Trasimeno Prog Festival: intervista a Lino Vairetti, Osanna

Tra i protagonisti del Trasimeno Prog Festival di stasera, 22 agosto alla Rocca di Castiglione del Lago, ci sono gli Osanna: oggi  vi proponiamo l’intervista con Lino Vairetti.

Ciao Lino …  quando e come nascono gli Osanna, ti va di raccontarcelo?

Gli Osanna nascono nel 1970 quando il gruppo sceglie di non fare più cover ma di proporre materiale proprio.  Dopo aver composto gran parte dei brani per il primo album, “L’Uomo”, Gianni Leone lascia il gruppo nel quale entra Elio D’Anna. Nel 1971, dopo aver pubblicato l’album, il gruppo partecipa ai festival di Caracalla e Viareggio (quest’ultimo vinto a pari merito con PFM e Mia Martini), riscuotendo i primi consensi.

Siete stati i primi a dipingere i vostri volti ed indossare un abbigliamento particolare durante i concerti; se non sbaglio da ciò prese ispirazione anche Peter Gabriel, è corretto?

“L’Uomo” era un concept album nel quale ci ispirammo per i testi all’esistenzialismo di Jean Paul Sartre e a Pirandello; il gruppo nacque all’interno dell’Accademia delle Belle Arti, di cui ero allievo; la passione per l’arte figurativa e Picasso in particolare, ha contribuito alla spettacolarizzazione della nostra musica. Indossammo dei sai, cuciti da mia madre che faceva la sarta, e ci dipingemmo i volti. Renzo Arbore ci definì i pulcinella del rock e anche da questo ci venne l’idea di coniugare il rock con la tradizione partenopea che portò all’incisione di “Palepoli”. Con i Genesis facemmo un tour nel 1972 stando a contatto per diversi giorni. Vedendoci con i volti dipinti Peter Gabriel ci fece molti complimenti; dopo qualche tempo iniziò a truccarsi pure lui; è plausibile che potremmo averlo ispirato.

La vostra proposta musicale è stata sempre particolare, mescolando vari generi; il prog, la musica e la lingua partenopea, il rock. Siete coscienti di essere stati anche sotto questo profilo, insieme a Pino Daniele ed Enzo Avitabile, per citare due nomi, degli innovatori?

Enzo Avitabile, più vicino al jazz ed al soul faceva parte di Città Frontale con cui si è avvicinato al prog. Per Pino Daniele, figura fondamentale per il rock e la musica d’autore, ho fatto un servizio fotografico, altra mia passione, dal quale è stata scelta la copertina del suo primo 45 giri, nel 1976, “Che calore”. Ci accomuna l’aver contribuito negli anni ’70 alla divulgazione della tradizione pur se con linguaggi differenti.

C’è stata una lunga sosta nell’attività della formazione, ce lo racconti in breve; e poi raccontaci come siete tornati alla ribalta?

Il gruppo si è sciolto alla fine degli anni ’70; la prima formazione incise 4 album, tra il 1971 ed il 1974; un primo scioglimento portò alla creazione di due altre formazioni, Città Frontale ed Uno. Nel 1978 incidemmo di nuovo come Osanna “Suddance”, che si aggiudicò il premio della critica discografica, come già accaduto con “L’Uomo” nel 1971. Poco dopo lo scioglimento definitivo; alcuni tentativi di ricomporlo fallirono. Nel 1999 al Neapolis Rock Festival ci fu il rientro degli Osanna che ha coinciso anche con la creazione dell’etichetta discografica Afrakà. Da lì, con diverse formazioni del gruppo, sono stati prodotti diversi lavori, fino alla rock compilation del 2019 “Piazza Forcella”

Questo 2020, anno particolare, come lo avete vissuto, con tutto quello che ha comportato, e che in parte prosegue; siete stati molto attivi anche in questo periodo...

Il covid ci ha bloccato in quanto avremmo dovuto registrare il nuovo album e non abbiamo potuto esibirci dal vivo come avremmo voluto. Ma non siamo stati con le mani in mano trovando il modo di registrare in modo virtuale, “separatamente”, ognuno per suo conto in casa, brani che sono stati piazzati sui social.

50 anni di Osanna nel 2020 e nel 2021, 50 dal primo disco, “L’uomo”; a causa del covid come pensate di rimodulare le novità che bollono in pentola per festeggiare questi due traguardi?

In cantiere ci sono ben tre progetti, tutti rimandati al 2021. Il nuovo album “Il diedro del mediterraneo”; il docu-film “L’uomo del prog”, con la regia di Deborah Farina ed il libro “Il canto del veliero”, scritto da Franco Vassia.

Cosa pensi dell’associazione Trasimeno Prog, che già conosci per alcune iniziative, ultima delle quali la rubrica d’interviste da poco andata in onda sui social, “4 chiacchiere a casa di” in cui sei stato coinvolto?

Trasimeno Prog è una realtà importante perché per chi propone il rock progressive è necessario che ci sia una cassa di risonanza che si differenzi rispetto alla cultura musicale imperante nei media. Il web interessa più un pubblico giovane che andrebbe educato all’ascolto di altre forme musicali. Molte formazioni italiane hanno più successo all’estero che in patria. Quindi ben vengano iniziative come queste che assieme ad altri (locali o associazioni che siano) contribuiscono a divulgare un genere musicale che ci è sempre piaciuto e continua farlo.

Grazie Lino, a stasera.

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