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Riccardo Catria – Orchestral Suite N. 1

Non accade spesso di incrociare, quasi per caso, un talento in formazione e ritrovarlo pochi anni dopo al centro della scena, autore di un’opera orchestrale intensa, compiuta, ispirata. È quanto successo con Riccardo Catria, giovane trombettista umbro classe 1999, che da un’apparizione quasi anonima nel 2017 durante gli eventi collaterali della mostra “L’immagine del suono” ha saputo bruciare le tappe ed imporsi come una delle voci più personali della nuova generazione jazzistica italiana.

Con Orchestral Suite No. 1, pubblicata da Encore Music, Catria compie un passo decisivo nel suo percorso artistico: non più soltanto interprete o arrangiatore – ruoli già ampiamente esplorati con la Perugia Big Band ed il quartetto – ma compositore orchestrale a pieno titolo.

La copertina dell’album

Concepita inizialmente come Mediterranean Suite, l’opera assume il titolo definitivo di Orchestral Suite No. 1, in linea con un’estetica che rifiuta la narrazione in favore dell’assoluto musicale. Otto movimenti per un fluire di forme e colori orchestrali dove la musica non accompagna un racconto, è il racconto.

Registrata con la storica Perugia Big Band, sotto la direzione dello stesso Catria, la suite si arricchisce della presenza di ospiti d’eccezione: Jeff Ballard alla batteria, Gabriele Evangelista al contrabbasso, Marta Raviglia alla voce (intesa come puro strumento), Massimo Morganti al trombone e lo stesso Catria alla tromba.

Riccardo Catria

I riferimenti non mancano – in primis Kenny Wheeler e Roy Hargrove, il cui spirito aleggia come un’influenza affettiva oltre che musicale – ma tutto viene rielaborato con una voce personale e lucida, lontana da facili citazioni.

 

La Orchestral Suite No. 1 si distingue per la cura nella scrittura: strutture contrappuntistiche, ritmiche ibride che toccano lo swing e tempi africani, melodie centrali mai sacrificate sull’altare della sperimentazione.

La voce, privata di testo, si innesta nell’organico come ulteriore timbro, ampliando lo spettro espressivo così che tutto sembra ruotare attorno a un equilibrio delicato; tra rigore compositivo e libertà immaginativa, tra luce e silenzio. Come scrive lo stesso autore:

“È un canto senza parole, un frammento di luce che galleggia nel buio, alla ricerca di chi è disposto ad ascoltare con il cuore.”

Questa poetica si riflette anche nell’aspetto visivo del disco. La copertina di Meri Tancredi – un’onda luminosa su sfondo nero – suggerisce eleganza, ignoto, apertura: una metafora perfetta dell’album stesso. Non un’immagine descrittiva, ma uno spazio da abitare con l’immaginazione.

A suggellare l’importanza dell’opera sono le note di copertina firmate da Enrico Rava, che definisce il lavoro come “importante, originale e interessante”. Un’investitura non da poco per un artista ancora giovanissimo, ma già ampiamente riconosciuto anche da maestri del calibro di Paolo Fresu e Massimo Morganti.

Il disco arriva dopo un percorso denso di tappe significative: il Premio Massimo Urbani, il Tomorrow’s Jazz, le finali di Barga Jazz, l’esperienza con la P-Funking Band, i concerti con il quartetto elettrico ed il bellissimo lavoro d’un paio d’anni fa, Mantra’s Dance (qui il link alla recensione dell’album: https://www.vivoumbria.it/riccardo-catria-nel-nome-di-roy-hargrove/); e tutto pare confluire in questo lavoro orchestrale che è insieme sintesi e nuovo inizio.

Con Orchestral Suite No. 1, Riccardo Catria non solo entra nella composizione orchestrale contemporanea, ma lo fa da protagonista, con un’opera che guarda al futuro con lo sguardo lucido di chi ha studiato la tradizione ma non la teme. Un disco che non si fa ascoltare passivamente, ma che chiede attenzione, disponibilità e tempo. In cambio, regala bellezza, profondità e musica che sa parlare da sola.

 Ascolta Orchestral Suite No. 1 su Spotify

Tracklist: Movement I; Movement II; Movement III; Movement IV; Movement V; Movement VI; Movement VII; Movement VIII

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