Cerca
Close this search box.

Alla Basilica di San Pietro a Perugia omaggio alla fisarmonica dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini

PERUGIADomani, domenica 16 aprile, attesissimo concerto dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini alla Basilica di San Pietro a Perugia alle 0re 18. Il concerto organizzato da Fondazione Perugia in collaborazione con Omaggio all’Umbria, proporrà musiche di Richard Galliano, Roberto Di Marino e Astor Piazzolla.  Direttore Giovanni Conti, fisarmonica Simone Zanchini.

IL PROGRAMMA

Richard Galliano (1950)

Opale Concerto

Allegro furioso / Moderato malinconico / Allegro energico 

**********

Roberto Di Marino (1956)

Bandoneon Concerto

Adagio – Allegro / Adagio / Presto

Four Colors

Amethyst / Magenta / Sepia / Red

(prima esecuzione assoluta)

*********

Astor Piazzolla (1921–1992)

Tango Suite
Oblivion / Escualo   

IL DIRETTORE

Nato a Varese nel 1996 in una famiglia di musicisti, intraprende gli studi musicali a sei anni partecipando al coro di voci bianche del Civico Liceo Musicale della sua città. Presso lo stesso Istituto, a tredici anni entra a far parte della classe di organo di Emanuele Vianelli; contemporaneamente inizia gli studi di pianoforte con Livia Rigano, che poi approfondisce con Mariangela Vacatello. Frequenta la classe di organo di Giovanni Mazza presso il Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano, dove si diploma in direzione d’orchestra con Daniele Agiman. Per completare poi il suo percorso di studi con il Master di direzione d’orchestra presso la Staatliche Hochschule für Musik und Darstellende Kunst di Stoccarda nella classe di Rasmus Baumann.

Nel 2020 è allievo direttore alla Riccardo Muti Italian Opera Academy e dirige l’Orchestra Giovanile Cherubini su pagine da Cavalleria rusticana e Pagliacci. Viene inoltre ammesso alla prestigiosa masterclass di direzione d’orchestra tenuta da Nicolás Pasquet a Sofia.

Durante il triennio accademico di direzione d’orchestra, viene selezionato tra gli allievi del Conservatorio come assistente alla produzione della Cambiale di matrimonio di Rossini presso i Teatri Carcano di Milano e Coccia di Novara. Lavora come assistente per la produzione di A Midsummer Night’s Dream di Britten diretta da Rasmus Baumann presso il Wilhelma Theater di Stoccarda, dirigendone l’ultima rappresentazione. Nel 2021 accompagna al pianoforte la seconda edizione dell’Internationale Opernwerkstatt Waiblingen (nei pressi di Stoccarda), tenuto da Thomas Hampson e Melanie Diener su Così fan tutte e Il flauto magico. Nell’edizione 2022 della Trilogia d’Autunno di Ravenna Festival, dirige l’Orchestra Luigi Cherubini in una rappresentazione delle Nozze di Figaro per la regia di Ivan Alexandre. Dalla stagione 2022-23 è Kapellmeister presso il teatro di Krefeld-Mönchengladbach.

Tra le orchestre che ha diretto si annoverano inoltre Beethoven Orchester Bonn, Stuttgarter Philharmoniker, Stuttgarter Kammerorchester, Niederrheinische Sinfoniker, Württembergische Philharmonie Reutlingen, Philharmonie Baden-Baden, Südwestdeutsche Philharmonie Konstanz.

È vincitore del Primo premio al concorso Campus Dirigieren e della prima edizione del Premio “Angelo Mariani” indetto dall’Istituto Superiore di Studi Musicali “Giuseppe Verdi” di Ravenna.

SIMONE ZANCHINI

Fisarmonicista tra i più interessanti e innovativi del panorama internazionale, la sua ricerca si muove  tra i confini  della  musica  contemporanea,  acustica  ed  elettronica,  la sperimentazione e le contaminazioni extracolte senza dimenticare la tradizione, approdando così a un personalissimo approccio alla materia improvvisativa. Diplomato con lode in fisarmonica classica al Conservatorio “Gioachino Rossini” di Pesaro, tra i primi in Italia, strumentista eclettico, esercita un’intensa attività concertistica con gruppi di svariata estrazione musicale (jazz, classica, improvvisazione, musica contemporanea). Ha suonato nei maggiori festival e rassegne in Italia e nei più importanti festival jazz internazionali. Vanta collaborazioni con musicisti di fama internazionale e di differenti estrazioni: Thomas Clausen, Gianluigi Trovesi, Javier Girotto, Tamara Obrovac,  Vasko  Atanasovski,  Paolo  Fresu, Antonello Salis,  Han  Bennink,  Art  Van Damme, Bruno Tommaso, Mario Marzi,  Andrea Dulbecco, Giovanni Tommaso, Gabriele Mirabassi, Frank Marocco, Bill Evans, Adam Nussbaum, Jim Black, John Patitucci.

Dal 1999 collabora stabilmente con i Solisti dell’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano, con cui compie tournée in ogni parte del mondo. Dal 1996 ha pubblicato più di venti dischi, Per citarne solo alcuni:

2006: Bebop Buffet in duo con Frank Marocco (Wide Sound, 2006); Meglio solo! (Silta Records, 2009); Fuga per Art (Dodici Lune Records, 2009); The way we talk (In+Out records, 2010); My Accordion’s Concept (Silta records, 2012); Casadei Secondo me (Stradivarius, 2015); Don’t try this anywhere con, tra gli altri, John Patitucci e Adam Nussbaum (2016); NINO (In+Out records, 2019) che vede Zanchini solista con la prestigiosa HR Frankfurt radio big band, big band della radio-tv nazionale tedesca; Il gatto e la volpe in duo con Gabriele Mirabassi (Egea records, 2020).

ORCHESTRA GIOVANILE LUIGI CHERUBINI

violini primi

Federica Giani**

Giulio Noferi

Giulio Franchi

Giulia Zoppelli

Oleksandra Zinchenko

Alice Parente

Umberto Frisoni

Miranda Mannucci

violini secondi

Sofia Cipriani

Sofia Ceci

Matilde Berto

Valeria Francia

Elisa Catto

Maria Cristina Pellicanò

viole

Francesco Zecchi*

Davide Mosca

Novella Bianchi

Federica Cardinali

Angelica Cristofari

violoncelli

Matteo Bodini*

Mariachiara Gaddi

Enea Bertolini

Massimiliano Fanfoni

contrabbassi

Leonardo Cafasso*

Claudio Cavallin

** spalla
*prima parte

IL SUONO NATURALE DELLA FISARMONICA

Ai più, quella di una fisarmonica solista che si impone sulle nobili sonorità di un’orchestra “classica” come la Cherubini può apparire un’immagine inconsueta, ardita quasi. Ma se nel sentire comune l’ottocentesco strumento a mantice conserva ancora un sapore “popolare”, è pur vero che negli ultimi decenni il suo ruolo nel panorama musicale è mutato: non più relegato all’universo della musica da ballo, ma protagonista a pieno titolo in un arco stilistico che spazia dal jazz al classico, appunto. E certamente nessuno meglio di Simone Zanchini può testimoniare la straordinaria evoluzione della fisarmonica e la sua corsa alla conquista dei palcoscenici più prestigiosi. Del resto, nonostante una inclinazione all’improvvisazione e una formazione innanzitutto jazzistica, è lui il primo diplomato in fisarmonica in Italia – nei nostri conservatori la “fisa” fa il suo ingresso solo nel 1992. Ed è proprio questa sensibilità poliedrica, unita a un indiscutibile profilo di virtuoso, sul versante tecnico come in quello espressivo, a farne uno degli interpreti più rappresentativi del proprio tempo: insomma, una personalità artistica ricca e complessa che ben si rispecchia nel programma di questo concerto.

A partire dal brano di apertura, Opale Concerto, in cui è richiesta tutta la maestria di un vero solista-virtuoso e in cui Richard Galliano – che lo compone e orchestra nel 1994 – fonde in sintesi perfetta suggestioni di matrice jazzistica con la tradizione francese dell’accordéon, le radici mediterranee e le lontananze del tango sudamericano. Lasciando all’interprete anche momenti importanti di improvvisazione, le cadenze, passaggi espressivi fondamentali, vero trait d’union tra la scrittura jazz e quella classica.

Si tratta oramai di un punto di riferimento in un repertorio, quello per fisarmonica e orchestra, che non è particolarmente ampio – non va dimenticato che si tratta di uno strumento “giovane”, che può contare per lo più sugli autori del Novecento. E che trova in Roberto Di Marino una nuova voce, caratterizzata da un gusto per la cantabilità a tratti ispirata ai grandi esempi di Piazzolla e Rota. Nel lungo elenco delle sue composizioni, dedicate a organici di ogni sorta (eseguite spesso da interpreti prestigiosi, tra tutti l’ensemble Philharmonic Virtuosi Berlin) spicca il Bandoneon Concerto, che Zanchini ha scoperto e fatto proprio alcuni anni fa per il nitore della scrittura ma anche per la sua modernità: «per quelle poliritmie dispari, irregolari, che emergono nel terzo movimento – spiega – e per il formidabile tratto melodico che risuona perfetto nell’amalgama timbrico che scaturisce dall’incontro tra fisarmonica e archi. In fondo, la fisarmonica non è altro che uno strumento ad ancia di legno, come di legno sono gli archi, l’impatto sonoro è naturale».

A esser precisi, lo strumento pensato da Di Marino è il più semplice bandoneon, al contrario di Four Colours, la suite che lo stesso Zanchini gli ha commissionato per la più complessa tecnica ed espressività della fisarmonica, e che pur con qualche reminiscenza “tanguera” lascia spazio a una sorta di esotismo del “colore” musicale.

Ma non c’è fisarmonica senza Piazzolla, l’autore protagonista più di ogni altro del riscatto e della rivalutazione colta di questo strumento, o meglio del bandoneon che Zanchini traspone nella sua fisarmonica. Allora, ecco che la chiusura del concerto è riservata a due delle sue leggendarie composizioni: il canto lento, intimo e struggente di Oblivion, e l’aggressività brillante e virtuosistica (evocante la caccia allo squalo praticata con passione dal compositore) di Escualo. Due poli opposti, due facce dello stesso affascinante mondo espressivo.

Articoli correlati

Commenti