A cinque anni da Solitaire, un debutto che ha lasciato il segno nell’underground europeo con le sue atmosfere floydiane ed introspettive, e del quale parlammo da queste colonne (qui link alla recesnione: https://www.vivoumbria.it/il-prog-del-terzo-millennio-27-alcantara/), gli Alcàntara tornano con Tamam Shud, un disco che conferma ed amplia la visione sonora del collettivo siciliano. Il titolo – misterioso e affascinante – deriva dal persiano e significa “è finita”, evocando quella sensazione di enigma irrisolto che permea l’intero lavoro, proprio come il celebre caso del “Somerton Man” da cui prende spunto. Ma per fortuna, artisticamente, qui niente è davvero finito.

Il nuovo album – uscito il 6 giugno in digitale, cd ed in vinile – rappresenta una maturazione significativa per il gruppo, ora più saldo in una formazione che include Sergio Manfredi Sallicano (voce e testi), Francesco Venti (chitarra solista e produzione), Vittorio Distefano (chitarra acustica e slide), Salvo Di Mauro (chitarra ritmica), Delio Santi (basso) e Rosario Figura (batteria). Accanto a loro, preziosi innesti come Caterina Coco (violino in “Wodwo/Vertigo”) ed Alessandro Caltabiano (tastiere su tre brani).
Dalla prima traccia “TerryG” si percepisce un’evoluzione nelle dinamiche sonore: le atmosfere sognanti lasciano spazio a progressioni più complesse, senza rinunciare all’introspezione. “Il Distacco” – cantato in italiano – è uno dei momenti più intensi, forse l miglore del lotto: liricamente denso, strumentalmente stratificato, segna un punto di contatto con la grande tradizione del progressive italiano anni ’70, aggiornandone però i codici.
Segue “Distant Star”, brano più asciutto ma carico di tensione emotiva, e poi la title track “Tamam Shud”, sette minuti sospesi tra malinconia e riflessione, dove le tastiere si intrecciano ai fraseggi della chitarra con naturalezza cinematografica.
“Sail” recupera venature blues e psichedeliche, mentre la conclusiva “Wodwo/Vertigo” è un piccolo viaggio narrativo e strumentale in sé: il violino della Coco amplifica la dimensione epica e un po’ sospesa, chiudendo l’album con una nota di vertigine inquieta.
Anche grazie alla scelta di alternare inglese e italiano, Tamam Shud riesce ad essere più che un semplice seguito di Solitaire: è un’opera che tiene insieme memoria e rinnovamento, psichedelia e coscienza politica, l’intimismo di chi osserva il mondo frantumarsi e il coraggio di trasformare il disincanto in bellezza.
Registrato a Catania e masterizzato a Chicago da Carl Saff, Tamam Shud è un album elegante, vivo, riflessivo. Un tassello importante nella scena prog/psichedelica italiana contemporanea – e una conferma che gli Alcàntara hanno ancora molto da dire.
Ascolta Tamam Shud su Bandcamp
Tracklist: TerryG; Il distacco; Distant star; Tamam shud; Sail; Wodwo Vertigo