Umbria Jazz Weekend, con Christian De Sica all’Anfiteatro Fausto è stato impossibile non ridere

TERNI – De Sica arriva a sorpresa in mezzo al pubblico, dove saluta, sorride, stringe mani, si tuffa in quell’affetto che intere generazioni gli riservano. Sul palco canta, balla, racconta: è un fiume in piena. A sinistra un’orchestra che lo accompagna e sulla destra, un tavolo con due sedie dove con Pino Strabioli fa l’amarcord di una vita straordinaria, tra ricordi, aneddoti e molte risate; sullo sfondo uno schermo dove scorrono le immagini di quanti hanno costellato quella vita. All’Anfiteatro è stato impossibile non ridere o almeno sorridere davanti a questo grande intrattenitore popolare. Il taglio, ovviamente, è televisivo perché “Una serata tra amici” è uno spettacolo nato per il piccolo schermo, poi è diventato il live show che gira l’Italia e che Umbria Jazz ha proposto a Terni.

 

 

“Che c’entro io col jazz?” questa è la domanda con cui esordisce De Sica. Una domanda sincera, giusta, che anche i veri amanti del jazz si sono posti, esattamente come lui. L’anomalia, se così si può dire, non è lo spettacolo in sé, che è godibilissimo, divertente. L’anomalia è questo spettacolo a Umbria Jazz, una manifestazione storica che in quasi cinquant’anni, è diventata essa stessa sinonimo della musica jazz, in Italia e all’estero. Quello di De Sica non è uno spettacolo di musica jazz, anche se ovviamente la musica c’è: è puro intrattenimento per una platea che va molto oltre il jazz. C’è stato un momento che forse è sfuggito ai più, ma che la dice lunga. De Sica raccontava del suo esordio musicale allo Sporting Club di Montecarlo, con Boldi come batterista, nella band che si chiamava “La pattuglia azzurra”. La platea di quella serata era difficile, c’era tutto il jet set dell’epoca – da Joséphine Baker a Rudolf Nureyev. Ad ogni modo, il risultato andò oltre ogni più rosea aspettativa e il post serata fu un bagno di festeggiamenti. Qui De Sica, chiede il permesso a Strabioli di raccontare anche il rientro in albergo, cosa che a quanto pare la moglie, Silvia Verdone, gli sconsiglia sempre perché non molto elegante. E arriva la risposta della spalla: “Puoi farlo, siamo a T…”. De Sica, con la sua grande abilità, interviene prontamente e la risolve a ridere.

 

 

Poi parla molto del padre, delle particolarità di quella famiglia allargata e degli innumerevoli incontri con i grandi di tutti i tempi che attraverso le sue parole, diventano umani. Parla di Rossellini, che col padre ha inventato il neorealismo, dell’influenza che ha avuto e ancora ha, sulla cinematografia mondiale e lo fa, rendendo show anche quello. La storia dello spettacolo è passata per Terni, che è molto cara a De Sica – la sua storica collaboratrice Brunella Tonnetti è di Terni, poi ci sono le paste amatissime di Pazzaglia. La storia di Umbria Jazz, invece, con De Sica sul palco, ha preso una netta sterzata lontana dal jazz. Una direzione, che nelle sue anomalie, è stata certamente apprezzata con calore dal pubblico dell’Anfiteatro che era lì per il grande comico, certamente non per il jazz.

Foto di Alberto Bravini

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