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La chiesa del castello di Matterella: un patrimonio da sottrarre al degrado

FERENTILLO – La Chiesa del castello di Matterella è dedicata al precursore di Cristo San Giovanni Battista. Ricavata sulla struttura angolare della porta di valle, ossia di accesso al castello. La Chiesa si può incontrare, come detto, in una struttura che occupa nella parte superiore una civile abitazione, sormontata da un campaniletto a vela, con una sola fornice. A strapiombo sulla vallata, la chiesa si può fa risalire al XIV secolo anche se rimaneggiata nel corso degli anni. Unica navata voltata a botte, portale semplice con due finestrine laterali. Sulla parte che guarda la vallata due grandi finestre strombate che permettono luce all’ interno. Nella parte di fondo, sulla destra, si apre una stanza ad uso sacrestia.  Anche qui sono presenti alcuni dipinti che ricoprono tutta la parete dove è collocato l’ unico altare. Ma andiamo a vedere quello che a noi interessa in modo particolare, ossia le opere d’arte presenti in questa parte del castello. Societas Confalonis in un finto cartario dipinto,  primeggia sopra al dipinto; la Madonna è al centro, incoronata da due angeli in volo e accoglie sotto il suo manto azzurro gli uomini vestiti con gli indumenti della confraternità e le donne oranti inginocchiate. Gli uomini indossano il saio bianco e la croce al petto. Dipinto che andrebbe recuperato urgentemente soprattutto perché rappresenta una devozione alla Madonna del Gonfalone o della Misericordia radicata nel popolo ferentillese (trasferirà poi nel XVIII sec. all’ altra parte del Nera, al borgo di Precetto), ma anche per la possibile mano dell’ artista esecutore o della sua cerchia, ossia Perino Cesarei dei primi anni del XVII sec. Il dipinto e’ affiancato da altri due riquadri, dove in uno di essi è raffigurato il battesimo di Gesù da parte del Battista nel Giordano. Lo stato di degrado del dipinto è evidente. Parti importanti della superficie si stanno sbriciolano, evidenti cadute di colore, abrasioni, crepe. Un patrimonio da salvare assolutamente.

 

Carlo Favetti

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