Incontro sulle comunità energetiche dedicato alle regioni colpite dal sisma: normativa e passi da seguire

Martedì 26 aprile webinar promosso da Legambiente Comunità rinnovabili e solidali”, evento dedicato alle quattro regioni del centro Italia colpite dal sisma per presentare le misure del PNRR e del Fondo complementare sisma a favore delle comunità energetiche rinnovabili, in vista dei prossimi bandi. Introdotto e moderato da Maria Maranò, segreteria nazionale Legambiente, ha visto alternarsi numerosi relatori che hanno spiegato nel dettaglio l’importanza più che mai attuale delle comunità energetiche e in seguito i passi necessari per realizzarle.

Katiuscia Eroe, responsabile nazionale energia Legambiente le descrive come “uno strumento strategico che va incontro a quelle che sono le esigenze territoriali e sociali del momento. Che consente a soggetti come cittadini, imprese, amministrazioni, condomini, enti del terzo settore di mettersi insieme, produrre energia e scambiarsela”.

Con tanti vantaggi, ambientali prima di tutto nella lotta al cambiamento climatico ma anche economici, con un netto risparmio in bolletta e sociali. Le comunità energetiche rinnovabili e le configurazioni di autoconsumo collettivo, introdotte in Italia nel 2020 con l’art. 41 bis del decreto Milleproroghe e regolate da novembre 2021 tramite il recepimento della RED II attraverso il decreto Legislativo 199/2021, sono infatti un’importante occasione di rilancio. Interessano tutti i Comuni che vogliono rigenerare aree interessate da fragilità ambientali e sociali, in particolar modo le aree del centro Italia, inclusa quindi l’Umbria, interessate alla ricostruzione.

L’ingegner Gianluca Loffredo, subcommissario straordinario ricostruzione sisma 2016 spiega nel dettaglio i passi che si stanno compiendo per prepararsi ai bandi e alle risorse pubbliche che arriveranno  su questo tema. Chiarisce che: “fin dalle prime battute era evidente che la ripresa delle aree del centro Italia non passasse attraverso solo attraverso una ricostruzione materiale ma anche sociale dove l’energia e la parte della digitalizzazione, dovevano essere il leitmotiv di tutta l’azione”, in un percorso che definisce “olistico” in sinergia tra ambiente, cittadini e pubblica amministrazione.

Tutti possono far parte di una comunità energetica beneficiando di incentivi e vantaggi in bolletta, consumando sul posto l’energia che si autoproduce per il proprio fabbisogno andando a contrastare nello stesso tempo quella che si definisce “povertà energetica”, ossia “una situazione nella quale una famiglia o un individuo non raggiunge un adeguato livello di servizi energetici essenziali a causa di una combinazione di basso reddito, spesa per l’energia elevata e bassa efficienza energetica nelle proprie case”. Considerando che si stima che oltre 50 milioni di famiglie nella sola Unione Europea vivano in questa condizione, si capisce benissimo quale positiva ricaduta avrebbe la creazione di tali comunità.

 

 

Ma come si crea nella pratica una comunità energetica? A spiegarlo è l’ingegner Fulvio Scia, amministratore Sinergia EGP1 srl: “la platea dei soggetti ammessi alla comunità è allargata a enti religiosi, enti di ricerca e del terzo settore, oltre alle PMI, enti locali e privati cittadini. L’iniziativa può quindi partire da qualsiasi soggetto, pubblico o privato e significa che, anche semplici cittadini che abitano nello stesso quartiere possono farlo. a potenza degli impianti incentivabili può essere fino a 1.000 kw.

La prima cosa da fare è individuare l’area in cui si intende installare l’impianto di produzione o gli impianti della comunità. In parallelo, è necessario valutare quali sono i membri della comunità che possono rientrare all’interno del perimetro dell’impianto raccogliendo da tutti i potenziali membri il loro consenso al trattamento dei dati ed i loro numeri di fornitura. Occorre inoltre interrogare il distributore affinché si conoscano i soggetti che rientrano nel perimetro della comunità”.

In virtù del fatto che queste sono comunità senza scopo di lucro i soggetti interessati fondano in sostanza un’associazione o una cooperativa costituite con un semplice contratto registrato fiscalmente.

Si passa poi all’acquisizione della disponibilità economica e poiché, prosegue Scia, “la comunità energetica non ha risorse economiche per autofinanziarsi attraverso contributi diretti dei membri, esse dovranno garantirsi il finanziamento attraverso terzi soggetti. Le più frequenti modalità di finanziamento sono quelle che prevedono il convenzionamento con il comune o altri enti territoriali tramite finanziamenti statali agevolati. E’ prevista inoltre la possibilità di ricorrere ad una convenzione con soggetti privati.

Una volta che gli impianti ad energia rinnovabile sono in funzione, le comunità possono fare istanza al Gse (Gestore dei Servizi Energetici n.d.r.) per ottenere l’applicazione delle tariffe incentivanti, ossia tariffe ridotte sul consumo di energia prodotta e condivisa all’interno della comunità e consumata dai suoi membri”.

Eleonora Egalini, funzione promozione e assistenza Pubblica Amministrazione del Gse, sottolinea inoltre di come “le regioni possano farsi carico di questa iniziativa attuando la pianificazione energetica territoriale, con lo scopo di valorizzare le risorse energetiche locali a favore delle comunità”, spiegando inoltre i passi da fare nelle fasi di progettazione, realizzazione, gestione e manutenzione.

Per chi fosse interessato a recuperare tutta la diretta, la registrazione del webinar è disponibile sul canale Youtube di Legambiente: https://youtu.be/1dWJiSBAjvU

 

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