Narni, dal 9 marzo riapre la Rocca Albornoziana

NARNI – Con l’arrivo delle temperature più miti, a partire da mercoledì  9 marzo, torna a riaprire le sue porte la Rocca Albornoziana di Narni, per l’occasione sarà Sistema Museo a guidare i visitatori all’interno degli ambienti della suggestiva fortezza medievale, arricchendo gli appuntamenti anche con attività didattiche.

La Rocca Albornoziana di Narni

La storia
La prima pietra della Rocca fu posta nel 1367 per volere del cardinale e condottiero spagnolo Egidio Albornoz, per difendere la posizione strategica che proprio nel cuore dell’Umbria vedeva l’incrocio delle principali vie di transito verso Perugia, Narni, Amelia, nonché delle strade che si dirigevano verso il Lazio, la fortezza fu inaugurata nel 1378. La struttura vide alternarsi al suo comando diverse figure di
castellano nell’arco dei secoli. Conquistata dalla famiglia Malatesta nel 1395, tornò sotto l’influenzapontificia nel 1936 nelle mani di Andrea Tomacelli (fratello di Bonifacio IX), poi in quelle di Ludovico Migliorati (nipote di Innocenzo VII).  Dopo essere stata conquistata (insieme alla città di Narni) da Braccio Fortebraccio nel 1417, il controllo venne ripreso dal pontefice Martino V e della sua famiglia. Un controllo che proseguì poi sotto il comando dei papi che seguirono, come, tra gli altri, Eugenio IV e Niccolò V, che ci si rifugiò durante un’epidemia di peste e che ne rafforzò la sicurezza. Nel 1527 i lanzichenecchi, insieme a forze miliziane ternane, di ritorno dal Sacco di Roma (6 maggio 1527), attaccarono e devastarono la città di
Narni: la Rocca, pur resistendo subì gravi danni. Nel 1798 un ingente esercito francese guidato dal generale Louis Alexandre Berthier, allora capo di stato maggiore dell’armata d’Inghilterra che seguiva Napoleone nella campagna d’Italia, se ne impadronì e la privò di tutte le armi difensive (portate a Perugia per essere
fuse e diventare materiale di costruzione di cannoni). Nel 1860 passò sotto il Regno d’Italia, dopo la conquista del generale e comandante della brigata Umbria, l’assisiate Luigi Masi. Nei primi anni del Novecento fu venduta all’asta e acquistata dal principe russo Mestschezsy che la tenne fino al 1972, quando divenne proprietà di una famiglia romana. Attualmente è patrimonio del Comune di Narni, che,
dopo una serie di lavori di ristrutturazione, l’ha riportata a come la possiamo ammirare oggi.
Un itinerario alternativo e suggestivo
Per arrivare alla Rocca Albornoziana di Narni si può anche salire a piedi da via del Monte, strada lungo cui si incontra anche la Fonte di Feronia; fonte d’acqua di
origine preromana dedicata alla dea Feronia che, nella Narni dell’epoca, era oggetto di culto non solo da parte degli umbri, ma anche dei popoli etruschi, volsci e sabini. La sua acqua (purtroppo non più potabile ai nostri giorni, probabilmente dovremmo fare il mea culpa) era allora, invece, caratteristica per la sua purezza e leggerezza. Per questo era mèta di pellegrini che andavano a omaggiare la dea simbolo, tra l’altro, di eterna primavera e protettrice delle acque sorgive.
Per le visite guidate: Sistema Museo 0744 717117 – narni@sistemamuseo.it

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