Mohan Testi, artista umbra a Firenze per narrare in musica l’evoluzione di una donna speciale

PERUGIA –Come è da sempre nel suo corredo genetico, anche quest’anno il festival porta in primo piano la voce delle donne impegnate nei processi di pace. Il nostro pianeta è in fiamme e le donne, prime vittime di tutte le guerre, sono messaggere e costruttrici di pace. In questo io voglio credere, per questo noi ci vogliamo impegnare. Pensando al terribile conflitto tra Israele e Palestina, senza dimenticare l’Ucraina”.

Sono queste le parole con cui Serena Dandini, direttrice artistica del festival L’Eredità delle Donne, descrive l’evento che si svolgerà a Firenze il 24, 25 e 26 novembre, evento arrivato quest’anno alla sua sesta edizione.

 

Un festival che cade a cavallo della giornata mondiale contro la violenza di genere del 25 novembre, che alla luce, o per meglio dire, al buio degli ultimi tragici avvenimenti, diventa ancor più importante e necessario. Durante i tre giorni, più di 50 voci da tutto il mondo e decine di eventi andranno a nutrire la consapevolezza di un’azione collettiva, essenziale per creare un cambiamento davvero significativo nella società.

Ricchissimo inoltre il calendario Off, un fuori cartellone composto da una fitta trama di appuntamenti che si snoderanno nei luoghi classici e suggestivi della città come la biblioteca Medicea, la basilica di Santa Maria Novella, il Museo del Duomo, l’Università di Firenze, il Palazzo della Banca d’Italia e l’Istituto Brunelleschi.

In questa trama, quest’anno, anche un’artista umbra originaria di Città di Castello, Mohan Testi, arpista, compositrice e pittrice che insieme all’attrice Luisa Noli ha presentato il progetto “Il mio amore lo soffia il cielo”, reading spettacolo liberamente tratto da “Gnanca na Busia” (Neanche una bugia) di Clelia Marchi.

 

 

“E’ successo che un giorno è venuta a trovarmi Luisa – racconta Mohan – e parlando è venuta fuori la storia particolare di questa Clelia Marchi, una donna nata nel 1912. Luisa mi raccontava di essere stata all’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano e di essere rimasta molto colpita da questa storia e dal libro, edito da Mondadori prima e dal Saggiatore poi, che ne è stato tratto.

Clelia, la protagonista del nostro spettacolo, è una donna con la seconda elementare che ha vissuto la seconda guerra mondiale e i bombardamenti, una contadina con otto figli, quattro dei quali deceduti da piccoli e la vita dura delle donne di una volta in campagna. Clelia è però anche una donna profondamente innamorata di Anteo, suo marito, conosciuto proprio durante il lavoro nei campi.

Nel momento in cui la loro vita inizia ad andar meglio, riescono ad acquistare una casa nel centro del paese e la guerra è ormai finita, Anteo muore durante un incidente. Da lì comincia la tragedia di Clelia che inizia a scrivere su tutto ciò che trova in casa: cartoncini, foglietti sparsi, tutto ciò che trova viene riempito da frasi, poesie, parole. Per lei è un bisogno irrefrenabile e dentro questa casa inizia a vivere per vergare su carta ricordi ed emozioni, legando poi con l’uncinetto tutti questi pezzettini di carta ed arrivando a terminare tutti i supporti necessari per scrivere.

Presa dalla necessità di continuare, entra in camera e vede il lenzuolo. Il lenzuolo sul quale era stata con suo marito, dove erano nati i figli; su un lenzuolo si sogna e si ride, si sta insieme notte dopo notte e nella malattia. Il lenzuolo diventa nel momento della morte un sudario.

Riflettendo sul significato che questo oggetto aveva avuto nella sua vita inizia a scriverci e da lì viene fuori un vero e proprio libro, dalla scrittura molto semplice ma appassionata e comprensibile, che racconta la storia di Clelia ma anche di un’intera epoca, le fatiche, le sofferenze, i rapporti uomo donna. Un libro che è una metamorfosi dove attraverso l’arte dello scrivere lei cambia il suo stato e trova una personale possibilità di salvezza.

Clelia ha 74 anni quando si presenta all’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano con il suo lenzuolo sotto il braccio chiedendo di poterlo lasciare lì: il direttore, lì per lì rimane interdetto e le dice “Signora, qua raccogliamo diari, memorie, epistolari, non il corredo di casa. Può rivolgersi alla Pubblica Assistenza”. Poi però lo prende, lo srotola, rimane a bocca aperta e ora, il lenzuolo simbolo di tutto, è custodito all’interno dell’archivio”.

 

 

Da questa storia nasce “Il mio amore lo soffia il cielo”, spettacolo di parole e musica che è stato selezionato per partecipare al calendario off del festival e che andrà in scena domenica 26 novembre alle 16.30 alla Moretti Events, in via Santo Spirito a Firenze.

“Il testo dello spettacolo, curato dal drammaturgo Federico Guerri – prosegue Mohan – è molto fedele al libro. La regia è di Mic Marabucci, l’aiuto regia di Giada Falsini, mentre io mi sono occupata dell’arrangiamento dei brani.

Durante la scelta delle canzoni mi sono interrogata sul fatto che, visto che Clelia è originaria della zona del Po, dovesse essere necessario cercare delle musiche legate a quel territorio. Poi parlando anche con Luisa, abbiamo deciso di dare un senso comune quasi per tutto il mondo, perché questa è sì la storia di una donna nata in determinato territorio ma che possiamo però ritrovare in tante donne. L’amore per le parole, per la musica, la pittura, la cultura o anche solo il pensiero libero, hanno aiutato tanto le donne a emanciparsi a livello personale e globale, a raccontare agli altri ciò che è stata la loro esperienza, il modo di crescere ed evolvere. Quindi abbiamo scelto brani che vanno da Pat Metheny alla canzone napoletana al brano sudamericano, proprio perché poi alla fine tutto il mondo vive le stesse problematiche: la vita, la morte, l’amore, le diseguaglianze sociali, le guerre.

L’eredità delle donne che dà il titolo al festival per me è proprio questo: la narrazione della storia di una donna semplice che poteva essere mia nonna o la nonna di tutti è una narrazione comune che va oltre i confini, è l’eredità di una donna per le donne e per il mondo dove siamo tutte e tutti collegati.

 

Sul palco eseguirò delle improvvisazioni con l’arpa e anche un mio brano che si intitola Cambiamento, legato molto all’idea di metamorfosi ed evoluzione personale e ambientale, riferito all’impellente bisogno di cambiamento che ci richiede il mondo adesso. Brano che fa parte di un libro per spartiti per arpa al quale sto lavorando e dove ci sono altri brani che ho composto.

Sarà uno spettacolo anche sensoriale, perché oltre la musica, le parole e la scenografia ci saranno anche degli odori che ci riporteranno nella storia, come il profumo del bucato o dei panni che profumeranno di lavanda, con il desiderio di far sentire parte integrante di quel mondo, chi verrà ad assistere al nostro spettacolo.

 

Questa sarà un’anteprima, in programma sicuramente ci saranno altre date e speriamo di riuscire a portarlo anche in uno dei bellissimi luoghi o teatri che ci sono in Umbria”. 

 

 

 

Per informazioni: mohanarpa@gmail.com

Articoli correlati

Commenti

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com