Stasera su Rai5 l'opera "Proserpine" che ha aperto il Festival di Spoleto 62

SPOLETO – Stasera, giovedì 19 settembre alle ore 21,15, Rai5 manderà in onda l’opera lirica in due atti prodotta dal Festival di Spoleto “Proserpine” che ha dato il via alla scorsa edizione del Due Mondi. Tratta dal dramma di Mary Shelley, è stata musicata da Silvia Colasanti, l’adattamento è di René de Ceccatty e Giorgio Ferrara che ne cura anche la regia. Dirige l’Orchestra Giovanile Italiana Pierre-André Valade, le scene sono di Sandro Chia, i costumi di Vincent Darré e le luci di Fiammetta Baldiserri.
Personaggi e cantanti
Ceres Sharon Carty 
Proserpine Dísella Lárusdóttir 
Ino Anna Patalong 
Eunoe Silvia Regazzo
Iris Gaia Petrone
Arethusa Katarzyna Otczyk 
Ascalaphus Lorenzo GranteShades of Hell Caterina Bonanni, Eugenia Faustini, Giulia Gallone, Cecilia Guzzardi, Elisabetta Misasi, Eleonora Pace attori diplomati dell´Accademia d´Arte Drammatica “Silvio d´Amico” di Roma
La trama: Il Mito della Madre perduta
Giorgio Ferrara

Queste le note di di sceneggiatura e regia firmate da René de Ceccatty e Giorgio Ferrara: “Proserpine è un dramma di Mary Shelley, scritto con la collaborazione di Percy Shelley. Si tratta di una sorta di “tragedia pastorale”, con al centro i personaggi mitologici di Proserpina e di sua madre Cerere. Si racconta del rapimento di Proserpina compiuto da Plutone e dell’intervento di Giove, padre di Proserpina, che impone a Plutone di lasciarla tornare sulla terra in primavera e in estate, e di giacere con il suo sposo infernale in autunno e in inverno.
Silvia Colasanti
Il mito era appunto destinato a chiarire l’alternanza delle stagioni. Mary Shelley usa questo mito per sviluppare il suo pensiero sull’ambiguità dei sentimenti (in particolare quello materno e quello filiale) e dell’ambivalenza dell’essere umano: l’ha scritto subito dopo Frankenstein. Come tante donne dopo di lei, ha sfruttato il mito di Proserpina (o Perserfone o Corè) per parlare anche del rapporto madre-figlia, tema per lei ossessivo.
Mary Shelley era la figlia di Mary Wolstonecraft considerata la prima “femminista” inglese, morta quando Mary Shelley aveva solo undici giorni. La scrittrice perciò non conobbe sua madre e il suo stesso rapporto con la maternità fu molto tormentato: perse i primi tre figli avuti da Percy (una femmina e due maschi), mentre solo il quarto sopravvisse. Proserpine è dunque ricco di ricordi inconsci e autobiografici trasfigurati dal mito reinterpretato.
Abbiamo adattato e ridotto il poema, per renderlo più efficace drammaturgicamente, ma senza nulla aggiungere all’originale. Abbiamo eliminato i numerosi riferimenti ad altri miti che non intervengono direttamente nella storia, ma abbiamo conservato i personaggi indicati dall’autore: oltre a Proserpina e Cerere, le due ninfe Ino e Eunoe, Aretusa naiade di una Fonte, la messaggera degli dei Iris, e il demone Ascalafo.  L’azione si svolge in due atti. Durante il primo, in primavera, Cerere affida la figlia Proserpina alla sorveglianza delle ninfe Ino e Eunoe e si raccomanda di non lasciarla mai da sola. Potrebbe essere rapita dalle divinità infernali. Lei, Cerere, deve salire all’Olimpo per servire il banchetto degli dei. Ma le ninfe sono poco attente e Proserpina viene rapita. Quando Cerere ritorna sulla terra non trova Proserpina e si dispera. Nel secondo atto, tutti sono sconvolti dalla sparizione di Proserpina. La tristezza di Cerere, divinità materna della terra e della fertilità, fa scoppiare la carestia e la terra si fa nuda, spoglia, sterile. I fiori appassiscono, le foglie muoiono. Arriva Iris che annuncia il ritorno di Proserpina, e riferisce il verdetto di Giove. Proserpina ha mangiato semi di melograno, frutto proibito, e non le è permesso di passare l’intero anno sulla terra. Riappare quindi Proserpina che si ricongiunge con sua madre. Ascalafo il demone tenta di riportarla negli Inferi, ma invano. L’alternanza delle stagioni e della presenza/assenza accanto alla madre divengono così una vera fonte di felicità, perché rappresentano il modo migliore di apprezzare più intensamente ogni momento di gioia e di piacere.

L’insieme è una rievocazione poetica del mito tramite le voci delle ninfe, del demone, delle divinità e delle protagoniste. Il mito di Proserpina ha ispirato molte versioni poetiche, dopo Mary Shelley: citiamo Oscar Wilde, Edith Wharton, Hilda Doolittle, André Gide, Margaret Atwood, Toni Morisson. Lully ne trasse un’opera lirica e Stravinsky un balletto, ispirato al dramma di André Gide.
L’originalità, però, del testo di Mary Shelley, consiste nel suo tono malinconico, di rassegnazione positiva, rispetto al rapimento infernale. Mary Shelley, infatti, ha avuto una vita tragica, fatta di fughe, di morti, di lutti, ma anche di fede nella forza poetica e nelle visioni della sua immaginazione fantastica. Dopo la morte drammatica di Percy Shelley in un naufragio, si dedicò interamente alla letteratura e a mantenere viva la memoria del suo geniale marito.  Da  quasi tutti è ricordata, soprattutto, come l’autrice di Frankenstein. Ci è parso doveroso rievocare la sua splendida Proserpine che è parte importante della sua corposa opera letteraria. Abbiamo concepito questo adattamento del poema della Shelley per la compositrice Silvia Colasanti. Dopo il nostro Minotauro, tratto da Dürrenmatt, l’opera fa parte di un progetto per una trilogia di rivisitazione dei miti antichi come approccio dell’inconscio e dei rapporti umani, in modo relativamente astratto, con la musica aerea, espressiva e neoclassica della Colasanti, con ritmi insoliti e una ricchissima tavolozza di colori musicali”.
Redazione Vivo Umbria: