“Rifiuti, prima regola: non produrli”: in Umbria si sprecano circa 39 mila tonnellate di cibo ogni anno

PERUGIA – Organizzato dall’Osservatorio sui Rifiuti del comune di Perugia, introdotto e coordinato da Fabrizio Ercolanelli, si è svolto venerdì 28 ottobre il terzo ed ultimo  convegno per parlare di prevenzione dei rifiuti dal titolo “Rifiuti: prima regola, non produrli”, avente ad oggetto le politiche da sviluppare all’interno del territorio comunale.

L’evento si inserisce nell’ambito delle funzioni attribuite all’Osservatorio dal relativo regolamento, adottato con delibera del Consiglio Comunale n. 35/2017, tra i quali figura il compito di proporre misure ed azioni per una significativa riduzione nella produzione di rifiuti.

La sintesi dei tre incontri verrà infatti portata in consiglio comunale per cercare di diffondere le buone pratiche trattate, anche nel territorio umbro.

 

Durante questo incontro si è parlato di lotta allo spreco alimentare, di progetti volti alla diffusione del compostaggio domestico e di comunità e progetti impegnati attivamente nella riduzione della produzione dei rifiuti.

 

Per quanto riguarda lo spreco alimentare, ossia tutto quel cibo che ha perso il valore commerciale ma che è commestibile, i numeri sono impressionanti.

La Fao stima che un terzo della produzione di cibo destinato all’uomo venga sprecato e che l’ambito in cui si spreca più cibo sia proprio quello domestico: questo significa ad esempio il 45% di frutta e verdura equivalente a 3,7 trilioni di mele o il 30% di cereali, equivalenti a 763 miliardi di pasta.

Per quanto riguarda l’Umbria si sprecano circa 39.000 tonnellate di cibo l’anno.

E’ evidente come questo porti ripercussioni e problemi in ambito sociale ma anche ambientale ed economico. Sociale perché si stima che in Italia vivano in stato di povertà circa 13 milioni di persone (un milione di poveri in più rispetto al 2020), ambientale con le circa 28 milioni di tonnellate di CO2 prodotte da risorse ambientali sprecate per produrre cibo che viene poi buttato ed economico perché è di 11 miliardi di euro il costo dello spreco di cibo in un anno in Italia.

 

A questo proposito Paolo Rellini ha parlato dell’azienda perugina Regusto, un brand della start up Recuperiamo srl nata nel 2016 con l’obiettivo di proporre soluzioni concrete per prevenire e ridurre lo spreco alimentare in ambito profit e non-profit agendo secondo le logiche dell’economia circolare. La piattaforma Regusto collega imprese ed enti non-profit per gestire le eccedenze alimentari ed introduce la tecnologia blockchain nella lotta allo spreco, per garantire digitalizzazione e tracciabilità dei flussi economici e di prodotto.

 

Federico Valerio, chimico e mastro compostatore porta l’esempio del progetto di compostaggio domestico avvenuto in Liguria mettendo l’accento su come recuperare le sostanze organiche presenti nei rifiuti sia utile e conveniente e di come, con la dovuta formazione, sia possibile realizzarlo anche sul proprio balcone.

 

Manuela Leone, Ceo, New circolar solution & referente ZWI Sicilia parla invece di compostaggio di comunità, ovvero di quelle compostiere che possono essere utilizzare da più famiglie portando, tra gli altri,  l’esempio della terza compostiera di comunità, nata nel comune di Augusta (Sr), all’interno di un istituto scolastico. La compostiera è qui utilizzata da ben dieci famiglie che hanno aderito all’innovativo progetto iscrivendosi all’albo dei compostatori del comune di Augusta, ricevendo di conseguenza sgravi sulla bolletta dei rifiuti.

 

E’ poi la volta di Filippo Fossati, amministratore unico di Società Qualità&servizi Spa, che parla di mense sostenibili sottolineando l’importanza di proporre ai bambini cibo sano e sempre diverso, meglio se ispirato alla cucina legata al territorio e alle tradizioni.

 

Ci si sposta di nuovo nelle città con Gabriele Tromboni e il progetto Condomini Rifiuti Zero di Sesto San Giovanni (Mi). Scopo dell’associazione è quello di creare delle prassi virtuose replicabili, grazie alla continua formazione ed informazione dei condomini, al controllo e all’inserimento di aree di raccolta differenziata spinta, per creare delle piccole comunità a Rifiuti Zero a livello condominiale (che è la cellula abitativa più comune nelle città), che possano rappresentare un modello da seguire.

 

Daniele Stefani ha concluso poi con Famiglie Rifiuti Zero, progetto nato nel comune di Capannori (Lu) con lo scopo di creare una comunità consapevole e sensibile, un motore per condividere e diffondere buone pratiche fondamentali per il futuro nostro e di chi ci sarà dopo di noi.

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