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Da scoprire l ‘Eremo di Sant Egidio tra storia, devozione e fantasiose leggende

FERENTILLO – Dopo aver accennato ad alcune presenze di eremitaggio nel territorio della valle del fosso di Riti, in occasione della emergenza alla chiesa di Colleolivo, dove si evidenziava la necessità di intervenire per il recupero di una tela nella chiesa di San Michele, è doveroso tornare sull’argomento, visto che abbiamo nominato l’eremita Egidio. Ci aiuterà a capire meglio la mistica solitudine dell’ eremo, il reportage fotografico dei “Luoghi del Silenzio” di Silvio Sorcini. Il luogo che andremo a presentarvi è uno dei più impervi e impenetrabili del canalone del fosso di Riti che dalle alture dell’ Aspra e Salto del Cieco raccoglie le purissime acque sorgive proiettandole in cascatelle, lambendo la valle del Castellone,  perdendosi nel Nera passando per Monterivoso e Precetto. Fu, ai tempi antichissimi che quest’acqua è stata fonte di energia a santi uomini che, in alcuni casi, lasciata la dignità regale, immergendosi nella natura, si sono donati direttamente alla contemplazione del Divino. L’eremo, nascosto tra le rocce anfratti e cascatelle, ancora oggi, per la sua struttura, ci racconta che qui la devozione era tanta verso l’ Eremita basti vedere con quale cura fu realizzata non solo la cappella ma anche alcuni locali inseriti ad essa. Archi, contrafforti e l’altare, nicchie e tracce di affresco ancora presenti, ci narrano la continuità di frequentazione del sito fino ai primi anni del ‘900 del secolo scorso. Le testimonianze un po’ romanzate, degli anziani del luogo pervenute oralmente, riferiscono dell’ Eremita Egidio e della sua tomba qui in questo luogo, di quella sua lunga barba, del corpo trafugato che nascondeva la traccia di un tesoro. Nella leggenda, si fa cenno ad una  freccia spuntata (che colpi Egidio) e lui, uscito indenne, la conservo fino alla morte. E la direzione della punta di questa freccia, fu la mappa per il ritrovamento di alcuni preziosi (donati all’ eremo dai fedeli nel corso dei secoli). I detti locali però narrano pure che coloro che trafugarono i preziosi, soprattutto la lunga barba dell’ eremita, considerata miracolosa perirono a malo modo addirittura per alcune generazioni. Quindi la storia e la devozione rimane ben impressa in questo luogo, le immagini ce lo confermano, così, i detti e le leggende, rendono ancora più suggestivi i luoghi, e ci stimolano sempre di più ad intraprendere avventurose escursioni.

 

                                                                                                                                                                                                                                                                         Carlo Favetti

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