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Il gesto libero di Giulia Napoleone in “Segni senza confine”, mostra alla Pinacoteca di Città di Castello

CITTA’ DI CASTELLO – Alle porte dell’estate, troviamo un’Umbria sempre più ricca di cultura e arte. Continuano infatti gli appuntamenti artistici nella splendida Pinacoteca di Città di Castello che questa volta propone, fino al 19 luglio, la mostra “Segni senza confine” dedicata all’opera di Giulia Napoleone, figura centrale dell’arte contemporanea italiana. L’esposizione, inaugurata lo scorso 12 giugno, è curata da Lorenzo Fiorucci.

In un tempo in cui il tema dei confini – geografici, culturali, umani – è tornato tragicamente al centro del dibattito globale, la mostra propone un itinerario artistico che si oppone alla chiusura e alla frammentazione con la forza silenziosa del segno aperto, del gesto libero, dell’immagine che non si esaurisce nel visibile.

Giulia Napoleone nasce nel 1936 a Pescara. Nei primi anni Cinquanta, all’interesse per la pittura si affiancano quello per la musica, che coltiva con lo studio del violino, e per la fotografia. Si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Roma e inizia a sperimentare le tecniche incisorie. Si specializza nella sperimentazione delle tecniche incisorie e la carta si rivela il supporto preferito dall’artista sul quale interviene con l’inchiostro, l’acquarello, il pastello. Nei disegni torna al tema della luce, non più solare o fisica, ma intesa quale pura energia che si espande in direzioni molteplici. Da qui muove la decisione del bianco e nero, concepito come luce-colore, usato con minimi mezzi e con la massima intensità.

Dall’amicizia con Alberto Burri, con cui condivide l’idea della pittura come viaggio solitario, all’influenza meditativa di Seurat e all’eredità costruttiva di Balla e Klee, il lavoro di Napoleone si muove tra rigore tecnico e spiritualità laica, in un equilibrio cromatico fatto di segni luci e ombre che sfida ogni definizione sfuggendo ad ogni facile catalogazione.

 

 

Ai microfoni di Vivo Umbria, Giulia Napoleone ha raccontato qualche dettaglio in più sulla sua personale.

 

Genesi della mostra: da cosa trae ispirazione l’arte di Giulia Napoleone?

 

“I miei lavori nascono da immagini interne che si combinano con elementi delle realtà che mi circondano e danno forma, senso e significato al mio essere nel mondo.

Una linea di paesaggio, un suono, un verso poetico, il trascorrere del tempo. Immagini che vivono in me e chiedono di diventare forma attraverso l’utilizzo di tecniche di volta in volta più rispondenti alle mie necessità interne. La profondità dei neri raggiunta con trame sovrapposte, l’etereo o profondo blu del cielo, le linee in movimento delle superfici dell’acqua, il rosso che brucia come un ricordo o una parola, la luce che fa vibrare la materia, le ombre dove si addensano i pensieri.”

 

Un invito a chi vuole venire a visitare la mostra: cosa aspettarsi?

 

“Chi visita la mostra dovrebbe avvicinarsi alle mie opere con la stessa umiltà con cui io cerco di entrare in un TUTTO che mi sovrasta e che io cerco di analizzare, comprendere e restituire con semplicità sui vari supporti, forte del rispetto che sempre ho per la eco umana che si cela nelle materie e negli strumenti. Vorrei che chi guarda il mio lavoro avvertisse la profonda fede che ho nel fare, la fiducia immutabile che sento per la concretezza dell’operare, al di là del Tempo che trasforma volti, destini, città”.

 

 

Il rapporto con due artisti di Città di Castello come Burri e Nuvolo.

 

“Il rapporto con Burri è stato lungo e profondo, nel rispetto che sempre ho avvertito per l’uomo e l’artista, per il suo rigore, l’inesauribile insegnamento silenzioso che impartiva a chi era pronto a comprendere, per la capacità di trasmettere emozioni e esperienze. Altrettanto profondo il rapporto con Nuvolo. Di altra natura. Non più nel silenzio, ma attraverso le parole. I suoi insegnamenti erano concreti, generosi, formativi. Devo molto alla lunga frequentazione del suo atelier e in particolare devo l’amore e la conoscenza delle carte, dei materiali e degli strumenti”.

 

Una mostra che ha visto l’organizzazione dell’ufficio cultura, coordinato da Sara Scarabottini, mentre l’allestimento è stato curato da Guido Pacchiarotti. La mostra prevede anche un catalogo con testi di Lorenzo Fiorucci, Bruno Corà e Luigi Lambertini.

 

Orari e info: [tel.  075 855 4202 e da martedì alla domenica dalle 10.00/13.00 e 14.30/18.30]

Cultura@comune.cittadicastello.org

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