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Si parte dai fotomontaggi per passare “Da Photoshop all’IA” con le immagini di “Sincretismi”: video.proiezione ad Agello

AGELLO – Si chiama ‘Sincretismi’ la video-proiezione di Claudio Bianconi che verrà presentata sabato 20 settembre ore 18 al Castello di Agello. Un’esposizione in cui saranno presenti immagini realizzate con Photoshop, frutto dei suoi viaggi all’estero attraverso Turchia, India, Marocco e non solo. La video-proiezione rappresenta motivo di raffronto tra l’uso di Photoshop nel passaggio all’Intelligenza artificiale nella creazione di immagini. L’iniziativa, in questo senso, prende il titolo “Da Photoshop all’Intelligenza artificiale”.

 

Claudio Bianconi porta a Perugia un racconto per immagini tutto personale che attraversa culture e spiritualità lontane, mettendole in dialogo in una prospettiva nuova. Il filo conduttore è il sincretismo: un intreccio visivo e culturale che supera i confini geografici, generando similitudini e armonie là dove sembrerebbero dominare le differenze. Un viaggio fotografico ma anche di post produzione consapevole, verso un non-luogo, dove starà allo spettatore aprirsi alla potenza delle immagini e riflettere sulla relazione di queste fotografie con quelle create con l’intelligenza artificiale.

 

Sincretismi – scrive Claudio Bianconi nell’introduzione alla proiezione – è frutto di una reflection building, la costruzione di una riflessione attorno ai viaggi che ha compiuto negli ultimi anni. Ne è scaturito una edificazione frammento per frammento, ricordo per ricordo che ha alimentato altrove immaginari, utopici luoghi e situazioni costruiti su un nomadismo di sensazioni e di emozioni. L’u – topos, il non luogo, è stato così di volta in volta reimmaginato, edificato, reinventato attorno ad apparati simbolici e segnici, tra usanze e costumi diversi. Si è trattato di un procedere per schegge di immagini, particelle che sommate le une alle altre hanno cercato e trovato in un percorso di associazioni mentali un loro senso compiuto, armonie e distonie di un peregrinare del viaggiatore e con lui della sua anima che ricollega e riunisce, che compendia, sintetizza sino ad approdare, anzi tornare in un luogo del déjà vu, del già vissuto perché Uno nella molteplicità e nella differenza.

 

Momenti diversi, situazioni colte nella molteplicità del divenire sostanziano gli hic et nunc in un ubique et semper, un continuum che non trova soluzione di continuità nell’ immanente, ma trascende verso un’idea/eidos dell’identità plurale. È così che i saari delle donne indiane sfiorano icone sacre riferite al Cristianesimo, i colori vividi dei loro abiti si incastonano in una sorta di sfondo coreografico che narra luoghi ed ere lontane, credo diversi che infine stabiliscono un utopico nuovo senso del tempo e dello spazio, in improbabili, ma non in/credibili  scenari futuri, ma soprattutto nel non-luogo di un mondo reimmaginato, dove gli angoli e gli spigoli dell’arroganza confessionale, degli assolutismi fideistici lasciano il passo al dialogo e ad un nuovo accadere: l’idea pacifica della convivenza, della tolleranza e allo stesso tempo della permeabilità dell’Io che assorbe messaggi e simboli di mondi distanti.

 

Il momento dell’impatto visivo si trasmuta dunque in un’alchimia in cui l’Opus finale è il pieno compimento di un’armonia nuova, mai pensata, ma che scaturisce dalle diverse timbriche estrapolate per creare un solo, inequivocabile suono. Se la coalizione dei cretesi (da cui sincretismo) fu necessaria per difendersi della minacce esterne, i Sincretismi dei suoi viaggi rappresentano una via di fuga verso l’immaginario, reinventati anch’essi in una duplice convinzione: la disillusione che le significanze simboliche perdano pregnanza in una sorta di movimento centrifugo che sbiadisce man mano che si irradia verso l’esterno e di contro la speranza che questa onda lunga si irradi verso latitudini lontane con un motu proprio che riesce infine a permeare, plasmare, modellare e ricongiungersi verso l’unità.

 

In sostanza è l’auspicio che il potere si denudi di fronte all’ideale sommo di un’intesa intima che vuole l’Uomo conciliante, dialogante, umano. Secondo recenti studi i neuroni specchio sono i “processori” che stabiliscono le modalità di un’empatia profonda tra individui, gli stessi che alimentano le intuizioni di uno stato di disagio o al contrario di benessere nell’altro. Sono specchi dell’anima che stabiliscono un “prosopon”, una terza entità astratta che trascende verso l’alto e irradia un’intesa, una comunione di intenti, un amore e un senso di fraternità.

 

È la capacità – conclude Bianconi – di calarsi nel profondo e allo stesso tempo di innalzarsi verso un’eidos che accomuna gli intenti. Per i cristiani questa terza entità è lo Spirito Santo, per i laici è l’umanità che supera gli steccati, qualsiasi barriera dovuta alle differenze, per accogliere in sé il prossimo e includerlo nel suo progetto di vita. L’unione dei cretesi è in sintesi ricondurre tutto all’Uno chiunque esso sia e dovunque sia.

 

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