PERUGIA – La campagna cerealicola 2025 in Umbria offre una fotografia in chiaroscuro. La produzione cresce in maniera significativa, sia per il frumento duro sia per il frumento tenero, con raccolti abbondanti e qualità giudicata molto buona. Ma i prezzi non seguono la stessa traiettoria: il mercato schiaccia i produttori, soprattutto sul grano duro, dove i listini mostrano un arretramento verticale rispetto al 2023 e dove già da martedì prossimo sono attese nuove riduzioni.
Secondo la Camera di Commercio dell’Umbria la produzione di grano duro ha toccato quest’anno le 100mila tonnellate, pari al +25% rispetto al 2014, collocando la regione al 2,3% del totale nazionale. Per il grano tenero si registra un incremento meno marcato, ma comunque significativo, con dati ancora in fase di consolidamento.
“Situazione davvero difficile sia per i produttori che per gli intermediari. La tendenza del prezzo medio è in continuo calo da qualche settimana, tanto che anche nella prossima riunione di martedì della Borsa Merci dovremo rivedere al ribasso le quotazioni, sia del grano duro che del grano tenero”, sottolinea il presidente della Borsa Merci, organo dell’Ente camerale umbro, Giuseppe Diano.
Il contesto internazionale aggrava ulteriormente il quadro. “Sono in arrivo in Italia – rincara la dose Cesare Manganelli, membro della Borsa Merci – le produzioni di Paesi grandi produttori come Canada e Francia, che quest’anno hanno avuto raccolti particolarmente grandi, a prezzi bassi. E si tenga presente che la produzione è stata eccezionale in Russia, con il quarto miglior raccolto di tutti i tempi, permettendo tra l’altro alla Russia di quasi monopolizzare – anche per regioni geopolitiche – le esportazioni nei Paesi africani, chiudendo in quel continente gli spazi per la produzione di altri Stati”.
Se il mercato fa paura, almeno sul fronte qualitativo arrivano notizie incoraggianti. “La qualità di quest’anno è stata davvero buona – spiega Francesco Martella, agronomo, membro della Borsa Merci – anche migliore di quella dello scorso anno, tanto che il peso specifico relativo al grano di migliore qualità in Umbria è aumentato sia per il tenero che per il duro. L’asticella per essere considerato grano di qualità, insomma, è stata aumentata”.
I listini della Borsa Merci
Il riferimento per capire l’andamento resta la Borsa Merci di Perugia (che ha effetti estensivi anche sulla provincia di Terni), che ogni settimana pubblica i prezzi all’ingrosso di 278 merci, tra cui i frumenti. Prezzi che fanno da riferimento nella contrattazione tra le parti. E la Borsa Merci di Perugia ha il pregio, raro tra tutte le Borse Merci italiane, di indicare il prezzo delle merci pagato realmente al produttore, franco consegna ai centri di raccolta. Molte altre Borse considerano invece i prezzi praticati nelle contrattazioni tra grossisti e così via.
Proprio i listini confermano il crollo dei valori del grano duro. Nella prima settimana di settembre 2025 il prezzo medio del duro di migliore qualità si attesta a 264 euro a tonnellata (minimo 261 – massimo 267). Rispetto al 2024 la contrazione è del -4,9%, ma il confronto con il 2023 è drastico: -103,5 euro a tonnellata, pari a -28,2%.
Il grano tenero di migliore qualità regge solo nel confronto tra 2025 e 2024, con un prezzo medio di 213 euro a tonnellata (minimo 211 – massimo 215) contro i 202 euro dello scorso anno (+5,4%). Ma guardando al 2023, anche qui si nota un arretramento del -6,8%, con 15,5 euro a tonnellata in meno. Senza considerare che anch’esso, nella seduta di martedì della Borsa Merci, vedrà una riduzione del listino.
Martedì attese nuove riduzioni
Il presidente Diano lo ha detto chiaramente: i listini saranno rivisti al ribasso già nella prossima seduta. E non si tratta di un aggiustamento marginale. Le pressioni del mercato internazionale e le difficoltà degli intermediari spingono verso ulteriori correzioni, che colpiranno sia il duro sia il tenero. Una tendenza che, se confermata, potrebbe rendere sempre più complicata la pianificazione economica delle aziende agricole umbre, già provate da margini ridotti e costi di produzione in crescita.
Il quadro nazionale
A livello nazionale, la produzione di grano duro è stata di 4,365 milioni di tonnellate, il +24,7% in più rispetto al 2024. In Sicilia l’incremento è stato addirittura del +110,5%, in Puglia del +37,7%, in Abruzzo del +36,4%, in Basilicata del +33,3%, in Molise del +26,6% e in Campania del +20%. L’Umbria, con +25%, si colloca sopra le altre regioni del Centro Italia: Lazio (+5,6%), Marche (+5,5%) e Toscana (-7%).
Per il grano tenero, il raccolto nazionale è cresciuto di circa il 5%, attestandosi poco sopra i 2,7 milioni di tonnellate. Numeri che restano comunque insufficienti a coprire un fabbisogno interno superiore agli 8 milioni di tonnellate, di cui 6,5 destinati all’industria molitoria. La qualità, grazie a un andamento climatico più favorevole, è stata giudicata soddisfacente dal punto di vista merceologico, tecnologico e igienico-sanitario.
Una sfida aperta
La fotografia che emerge è quella di un comparto umbro produttivo e competitivo nella qualità, ma penalizzato da dinamiche di prezzo che rischiano di compromettere la redditività delle aziende agricole. La forbice tra raccolti abbondanti e quotazioni in caduta si allarga di settimana in settimana, lasciando i produttori con poche certezze.
Martedì, con la nuova rilevazione della Borsa Merci, si conoscerà l’entità dei prossimi ribassi. Quel che è certo è che, se la produzione è un successo, il mercato rimane la vera incognita di questa stagione cerealicola. E se l’Umbria ha dimostrato di saper garantire quantità e qualità superiori alla media, la sfida sarà riuscire a trasformare questi risultati in reddito stabile per chi lavora nei campi. Perché, senza prospettive economiche, anche il grano migliore rischia di restare un successo soltanto sulla carta.