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Sinergia tra Marmore e Piediluco per celebrare il Giubileo delle acque

TERNI – Marmore e Piediluco insieme per il Giubileo delle acque, un evento nato da un progetto di Miro Virili che racconta 2300 anni di storia locale, a partire dalla creazione della Cascata delle Marmore – artificio umano –, senza dimenticare la “sorella acqua” del lago di Piediluco, dove San Francesco sostò tra il 1208 e il 1225, durante il cammino per Greccio.

Patrocinata dal Comune di Terni, la manifestazione è organizzata da un comitato formato da Diocesi di Terni-Narni-Amelia, Parrocchia di Sant’Andrea Apostolo di Marmore, Parrocchia di Santa Maria del Colle di Piediluco, Pro Loco Marmore, Pro Loco Piediluco, Dominio Collettivo di Piediluco, in collaborazione con Hydra – Museo multimediale Cascata delle Marmore, Ecomuseo Terre di Hydra, Centro Studi Storici Terni e associazione Mirabil Eco. Obiettivo comune: “approfondire il legame indissolubile tra la comunità, la sua storia e il paesaggio plasmato dalle acque”.

 

Con il fattivo contributo della presidente Manola Conti e dei volontari della Pro Loco Marmore, il Giubileo delle acque è stato inaugurato sabato 23 agosto, con un convegno alla Sala Montesi sul tema: Il ruolo delle abbazie, dei monasteri e della Chiesa nell’Opera della Cascata delle Marmore dal medioevo alle bonifiche rinascimentali. Coordinato da Domenico Cialfi, presidente del Centro Studi Storici Terni, ad aprire i lavori Mons. Francesco Antonio Soddu, Vescovo della Diocesi di Terni-Narni-Amelia, che ha sottolineato il valore “celestiale e umano” dell’elemento acqua, bene prezioso da rispettare “per la sua importanza vitale e per il significato religioso che ci riporta al battesimo purificatore”.

 

Hanno spaziato tra storia, cultura e fede i relatori: Filippo Filipponi (L’acqua essenza e simbolo: il culto delle acque tra San Michele e San Liberatore), Miro Virili (Dal Monastero di San Salvatore alle Marmore alle Bonifiche rinascimentali), Don Claudio Bosi (Il monastero di San Valentino di Terni e i benedettini della diocesi di Terni), Bruno Vescarelli (Le medaglie delle Bonifiche rinascimentali: Paolo III, Clemente VII, Pio VI).

Un’occasione che ha consentito di addentrarsi nelle vicende meno note della più alta cascata artificiale d’Europa e tra le più alte del mondo, oggetto di una candidatura per l’inserimento nel Patrimonio mondiale dell’Unesco come “paesaggio culturale vivente”. Ma anche un’opportunità per visitare la mostra delle opere in acquerello e calcografiche di Massimo Zavoli dedicate al superbo scenario che la incastona e festeggiare, nel contempo, i cento anni della Pubblica Assistenza di Marmore. Sorta nel 1925, simbolo di aggregazione, per un secolo l’istituzione è stata al centro delle attività di volontariato a beneficio del territorio. In omaggio, l’acquaforte del maestro Zavoli che immortala l’edificio che l’ha ospitata – oggi sede della Pro Loco – e l’opera dello scultore marmorese Giorgio Cecilia che ha per soggetto la Cascata.

 

 

 

 

Sorella acqua

 

Il Giubileo delle acque prosegue sabato 30 agosto, a Piediluco, con Le vie dell’acqua di San Francesco, incontro che fonde spiritualità, natura e convivialità in memoria del passaggio del fraticello di Assisi in questi luoghi. Alle 15:30, dalla Chiesa di Sant’Andrea Apostolo di Marmore partirà un pellegrinaggio da Marmore a Piediluco. Alle 17:00, con una libera offerta, ci si potrà imbarcare al Porto di Piediluco o del Canale Velino (da Lilli) per ripercorrere in battello i corsi d’acqua solcati da San Francesco nel suo cammino di preghiera (prenotazione obbligatoria: Manola Conti 3332279812). Lungo la via, il ricordo della vita del Santo nelle fonti francescane. Sbarcati al Porto del Colle (piazza Bonanni), sarà il Vescovo di Terni-Narni-Amelia, Mons. Francesco Antonio Soddu, ad accogliere i pellegrini, celebrando alle ore 18:00 una Messa solenne nel santuario francescano di Piediluco, dove è custodita la reliquia di San Francesco, dono del Sacro Convento di Assisi. Per chi vorrà, la giornata si concluderà alle 20:00 con una cena da Lilli (facoltativa, su prenotazione, costo 25 euro).

 

 

L’Opera della Cascata

 

Quel che appare come un grandioso fenomeno naturale è, in realtà, un’eccezionale impresa umana, frutto dell’ingegno di molte generazioni, dai Romani ai nostri giorni. L’obiettivo da raggiungere, già in epoca precristiana, era impedire che le acque del fiume Velino inondassero la piana reatina, rendendola paludosa e inospitale. Tra il 275 a. C e il 271 a. C., secondo tradizione, il console romano Manio Curio Dentato cominciò i lavori di bonifica e scavò il canale emissario del Velino (Cavo Curiano), allo scopo di modificare il decorso delle acque e condurle verso il salto naturale di Marmore. Si formò così la Cascata delle Marmore.

 

“Da qui – afferma Miro Virili – l’idea di prendere simbolicamente il 275 a.C. come l’inizio dell’Opera della Cascata e ricordare nell’anno del Giubileo i 2300 anni di storia di questa grande opera idraulica”.

 

Dopo la caduta dell’Impero romano d’occidente (476d.C.) e il conseguente declino economico, culturale e politico, la Chiesa – spiega l’architetto – ha svolto un ruolo determinante, continuando attraverso le abbazie e i monasteri benedettini le opere di bonifica in Valnerina e garantendo la manutenzione e il funzionamento delle opere idrauliche fino al X secolo. Con l’abbandono e la distruzione dei monasteri, nel 1053 il sistema idraulico collassò, determinando il ritorno delle paludi e la formazione del lago Reatino. Se con la ripresa delle bonifiche promosse dalla città di Rieti (1385-1422) il ruolo della Chiesa fu meno incisivo, si deve alle “bonifiche rinascimentali”, avviate dallo Stato Pontificio a partire dal XVI secolo e siglate dal riconio delle medaglie di papa Paolo III, papa Clemente VIII, papa Pio VI, la soluzione di un problema venuto da molto lontano. Figure chiave architetti e ingegneri come Antonio da Sangallo il Giovane (1484-1546) e Giovanni Fontana (1540-1614), i lavori si concluderanno nel 1793 con il Canale Pio dedicato a papa Pio VI, opera dell’architetto Andrea Vici che intervenne direttamente sui salti della cascata, determinandone l’aspetto attuale. Fu durante il pontificato di Pio VI che la Cascata delle Marmore si affermò come tappa del Grand Tour e che, a fini turistici, fu realizzata la Specola, una torretta posta all’estremità del Belvedere superiore da cui assistere allo spettacolo mozzafiato del primo salto d’acqua e dei suoi arcobaleni.

 

Nel XIX secolo, le acque della Cascata cominciarono a essere utilizzate come forza motrice. Nel 1896, le neonate Acciaierie di Terni alimentavano i loro meccanismi sfruttando l’acqua del Cavo Curiano. Risale agli anni Trenta del XX secolo il sistema idroelettrico ideato nel 1916 dall’ingegner Guido Rimini che ha per fulcro la centrale di Galleto a Papigno e che coinvolge tutto il bacino del Nera e del Velino.

L’impiego dell’acqua della Cascata per la produzione di energia elettrica è il motivo per cui oggi il suo flusso è regolato e soltanto in orari prestabiliti può essere ammirata in tutta la sua potenza.

 

 

 

 

“C’è un filo rosso – afferma Miro Virili – che unisce il grande sistema di bonifica messo in atto dai Romani alle bonifiche rinascimentali, fino all’imponente sistema idroelettrico messo in atto dalla Società Terni nella prima metà del Novecento. Questo filo rosso è quello che abbiamo definito Opera della Cascata, intendendo con questo termine, comunemente usato per i cantieri delle grandi cattedrali, indicare tutti gli interventi con i quali l’uomo, attraverso l’attività di architetti o ingegneri famosi e mastri anonimi, ha cercato di risolvere il problema delle paludi del Velino e della Valnerina e contestualmente di usare la risorsa acqua sia per l’agricoltura sia per scopi energetici e produttivi. In questo senso la Cascata, frutto del lavoro e dell’ingegno di molte generazioni, è una grande opera d’architettura e d’ingegneria idraulica che merita la stessa dignità che solitamente attribuiamo alle grandi ‘fabbriche’ e ai monumenti d’architettura, ovvero è un bene culturale a tutti gli effetti”.

 

Lorella Giulivi

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