CITTA’ DI CASTELLO – Nel centenario della nascita di Leonardo Cremonini (Bologna 1925 – Parigi 2010), la Pinacoteca Comunale di Città di Castello rende omaggio a uno dei più radicali interpreti della pittura del secondo Novecento. La mostra, a cura di Lorenzo Fiorucci e Azalea Seratoni, sarà inaugurata il 4 ottobre e sarà aperta al pubblico fino al 30 novembre 2025.
L’esposizione è frutto della collaborazione con Archivio Leonardo Cremonini e Montrasio Artee e attraversa il lavoro, i luoghi e le amicizie di Cremonini, ripercorrendo i momenti fondamentali dagli esordi nel dopoguerra fino alla soglia del nuovo millennio. Quella di Cremonini è la ricerca di un artista che ha saputo mantenere una posizione libera ed eccentrica nel panorama artistico e intellettuale internazionale.
La vita dell’artista
La vicenda artistica di Cremonini ha inizio nel 1951 quando arriva a Parigi grazie a una borsa di studio, dopo gli anni della formazione all’accademie di Bologna e Milano. Il giovane pittore è alla ricerca di un nuovo linguaggio per leggere la realtà: la via verso una figurazione originale è appena iniziata. Ad arricchire i suoi contatti sarà la permanenza ad Ischia dove la sua pittura prende forma in una tensione armoniosa tra l’uomo, l’animale, la donna e il mare. Azalea Seratoni parla nel testo in catalogo “di questa specie di parità, di questo ancora incorrotto amalgamarsi tra gli esseri umani e la natura nella pittura di Cremonini. Cremonini dipinge corpi e pietre al mare, sdraiati a far niente o addormentati alla luce della luna.
Appartengono al paesaggio non nei loro ruoli definiti, caratterizzanti, convenzionali, ma appartengono nel senso in cui gli esseri umani appartengono al mondo”. A Forio, al Bar Internazionale di Maria Senese, Cremonini incontra scrittori e artisti come Margery e Carlyle Brown, W. H. Auden, Henri Cartier-Bresson, Herbert List, Cecil Beaton e, grazie a Carlyle Brown, la gallerista della sua prima mostra personale a New York nel 1952: Catherine Viviano. Quest’ultima, dopo essere stata assistente di Pierre Matisse per quindici anni, aveva inaugurato nel 1949 la propria galleria a New York dedicata all’arte italiana. Cremonini, come ricorda Fiorucci in catalogo, è “è l’artista italiano che contestualmente ad Alberto Burri e ancor prima di Afro, Mirko, Capogrossi, e subito dopo Corrado Cagli, è accolto con entusiasmo negli USA, entrando rapidamente in importanti collezioni come quella del MoMa”.
Il primo a legare la pittura di Cremonini al contesto pittorico medioevale e rinascimentale italiano è William Rubin, direttore del MoMA, che riconosce nelle sue opere una monumentalità senza tempo e una luce affine a quella di Giotto e Piero della Francesca. In Italia Cremonini trova nell’Obelisco di Irene Brin e Gaspero Del Corso un primo significativo punto di riferimento: nel 1954 tiene lì la sua prima personale in Italia. In questa occasione incontra Francis Bacon, che trascorre alcuni mesi in Italia; è grazie a lui che entra in contatto con la sua gallerista londinese, Erica Brausen, con la quale Cremonini esporrà alla Hanover Gallery nel 1955. Negli anni successivi Cremonini abbandona la pura monumentalità plastica per aprirsi a una narrazione più enigmatica: opere come I codici di un giardino (1965) o Au coin du plein air (1966-67) mostrano interni o esterni borghesi e luoghi di vacanza trasfigurati in scenari ambigui e perturbanti.
La mostra
La mostra, inserita negli eventi della XXI giornata del contemporaneo promossa da A.M.A.C.I, offre al pubblico la possibilità di riscoprire un protagonista della scena internazionale, restituendo l’immagine di un artista che ha attraversato la modernità senza cedere all’omologazione, fedele a un’idea di pittura come costruzione, incanto e conoscenz
Per l’assessore alla cultura Michela Botteghi “è un orgoglio che Città di Castello ospiti, negli spazi prestigiosi della Pinacoteca Comunale di Palazzo Vitelli alla Cannoniera, la mostra dedicata a Leonardo Cremonini in occasione del suo centenario dalla nascita. Cremonini è stato un artista di straordinaria statura internazionale e tra le voci più originali della pittura europea del secondo Novecento”.
L’esposizione è accompagnata da un catalogo edito da Montrasio Arte, con testi dei curatori e di Flaminio Gualdoni, contributi di Pietro Cremonini (Archivio Leonardo Cremonini) e Alberto Montrasio.