Perugia: con Alchemika resta vivo il sacro fuoco di Fiorivano le Viole

Alchemika è eredità di un tempo in cui Perugia era diversa. Sgangheratamente, forse, più contraddittoria e meno patinata. Il quartiere che si compatta intorno a via della Viola resta una sorta di infinitesimale repubblica delle arti incastonata sul fianco del centro storico, poche decine di metri più giù dal Corso e dalle piazze dove tutto è da tempo ogni giorno più conforme a un’idea di città ben precisa. Poco male. I ragazzi che una decina d’anni fa si sono inventati questo festival di teatro di strada sono cresciuti, in parecchi se ne sono andati, qualcuno di nuovo è arrivato. Alchemika c’è ancora, con i suoi gialli e i suoi viola prugna, come c’è ancora Fiorivano le Viole, l’associazione in cui tutto è cominciato.

Il legame tra associazione e quartiere è la cifra davvero originale di tutta questa storia, perché Fiorivano le Viole è per forza un’associazione di quartiere senza esserlo davvero, così come è un’associazione culturale senza poter essere solo e soltanto quello. La congiuntura da cui ha avuto origine è probabilmente irripetibile, la sua peculiarità ne fa un’esperienza unica a Perugia, al di là delle ispirazioni che non ha mai spesso di suscitare in chi si è imbattuto nelle sue attività.

E Alchemika continua a essere l’espressione più eclatante dello spirito di Fiorivano le Viole. Il programma dei tre giorni dell’edizione 2023 è molto intenso.

Quella di venerdì 16 giugno sarebbe un’anteprima, ma con i laboratori e i seminari e le esibizioni si comincia già verso le cinque del pomeriggio. Anteprima lunga, quindi, che si concluderà dopo cena in piazza delle 500 con il concerto degli Assalti Frontali.

Dal cuore degli anni Novanta a oggi, hip-hop da combattimento, antagonismo puro, perfetto zeitgeist di quell’epoca che non smette di perdere pezzi. Il controcanto alla Seconda Repubblica si faceva anche così.

Sabato e domenica ci sarà un sacco di roba. Saltimbanchi, musicisti, burattinai, teatranti, le artiste e gli artisti di sempre, iniziando a metà pomeriggio con la parata fricchettona di Anarchia ritmica e Circo instabile che prova a spingersi nel mondo asettico a cui si comincia ad accedere in cima all’erta di via Alessi. Di sera si chiude sempre con la musica e sempre in piazza delle 500: i Prototipo sabato, e siamo su terreni rock, l’Oma-Orchestra multietnica di Arezzo, tra kletzmer e sonorità mediterranee, domenica.

È un festival senza tempo, Alchemika, e forse è proprio per questo che resiste. È un festival che non ha bisogno di inventarsi niente, né il passato né un amore per il passato che semplicemente non esiste, e nemmeno un futuro a cui non sembrerebbe esserci alcun bisogno di dovere o volere pensare. In qualche misura, a muoversi tra questi artisti provenienti da tutto il mondo, sembra di trovarsi in un luogo che c’è sempre stato e sempre ci sarà, e un luogo che è qui potendo in fondo essere ovunque. È d’altronde l’effetto che fa l’arte, se è vera, e l’effetto che fanno le migliori feste.

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