Pietro Paris Quintet da applausi al Piccolo Teatro degli Instabili di Assisi

ASSISISono passati poco più di due mesi, era il 22 gennaio scorso, quando mi ero interessato alla presentazione ufficiale dell’album Underneath di Pietro Paris (https://www.vivoumbria.it/2022/01/25/pietro-paris-presentato-con-un-doppio-concerto-lalbum-desordio-underneath/

La locandina del concerto

Ma se debbo basarmi sul concerto di poche ore fa al Piccolo Teatro degli Instabili di Assisi, ebbene, debbo smentire il giudizio sulla bontà della proposta in quella serata; questo perché dopo la doppia esibizione a Palazzo della Penna, ho potuto ascoltare ancora quasi tutti i musicisti che compongono il quintetto che ha suonato ieri sera – tranne il trombettista Paolo Petrecca – impegnati in disparati ambiti ed altre formazioni apprezzandone la crescita musicale.

Pietro Paris
Manuel Magrini
Lorenzo Brilli
Lorenzo Bisogno
Paolo Petrecca

D’altronde questi ragazzi si stanno ritagliando uno spazio che li pone tra i migliori musicisti della giovane generazione; non scopriamo certo oggi che il pianista Manuel Magrini sta migliorando ad ogni esibizione; e lo stesso discorso – a mio parere – vale per il sassofonista Lorenzo Bisogno, per l’altro Lorenzo in formazione, il batterista Brilli e per il trombettista Paolo Petrecca, che ascoltai già un paio d’anni fa nel gruppo di un altro contrabbassista, Michelangelo Scandroglio.

E proprio lo strumento che ho lasciato per ultimo, il contrabbasso, è quello suonato dal leader della formazione, Pietro Paris, vero e proprio collante delle sonorità che si diffondevano nel piccolo teatro assisano, un vero gioiellino.

Ed è così, che prendendo spunto dal titolo dell’album Underneath, in italiano al di sotto, che Paris tesse le sue trame per il suono pulsante ed accattivante che propone assieme ai suoi compagni.

Il concerto è iniziato con l’esecuzione del brano posto in apertura dell’album, Bedford, per proseguire con la ballad, molto intensa, A song for failures; bell’introduzione di Paris, poi l’ingresso di batteria e piano, quindi tromba e sax a dialogare; probabilmente il brano che ho preferito.

Dopo una breve presentazione da parte del leader si è passati allo standard di Thelonious Monk Monk’s dream dove ancora molto efficaci sono risultati gli incroci tra i fiati, per tornare alle atmosfere del disco con due brani, Split decisionmolto gradevole e ritmata – e Never been here, con il piano di Magrini in bella evidenza in apertura.

Quindi spazio all’ultimo brano, lo standard The nearness of you di Hoagy Carmichael; ricordo ancora che questo brano fu anche titolo di un album di un artisti tra i miei preferiti, il sassofonista Michael Brecker; a questo proposito ho apprezzato molto come Lorenzo Bisgno con il suo strumento lo ha interpretato.

Poi il bis; di nuovo uno standard, When will the blues leave, a firma di Ornette Coleman; degna chiusura di un’ottima serata.

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