Spiritus Carsulae: danza itinerante nell’area archeologica

TERNI – Si chiama Spiritus Carsulae e promette di essere un sogno a occhi aperti. Parte domattina, sabato 26 agosto alle 10 presso la suggestiva area archeologica di Carsulae, il primo spettacolo di danza itinerante che condurrà i visitatori in un’originale visita attraverso i reperti. L’iniziativa è a cura di Centrodanza Spazio Performativo di Perugia e coinvolgerà danzatori e danzatrici, in tre appuntamenti: domani, sabato 2 e domenica 3 settembre, sempre alle 10.

“Carsulae, un immenso spazio dove regna il silenzio” si legge nella nota stampa “in questo luogo misterioso figure eteree ed evanescenti, riemergono come un sogno dalle vestigia del passato a segnalare la presenza di qualcosa che resta oltre il tempo e lo spazio.”

 

 

Ne parliamo con Tommaso Mobilia, presidente dell’associazione Centrodanza Spazio Performativo e coordinatore degli eventi.

Come nasce l’idea di Spiritus Carsulae?

Nasce un paio di anni fa da un progetto a opera della cooperativa Monte Meru, che ci ha contattati. L’idea era quella di creare turismo esperienziale, dove il turista oltre a vedere lo spazio provi a trovare anche qualcosa che sia dello spirito di quel luogo. Carsulae è un sito straordinario, noi lo abbiamo approcciato puntando a quello che rimane di un luogo dove è accaduto tutto. Rimane lo spirito, l’anima. Noi, attraverso la danza, faremo apparire delle figure in vari punti, ma non è una pantomima.

Come mai avete scelto Carsulae?

Nel momento in cui abbiamo visto Carsulae, siamo rimasti folgorati, ci abbiamo lavorato con grande entusiasmo e passione.

Avete già realizzato iniziative simili?

Sì, abbiamo partecipato a iniziative simili in Umbria, in luoghi non convenzionali, fuori dal teatro. Ne abbiamo realizzate molte, collaborando anche con altre scuole, a Perugia, a Foligno: sono trent’anni che lavoriamo sul territorio e abbiamo una lunga storia. Con Carsulae è la prima volta che interveniamo all’interno di un’area archeologica.

Da che cosa vi siete lasciati ispirare?

Da ciò che rimane. C’è una frase di John Fante da Chiedi alla polvere: “Fui sopraffatto dalla consapevolezza del patetico destino dell’uomo, del terribile significato della sua presenza. Il deserto era lì come un bianco animale paziente, in attesa che gli uomini morissero e le civiltà vacillassero come fiammelle, prima di spegnersi del tutto. Intuii allora il coraggio dell’umanità e fui contento di farne parte.” Ecco, lui parlava del deserto. Carsulae in qualche modo rimanda a un deserto verde, dove ha vissuto una umanità che a noi sembra lontana ma era esattamente come noi, coi nostri sogni e la nostra voglia di vivere, le stesse emozioni. Abbiamo lavorato su questa idea: che cosa rimane e che cosa possiamo rievocare oggi con chi viene a vedere quelle pietre, che un tempo erano i luoghi della vita. Questo è il filo conduttore delle performance, che non hanno una struttura drammaturgica in senso stretto, saranno una serie di quadri che il pubblico seguirà spostandosi all’interno del parco.

 

 

I visitatori che cosa si possono aspettare?

Ci sarà un archeologo che spiegherà i luoghi e poi a un certo punto accadrà qualcosa di artistico, con cui speriamo di suscitare nello spettatore l’impressione non di un luogo morto ma di un luogo che è ancora vivo e suscita emozioni.

Supporto archeologico, foto/video, comunicazione: Alessandro Stella.

Coreografie di: Franco Ciculi, Marzia Magi e Chiara Tosti.

 

Danzatori: Anastasia Almo, Michela Bregliozzi, Mattia Chiarelli, Martina Chiattelli, Giada Cipiciani, Franco Ciculi, Costanza Costantini, Elisa Mariotti, Costanza Mobilia, Stella Morelli,

Sophie Piccio, Luca Sebastiani e Chiara Tosti.

 

Foto: Lara Ceresa

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