UJ #03: l’arpa di Brandee Younger e la Swinger Orchestra

PERUGIA – Inizio di settimana per Umbria Jazz, ieri 10 luglio, con il doppio concerto alla Sala Podiani del Brandee Younger Trio.

La Younger, che svolge attività di docente e si è esibita in orchestre di musica classica, ha esordito nel 2011 con l’ep Prelude e successivamente ha collaborato tra gli altri con Ravi Coltrane, Pharoah Sanders, Jack DeJohnette, Charlie Haden, John Legend e la Big Band di Christian McBride.

Ha ricevuto una nomination ai Grammy nel 2022 per il brano Beautiful Is black; il suo più recente lavoro si intitola Brand new life ed è stato pubblicato nel mese di aprile.

La quarantenne arpista ha tenuto due lunghi concerti (tanto alle 12:00 dalle informazioni ricevute che alle 15:30 a cui ero presente).

Non è semplice ottenere l’attenzione per quasi 90 minuti suonando uno strumento come l’arpa non troppo utilizzato nella musica jazz pure se esistono illustri precedenti come Dorothy Ashby ed Alice Coltrane, soprattutto non annoiando.

E invece la musicista americana ha centrato l’obiettivo proponendo in apertura il brano di John Coltrane Wise one; nel prosieguo molto efficace il suo originale Unrest, pubblicato lo scorso anno come singolo – nella prima parte eseguito in solo che ha poi visto inserirsi i suoi due compagni – Rashaan Carter al contrabbasso e basso elettrico e Allan Mednard alla batteria.

Nella sua proposta ben si innesta il suono dell’arpa spaziando dal jazz al soul, non disdegnando riferimenti pop.

Nel finale un brano Alice Coltrane ed un omaggio a Stevie Wonder con If it’s magic; proprio una bella sorpresa.

Alle ore 17:00 al Teatro Morlacchi The Swingers Orchestra per un omaggio a Benny Goodman e Artie Shaw, cioè l’epoca dello swing, tra gli anni ‘20 e i ‘40 del secolo scorso.

La formazione è nata una ventina d’anni fa ed ha portato avanti vari progetti – dalle canzoni dei film della Disney, al repertorio di Frank Sinatra e di Ella Fitzgerald, ma come suggerisce il nome, il riferimento principale è la tradizione delle orchestre della Swing Era.

Presentata dal leader e chitarrista Delio Barone, l’orchestra, tra le cui fila è presente il perugino Francesco Santucci al sax tenore – autore di pochi ma ottimi assoli – ci ha fatto passare un bel pomeriggio con la musica di un secolo fa.

Al clarinetti solista l’ospite, per la prima volta con l’orchestra, Nico Gori e Paolo Tomelleri che ci ha deliziato, oltre che con i suoi solo, con aneddoti e battute per tuto il concerto, come quando ha fatto riferimento al concerto con cui Benny Goodman fece entrare il jazz per la prima volta alla Carnegie Hall di New York nel 1938, rammaricandosi per non essere stato presente … d’altronde ha asserito … sono nato sei mesi dopo.

Molto belli gli arrangiamenti ad opera del pianista Stefano Caniato; tra i vari brani eseguiti nel finale If a dream come true (Se il sogno diventa realtà), che un emozionato Tomelleri ha presentato dicendo “Il nostro sogno era suonare ad Umbria Jazz … e si è realizzato”.

Peccato che dopo soli 75 minuti il gradevolissimo concerto è finito, senza nemmeno l’esecuzione di un bis.

Sempre al Teatro Morlacchi, ma alle 21:30, sul palco è salito il quartetto di Fabrizio BossoJulian Oliver Mazzariello al piano, Jacopo Ferrazza al contrabbasso e Nicola Angelucci alla batteria – con il suo progetto We4.

Il quartetto ha pubblicato nel 2015 Duke assieme al Paolo Silvestri Ensemble; nel 2017 il doppio album live State of the Art e Merry Christmas Baby; nel 2020 We4 ed infine nel 2022 We Wonder, omaggio alle canzoni di Stevie Wonder, con ospite

Nico Gori.

In un’atmosfera torrida, non soltanto per la musica ma anche sotto il profilo climatico, il trombettista torinese ha confermato, qualora ce ne fosse bisogno, di essere tra i migliori esponenti del panorama italiano; la

solidità e coesione del suo gruppo hanno ammaliato il pubblico con una performance durante la quale ha pronunciato soltanto brevi parole e che come solito non ha previsto interruzioni tra un brano ed il successivo, in un fluire continuo di emozioni e sentimenti.

La foto di coperina è di Felice Colantonio

Le foto del conceto di Fabrizio Bosso sono di Federica Mastroforti

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