FERENTILLO – Proseguiamo il monitoraggio sul patrimonio storico artistico da salvare in Valnerina. Altra opera meritevole di attenzione è un dipinto che si trova nella chiesa di San Michele arcangelo alla frazione di Colleolivo. Ma prima di soffermarci nel descrivere il quadro e la sua raffigurazione è doveroso parlare a sommi capi del piccolo borgo quasi disabitato che si erge sullo scrimo roccioso di monte Sant’ Angelo. Colleolivo è una villa agricola che, negli anni passati, assai popolosa basava la sua economia nella coltivazione degli ulivi disposti su terrazzamenti vista la ripidità del colle. Oggi le abitazioni per la quasi totalità sono state recuperate mantenendo intatte la caratteristiche architettoniche originali. Fu un luogo nei secoli passati di insediamenti come è dimostrato dalla presenza di eremi come quello appunto dedicato a Sant’Angelo, oggi rudere situato in cima il colle sopra l’abitato; altro eremo, quello che porta il nome di Sant’Egidio situato in una incastonatura della parete rocciosa nel canalone del fosso di Riti. Ma torniamo alla chiesetta trecentesca di Colleolivo avvolta nel suo silenzioso misticismo tra alberi di leccio, bosso, agrifoglio, corbezzolo. Facciata a capanna, campaniletto a vela con due fornici, oculo centrale e portale arcuato. L’ interno ad unica navata, ha subito vari rimaneggiamenti nel corso degli anni, ma ciò che più a noi dispiace sono stati i continui furti ed espoliazioni avvenuti nel corso del tempo. Rimane in bella vista la statua del patrono San Michele ex dono della famiglia Scorsolini. Torniamo alla tela, la quale si trova in pessime condizioni. Da un primo esame possiamo individuare due figure in primo piano: a sinistra una Santa avvolta in un manto rosso che tiene con la mano destra la palma del martirio; a destra appare un Santo con la folta capigliatura e barba scura. Con la mano destra regge un bastone, mentre indossa una specie di saio. In alto due angeli in volo che sovrastano i due Santi, mentre sul fondo, in basso, serpeggia la coda di un drago; ciò fa presupporre che nel dipinto era raffigurato anche l’ Arcangelo Michele, essendo il titolare della chiesa. La figura maschile presumibilmente potrebbe essere attribuita all’eremita Sant’Egidio: bastone, saio, barba e capelli incolti; la figura femminile mostra le caratteristiche comuni a Sant’Agata: palma del martirio e manto rosso che l’ avvolge. Tuttavia, la tela del XVII sec. meriterebbe un recupero urgente in quanto, a come risulta, è l’unica opera preziosa che ancora è presente nella chiesa. Gli abitanti fanno appello alle autorità competenti affinché tale patrimonio possa essere restituito, dopo un attento recupero, al suo originario splendore.