Nona edizione del festival Foligno Libri, ma quanta fatica

FOLIGNO – Quel che è successo a Foligno negli ultimi venticinque anni prima o poi andrebbe studiato bene. Considerare il terremoto del ’97 uno spartiacque fa comodo, per com’era la città prima e per come è diventata pian piano dopo, ma forse il modo di ripensarla e di investire su un tipo preciso di ricostruzione ha inciso davvero in modo cruciale sul dinamismo culturale che ha trasformato Foligno nel luogo in cui succedono più cose interessanti, prese insieme, in tutta l’Umbria. O forse deve entrarci anche la voglia di potersi raccontare come qualcos’altro dalla città della Quintana, come una volta era pressoché impossibile fare: fatto sta che in almeno un paio di generazioni di folignati, quelle nate negli ultimi decenni del Novecento, esiste una concentrazione ragguardevole di gente che ha pensato di inventarsi un festival, un’associazione, un locale, un’iniziativa culturale di qualche genere. Con coraggio, grande attenzione per la ricerca e per le realtà più vivaci a livello nazionale e internazionale, e, fino a qualche tempo fa, anche una buona dose di sostegno da parte delle istituzioni. Foligno Libri, che inizia venerdì 29 settembre e dura tutto il fine settimana, è uno degli esempi più eloquenti.

 

La nona edizione del festival organizzato dall’associazione culturale Ikaria e dal coworking Multiverso Foligno è dedicata ai diritti. Nel bel manifesto di Elisabetta Pergolari e Simone Trippetta (nella foto di copertina) campeggia un orso con lo sguardo contrariato e un pugno chiuso dagli artigli arcobaleno, sintesi efficace di ciò che non va nella maniera in cui funzionano le comunità più o meno ampie che siamo chiamati ad abitare. La società italiana, il mondo occidentale, il pianeta Terra. Nove edizioni sono molte, ma Foligno Libri è in salute. La fatica si sente, eppure si sente ancora di più il bisogno di non mollare la presa. Traspare chiaramente dalle parole di Filippo Salvucci, presidente di Ikaria, che di Foligno Libri è il fulcro. “Secondo noi il festival è uno spazio libero di discussione e confronto necessario in questa città. L’edizione 2023 ruota intorno al grande tema dei diritti, di cui parleremo come sempre attraverso tavole rotonde, presentazione di libri, eventi di vario genere”.

Il programma è di qualità il : Salvucci cita la tavola rotonda di domenica dedicata alla giustizia ambientale e alla criminalizzazione del dissenso, alla quale parteciperanno tra gli altri il portavoce nazionale di Ultima Generazione Tommaso Juhasz e quello di Fridays For Future Marco Modugno, ma poi ci sono i libri (come Ferrovie del Messico di Gian Marco Griffi e Denti di latte di Silvia Calderoni), il reading Ufo 78 di Bhutan Clan e Wu Ming 1 e quello tratto dal podcast (e poi libro) Willy, una storia di ragazzi, con Alessandro Coltrè, Claudio Morici e Christian Raimo.

Gian Marco Griffi
Claudio Morici

Altro ancora. “A Willy tenevamo moltissimo”, dice Salvucci. “Ci abbiamo lavorato a lungo, il podcast ha saputo raccontare molto bene una vicenda paradigmatica delle disfunzioni della società di oggi: il razzismo, il sessismo, il maschilismo, la violenza”.

 

Venerdì e sabato Foligno Libri sarà allo Spazio Zut!, domenica si trasferirà al Circolo Arci Subasio. “E per noi è molto importante, perché ci consente di intercettare un tipo di pubblico diverso, più popolare, come è popolare il quartiere in cui sorge il Subasio. Gente che magari fatica a superare la barriera del teatro o dei luoghi canonici della cultura, ma che se si trova in certe situazioni partecipa, interviene, vuole dire la sua”.

Se gli intenti di Foligno Libri sono espliciti lo sono altrettanto i motivi per cui organizzare Foligno Libri è ogni anno più faticoso. La sostenibilità di manifestazioni di questo tipo è una questione fondamentale: senza soldi pubblici la cultura non regge, e di soldi pubblici a Foligno Libri non ne arrivano più da tempo. “La nuova amministrazione comunale ci ha tagliato subito tutti i fondi, come ha fatto con la maggior parte delle realtà culturali della città. I soldi vanno alle grandi kermesse enogastronomiche, a quelle che fanno grandi numeri, anche a dispetto della qualità. Abbiamo il patrocinio, quest’anno per la prima volta lo hanno condizionato alla presa visione del programma. Legittimo, normativa alla mano, ma non era mai successo”. Anche dalla Regione niente. “Se sopravviviamo è soprattutto grazie alla Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno, che è rimasta l’unica leva economica per la cultura in questa città”.

E sì che Foligno Libri costa poco. Il budget complessivo si aggira sui 4.500 euro, anche se tutte le persone coinvolte nell’organizzazione, meno di una decina, non prendono una lira. Il solito paradosso del lavoro culturale, che sempre di più può esistere solo nella misura in cui non è retribuito, e cioè se non è un lavoro. La fatica sta anche qua. Senza un sostegno in grado di permettere alle manifestazioni culturali di retribuire il proprio personale, alla lunga le manifestazioni culturali rischiano di non farcela più. Di questo passo il lavoro culturale, in Umbria come e più che altrove, diventerà un vezzo che potrà concedersi solo chi ha le spalle coperte. È bene che chi amministra la cosa pubblica se ne renda conto. O forse, e questo è il vero problema, se ne rende conto fin troppo bene.

 

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