Inizia la settantasettesima Sagra musicale umbra: Il tema delle “madri” al centro del programma

PERUGIA – Saranno le Madri il tema centrale della settantasettesima Sagra musicale umbra (da oggi al 17 settembre) che si articolerà in un ricco programma in alcuni dei p0iù suggestivi borghi umbri. Tra gli ospiti Mariangela Gualtieri, Peppe Servillo, Ema Nikolovska, il Quartetto Noûs, Tommaso Lonquich, Gabriele Mirabassi, il Quartetto Ruisi, e il Venethos Ensemble con Cristina Vidoni. Ne parliamo con il direttore artistico Enrico Bronzi.

 

Prima di tutto parliamo del filo conduttore, le Madri, come riferimento archetipico sia al mondo spirituale e religioso, sia culturale come paradigma delle origini condivise nel bacino del Mediterraneo

 

“Un tema che ha un forte valore simbolico e archetipico. L’idea è quella di ruotare intorno a un’idea ma declinarla in tutti i modi possibili che vanno dalla figura della madre come mediatrice del Sacro a quella della regina della Notte che appunto c’è nel Flauto Magico mozartiano che è, al contrario, una madre notturna, una madre dalle connotazioni negative, quella che tramite il rapporto simbiotico talmente forte ed esclusivo nei confronti della figlia che non le permette la visione del mondo e una effettiva crescita spirituale. Il culto anche popolare della madre verrà riproposto attraverso un concerto alla chiesa della Villa di Sant’Egidio, questa piccolissima chiesa dove c’è una forte religiosità di carattere quasi popolare, con questi ex voto che sono presenti in tutta la chiesa, e anche lì ci sarà una riflessione attorno alle figure materne con “Celeste materna luce” che è questo progetto di Silvia Colasanti con Mariangela Gualtieri che ha scritto i testi e sarà presente come voce recitante”.

 

Sono numerosi gli spunti che stimolano la curiosità e anche l’ascolto, come ad esempio, l’Experimentum Mundi opera di musica immaginifica per un attore, cinque voci naturali di donne, sedici artigiani e un percussionista tratta dall’Encyclopédie di Denis Diderot e Jean Le Rond D’Alembert, con Peppe Servillo, voce recitante, e Nicola Raffone, alle percussioni

 

“E’ un’opera ormai entrata nel repertorio classico, tradizionale, perché è un’opera del 1981 ed è stata eseguita in tutti i più importanti festival. Ricordo una versione con Claudio Abbado nel festival di Lucerna intorno al 2005, una pagina affascinante perché in realtà è musica immaginifica che va oltre anche al teatro musicale. Io la vedo sempre come in una sorta di battistero medievale con i suoi personaggi che prendono vita. Giorgio Battistelli è il direttore e creatore, lui stesso la dirigerà. Lui ha un gruppo di artigiani che in realtà hanno fatto il giro del mondo e lì si ricrea il mondo di questo piccolo borgo laziale dove lui ha passato la sua infanzia e tutto diventa musica, quindi c’è una dimensione sociale di osservazione di quello che era il mondo in quel momento, ma c’è anche una riflessione sulla donna in una specie di coro greco, una voce emotiva, Nel festival c’è anche questo, riflettere sulla madre e riflettere anche sul ruolo della donna nelle varie epoche come avviene nel ciclo bellissimo di lieder di Schumann “Vita e amor di donna” in questa coincidenza tra la figura della madre e della donna, una legata all’altra”.

 

 

Passando alle location, colpisce quella della Scarzuola…

“Nasce dalla mia scoperta della Scarzuola, e l’infatuazione per questo posto. Spero nelle condizioni meteo, perché in questo momento le previsioni sono molto instabili e minacciano lo svolgimento del concerto all’aperto”.

 

Tra l’altro alla Scarzuola si intersecano le affinità tra simbologie, quelli universali dell’architetto Buzzi e quelli massonici di Mozart

“L’istinto è stato quello di portarci il Mozart massonico che inventa di fatto un genere nuovo. C’è anche il tema del Sole e della Luna, del padre e della madre anche se è questa donna tremenda che è appunto la regina della notte”.

 

Quindi i Cori, tra cui l’Ha-Kol, coro ebraico di Roma.

 

“E poi tutti i Cori perugini straordinari, tra cui gli Unisoni, Armoniosoincanto e tutti gli altri. Sono numerosi i cori che sono centrali nella Sagra. Non credo nella musica che insegue a tutti i costi gli eventi, quindi soltanto il grande nome di richiamo, ma la musica deve entrare nel nostro vissuto quotidiano. Quindi non c’è niente di più importante del tessuto che i Cori, che la dimensione anche non professionale, porta”.

 

Tra l’altro, appunto, a proposito della valenza sociale, il Coro è anche un punto di riferimento

 

“Dico spesso che se avessimo delle orchestre che hanno lo stesso livello di etica professionale di approccio che hanno i cori amatoriali italiani, saremmo tutti entusiasti”,

 

E parlando elle comuni radici culturali del Mediterraneo, ci sono anche riferimenti al klezmer

 

“Sì, ci sono due cose che escono dal repertorio classico: uno il concerto del trio di Françoise Atlan dove c’è una riflessione sulle donne sia mistiche che laiche della tradizione del Mediterraneo Al Andalus, poi c’è un’altra madre dalle connotazioni parzialmente negative, la famosa Yiddish Mame, la mamma ebraica che delle proverbiali storielle ebraiche, che sta esattamente a metà, perché in realtà ha gli aspetti esclusivi e tirannici della regina della notte, ma in realtà è di fatto colei che conserva l’identità familiare, quindi c’è anche un gioco anche intorno all’Yiddish Mame che è una figura mitologica dell’Europa dell’Est. C’è un concerto Ziganoff, con Igor Polesitisky che è molto interessante”.

Claudio Bianconi: Arte, cultura, ma soprattutto musica sono tra i miei argomenti preferiti. Ho frequentato il Dams (Scienze e Tecnologie delle Arti, dello Spettacolo e del Cinema). Tra i miei altri interessi figurano filosofia; psicologia archetipica; antropologia ed etnologia; fotografia-video; grafica, fumetti, architettura; viaggi.