TERNI – Il Rapporto Ecosistema Urbano 2025 de Il Sole 24 Ore e Legambiente parla chiaro: Terni è scivolata di quindici posizioni nella classifica dei capoluoghi italiani, passando dal 45esimo al 60esimo posto su 106. Per concentrazione media di PM2.5 e soprattutto di PM10 – dove si piazza all’82esimo posto – la città dell’acciaio si conferma tra le più inquinate d’Italia. Ma in un contesto che sembra respirare a fatica, arriva una boccata d’ossigeno con Verde a Scuola, il progetto proposto da Garden Club Terni nell’ambito di Umbria Green Festival, in collaborazione con Coldiretti Umbria, CNR–Istituto di Bioeconomia e Pro Natura Terni.
Si tratta della prima sperimentazione scientifica in Umbria – la terza, in Italia – sull’uso delle piante negli ambienti scolastici per migliorare la qualità dell’aria interna e il benessere psicofisico degli studenti. Partirà in questi giorni nella Scuola secondaria di primo grado Leonardo da Vinci – Orazio Nucula, con la consapevolezza che rendere verdi gli spazi educativi sia un investimento nella salute, nella sostenibilità e nella bellezza. L’auspicio è che l’iniziativa possa essere estesa quanto prima a tutti gli altri istituti.
Presentato in Comune la scorsa settimana, il progetto è stata illustrato da: Lorenzina Bolli, presidente del Garden Club Terni; Daniele Zepparelli, direttore artistico di Umbria Green Festival; Anna Maria Rulli, presidente Pro Natura Terni; Rita Baraldi, dirigente di Ricerca associata Istituto Bioeconomia di Bologna; Nada Forbici, presidente Assofloro, coordinatrice nazionale Consulta Florovivaismo Coldiretti; Dominga Cotarella, presidente Coldiretti Terni, Campagna Amica e Terra nostra; Barbara Margheriti, dirigente scolastica Leonardo da Vinci – Orazio Nucula.
Verde a scuola muove da una constatazione allarmante che non riguarda solo Terni: milioni di studenti e docenti italiani trascorrono ogni giorno fino a otto ore in aule spesso poco ventilate, con materiali e arredi che rilasciano sostanze inquinanti. La risposta arriva dalla ricerca del CNR–Istituto di Bioeconomia che dimostra come alcune piante possano assorbire CO2, ridurre le polveri sottili e neutralizzare gas nocivi, contrastando i fenomeni legati alla cosiddetta “Sindrome dell’edificio malato”. La presenza di piante come Sanseveria, Chamadorea, Yucca, Ficus, Schefflera, accuratamente selezionate e posizionate, secondo l’Istituto di Bioeconomia permetterebbe di ridurre fino al 75 per cento i livelli di CO2 in ambienti sovraffollati, e del 15 per cento le polveri sottili, rendendo gli spazi più salubri e accoglienti.
Ecco allora che alla storica “Leo” si allestiranno aule verdi con una settantina di piante in vaso di diverse specie, alcune delle quali già note nell’ambiente scientifico per le loro caratteristiche di mitigazione dell’anidride carbonica e degli inquinanti ambientali, ma anche adatte a crescere in ambienti chiusi. Contemporaneamente, si effettuerà un monitoraggio costante della qualità dell’aria tramite sensori per CO2, PM2.5, temperatura e umidità. I risultati della sperimentazione saranno resi noti nel giro di qualche mese.
“Ma il valore del progetto – commenta la referente, Laura Chiari – va oltre la dimensione igienico-sanitaria: la presenza delle piante insegna implicitamente il rispetto per l’ambiente, la conoscenza dei cicli naturali e l’importanza della cura condivisa. Guardare una foglia che si muove alla luce o prendersi cura di una piantina restituisce una percezione del tempo più naturale, più umana. È una forma di educazione alla lentezza, alla responsabilità e alla bellezza, dimensioni troppo spesso trascurate in questi tempi frenetici”.
Particolare attenzione, perciò, sarà posta anche nella disposizione delle piante all’interno delle aule, sulla base non solo dell’idonea esposizione alla luce, ma anche del risultato estetico.
“Inserire piante e elementi naturali all’interno delle scuole – afferma il Garden Club Terni – non è un semplice gesto decorativo: è un atto di cura e responsabilità che introduce negli spazi scolastici una qualità percettiva nuova. Le piante modificano la luce, smorzano i rumori, creano un dialogo tra interno ed esterno. Diventano parte integrante dell’architettura, conferendo agli ambienti un carattere accogliente, armonioso e vitale. In questo senso, la sostenibilità non è soltanto un obiettivo ecologico, ma una forma di cultura: un modo di pensare lo spazio educativo come ecosistema, dove natura e sapere, corpo e mente, si incontrano e si equilibrano”.
Per Daniele Zepparelli, direttore artistico di Umbria Green Festival, Verde a scuola segna una svolta nell’educazione ambientale:
“Siamo convinti che la formazione ambientale debba partire proprio dai banchi di scuola e che le iniziative che uniscono scienza, educazione e natura siano perfettamente in linea con la visione del nostro Festival. Portare il verde negli ambienti scolastici significa coltivare una nuova consapevolezza nei cittadini di domani”.
Entusiasmo anche da parte della dirigente scolastica della Leonardo da Vinci – Orazio Nucula, Barbara Margheriti:
“Noi ci siamo credendoci fino in fondo, perché il verde a scuola migliora la qualità dell’aria, riduce lo stress, favorisce la concentrazione e la creatività, crea un ambiente più accogliente e stimolante e contribuisce al benessere generale. Insieme ai nostri ragazzi e a tutti i meravigliosi partner che ci hanno reso possibile tutto questo, piantiamo un seme di futuro ogni giorno”.
Lorella Giulivi


