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Regina di Luanto, la riscoperta di una donna al di là degli schemi sociali. Nacque a Terni nel 1860

TERNI Il necrologio de Il Nuovo Giornale la ricordava nel 1914 come “la scrittrice più audace, più avanzata, più arrischiata che abbia avuto l’Italia negli ultimi vent’anni”. Eppure di Regina di Luanto si era persa memoria. Che fosse ternana è una scoperta recente, anche se i titoli dei suoi romanzi comparivano nel catalogo della storica Biblioteca Popolare Circolante di Terni (1869 – 1969). A promuovere la rilettura delle sue opere in collaborazione con bct, la Casa delle Donne che venerdì 3 ottobre alle 18:00, nei locali in via Aminale 20-22, ospiterà Maria Vittoria Vittori, giornalista e saggista, curatrice della nuova edizione de Gli agonizzanti pubblicata da 8TTO nel 2024. Con Vittori dialogheranno Carla Arconte, storica e saggista, e Irene Loesch, regista teatrale, drammaturga, formatrice, colonna di “Progetto Mandela”. Occasione per sfogliare anche le antiche edizioni delle opere di Regina di Luanto possedute dalla biblioteca comunale – eccezionalmente in trasferta – ed approfondire con Sheila Santilli, bctstaff, la storia della Biblioteca Popolare Circolante.

 

 

Regina di Luanto e “gli agonizzanti”

Per oltre un secolo la sua identità è rimasta nascosta dietro un anagramma. Regina di Luanto, alias Anna Guendalina Lipparini, nacque a Terni nel 1860 e morì a Pisa nel 1914. Trascorsa l’infanzia nella città natale, si trasferì poi a Roma e nel 1881 sposò il viceconsole d’ambasciata Alberto Roti. Successivamente, si stabilì a Firenze dove collaborò a diverse riviste e, nel 1890, pubblicò il suo primo libro: Acque forti, una raccolta di novelle. ‘Regina di Luanto’ era il suo pseudonimo, anagramma di ‘Guendalina Roti’. Dopo la morte del marito nel 1898, si trasferì a Pisa e sposò in seconde nozze il gioielliere Alberto Gatti. Donna affascinante e colta vissuta negli agi, amante dei libri, della musica e dei viaggi, la scrittrice ai suoi tempi fu osteggiata dalla critica cattolica e borghese. La sua scrittura diretta e provocatoria denunciava l’ipocrisia sociale e l’oppressione delle donne, ribaltando il modello tradizionale di donna pudica e devota. Nei suoi romanzi emergevano donne autonome, disinibite, consapevoli della propria sessualità e in lotta contro matrimoni di convenienza e schemi patriarcali. Opere come Salamandra (1892), Un martirio (1894), La scuola di Linda (1894) e Gli agonizzanti (1900) anticipavano i temi della modernità: il diritto alla libertà, all’autonomia, a un amore autentico. Troppo, a quel tempo.

Gli agonizzanti racconta la vicenda di Isabella Zerdoni, giovane donna che, sedotta e abbandonata, rifiuta le convenzioni sociali e sceglie l’autonomia di pensiero e di vita. La forza del romanzo risiede nella modernità dello sguardo dell’autrice: Regina di Luanto mette in scena una “donna nuova”, libera e consapevole, capace di sfidare stereotipi e pregiudizi.

“Ma le pagine più belle e piacevoli del romanzo – commenta Carla Arconte – sono quelle in cui l’autrice descrive con agile ironia i luoghi, le mode, i riti del mondo decadente, malato, ipocrita della Roma ricca ed elegante nel passaggio tra i due secoli, quella della crisi della Banca Romana (1893), durante il Governo Giolitti. In quel mondo cerca di primeggiare Giulio, il suo giovane e imbelle seduttore che confeziona versi “di un lirismo convenzionale”.

Se Regina di Luanto turbò allora i sonni dei benpensanti e presto cadde nell’oblio, oggi viene riconosciuta come una delle voci più audaci e innovative della narrativa italiana del primo Novecento.

“Noi spesso pensiamo che il femminismo sia una scoperta degli anni Settanta del Novecento, ignorando o dimenticando che prima della buia parentesi del fascismo la società italiana di inizio secolo era stata percorsa da movimenti di donne all’avanguardia – continua Carla Arconte. A Roma nel 1908 fu organizzato il primo Congresso nazionale delle donne italiane che vide la partecipazione di oltre trenta associazioni femminili e miste di tutta Italia, inaugurato dalla regina Margherita, che suscitò larghissima eco sulla stampa. In quella sede si discussero le questioni più rilevanti per la condizione delle donne nel campo del lavoro, dell’istruzione, della salute e dei diritti politici. Regina di Luanto appartiene a questa schiera di donne nuove: gli agonizzanti sono tutti coloro “che vivono e languono in una società in cui l’unico destino prescritto alle giovani donne, soprattutto quelle che appartengono all’alta borghesia e all’aristocrazia, è il successo nel mercato matrimoniale”.

 

 

Una penna ribelle e misteriosa nella ‘letteratura amena’ della Biblioteca Circolante

Pare che a Terni, finora, nessuno sapesse che dietro Regina di Luanto si celasse una concittadina libera e controcorrente. Probabilmente – si ipotizza in biblioteca – neanche i fruitori della cosiddetta Letteratura amena offerta dalla storica Biblioteca Circolante che includeva nel proprio catalogo romanzi come Salamandra, Un Martirio, Gli agonizzanti nelle edizioni del 1900 di Roux e Viarengo. Opere sfogliate da tante mani, a giudicare dall’aspetto vissuto degli esemplari conservati in bct, privi di ex libris. In occasione della presentazione della nuova edizione de Gli agonizzanti curata da Maria Vittoria Vittori, usciranno per un giorno dal loro fondo di appartenenza per raggiungere la Casa delle donne con tanto da raccontare.

“Con i suoi 6.500 volumi superstiti e un secolo di storia – spiega Sheila Santilli – il fondo della Biblioteca Popolare Circolante confluito nella biblioteca comunale è uno dei più interessanti di bct. Negli anni Ottanta è stato riordinato dalle colleghe bibliotecarie della cooperativa Abiemme e offre ancora sorprese e spunti di ricerca. La Circolante era una biblioteca di pubblica lettura, nata nel 1869 su impulso della Società ternana per la cultura popolare con l’obiettivo di creare una raccolta di libri di ogni genere da offrire gratuitamente ai cittadini in prestito a domicilio. Resterà attiva fino al 1969, ponendosi in continuità tra due secoli e attraversando le grandi trasformazioni del Novecento. Un fondo speciale sul quale in bct stiamo concentrando ulteriori studi e ricerche”.

                                                                                                                                                                                                                                           Lorella Giulivi

 

 

 

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