Paolo Rocco ha spiegato che nel mondo dei cinghiali “solo la femmina alfa si riproduce e le altre sono femmine gregarie che aiutano la capobranco. Quando la mano umana uccide la femmina alfa determina la riproduzione delle altre femmine che sono più giovani e più prolifere”. Un’alternativa possibile alla caccia ma non utilizzata, potrebbe essere il controllo della fertilità attraverso “vaccini contraccettivi già esistenti come il GonaCon (farmaco anticoncezionale sviluppato in Usa utilizzato per il controllo della popolazione dei cavalli allo stato brado, che ha dimostrato efficacia anche nei cinghiali e di cui si sta sperimentando anche la versione orale n.d.r.) somministrati per via iniettabile della durata di sei anni. Per la tutela dei campi agricoli invece ci sarebbe la possibilità di usare un repellente biologico, utilizzato tra l’altro in un appezzamento di agricoltura biologica qui in Umbria, a San Biagio della Valle.”

Cristina Di Biagio di Alleanza Anti-Specista parla di “informazioni distorte da parte del mondo venatorio e di una certa agricoltura che riguardano una presunta sovrappopolazione di animali autoctoni come cervi, cinghiali, lupi e orsi. E’ noto e confermato però da studi specifici che queste specie essendo autoctone non possono trovarsi in sovrappopolazione perché fanno parte degli ecosistemi italiani. La loro popolazione dipende esclusivamente da fattori biotici e dalla biomassa disponibile nell’ecosistema. Quindi il numero di esemplari esistenti è quello che l’ambiente può sostenere naturalmente. Spesso si parla di presunta pericolosità o di danni causati all’agricoltura; eppure i veri danni all’agricoltura sono causati dalla crisi climatica e dall’uso sconsiderato di fitofarmaci che hanno indebolito le piante e compromesso l’impollinazione distruggendo la biodiversità”.

 

 

In veste di relatori sono intervenuti anche: lo psicologo Andrea Battantier,  Maurizio Lombardi Leonardi, presidente associazione fondazione Jigen per la lotta contro il maltrattamento degli animali, Piero Liberati, attivista per i diritti degli animali che ha raccontato della protesta contro il massacro dei mufloni all’Isola del Giglio, l’attivista Maurizio Spinucci, la responsabile del Piccolo Santuario Pai di Assisi Tullia Caporicci e Francesca Paxia, presidente dell’associazione Sulle Orme di Enea, che ha posto l’attenzione su “una questione strettamente correlata al tema della manifestazione, altre vittime, che sono tantissime: i cani dei cacciatori, animali devastati nel corpo ma soprattutto nell’animo che, come associazione, ci troviamo ogni anno a recuperare”.

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