ORVIETO – Umbria jazz Winter ad Orvieto dal 28 dicembre al 1° gennaio 2020. Un’edizione in linea con la tradizione di Ujw, vale a dire quella di un festival che coniuga vari linguaggi in un intreccio di generi diversi, dai più “impegnati” per chi è più incline ad un ascolto jazz oriented, ai più leggeri per chi cerca momenti di evasione e di divertimento. Dunque, come nella tradizione, un festival lontano da appuntamenti dai grandi echi come quelli estivi perugini che nel loro insieme perseguono la mission dei grandi numeri o almeno dei numeri sufficienti a riempire l’arena Santa Giuliana, come i diecimila spettatori annunciati per il concerto di Lenny Kravitz per il prossimo venerdì 10 luglio 2020. Il fatto che il festival di Orvieto si svolga nei giorni delle feste natalizie – come ha ricordato il direttore artistico Carlo Pagnotta – in un periodo cui tradizionalmente gli artisti sono liberi dagli impegni pressanti dei tour estivi, permette di adottare la formula del resident artist, vale a dire di artisti che attraversano in volo l’Oceano per stabilirsi a Orvieto, magari accompagnati da mogli e figli, per gli interi cinque giorni del festival. Ciò permette di redigere un programma che fa riferimento a questi artisti in formule diverse e in vari appuntamenti nel corso della manifestazione, una sorta di “economia di scala” che permette anche un abbattimento dei costi dei cachet artistici e assicura un alto livello qualitativo. Sta di fatto che il solo costo artistico di Ujw 2019-2020 si aggira intorno ai 600 mila euro che, in totale, al netto delle spese per amplificazioni, alloggi e logistica, vanno moltiplicati per tre. Le location del festival rimangono le abituali, vale a dire il teatro Mancinelli, il Palazzo dei Sette, il Palazzo del Popolo e il Museo Greco, oltre al maestoso Duomo per il Gospel di benvenuto al nuovo anno. Ma ciò che da tempo rimane un nodo da sciogliere è quello dell’associazione Tema, in bruttissime acque finanziarie (si parla di un buco di bilancio di un milione 400 mila euro), che pur avendo vinto il bando per l’assegnazione della gestione del teatro Mancinelli per i prossimi tre anni, al momento non pare in grado di assicurare un servizio certo. Chi, ad esempio, darà avvio da oggi alle prevendite dei biglietti dei concerti di Ujw al botteghino se non è ancora certa l’adesione – che a questo punto diverrebbe volontaria – dei tradizionali addetti alla gestione del Mancinelli, dato che a tutt’oggi sono ancora in attesa delle retribuzione degli ultimi mesi? Secondo il sindaco Roberta Tardani la questione sarà affrontata e risolta al più presto e per il prossimo dicembre tutti i nodi verranno sciolti. Il sindaco appare possibilista sulla prestazione d’opera del personale del teatro Mancinelli così come ha sempre fatto nelle scorse edizioni di Ujw, ma intanto i biglietti del festival aspettano di essere venduti per dare avvio alla fase di prevendita. Tranne che sul Web, non esiste, per ora, nessuna possibilità di acquistarli al botteghino.
Per quanto riguarda lo specifico aspetto musicale la ventisettesima edizione di Umbria Jazz Winter si caratterizza per l’attenzione concentrata in particolare su due strumenti: la chitarra e il vibrafono. La chitarra al di là dei generi che abbraccia tutte le possibili soluzioni melodico-armoniche di John Scofield, in tre diverse occasioni per un progetto dedicato ai Beatles diretto e arrangiato da Gil Goldstein nell’anno del cinquantesimo di Abbey Road e, in altro contesto, in solo; i vibrafoni: tre per la precisione per un tributo a Milt Jackson e Bobby Hutcherson con Joel Ross giovane talento che si sta imponendo sulle scene americane del jazz, Warren Wolf e Joe Locke che gli orvietani ricordano qualche anno fa in compagnia di Cecil Taylor; più batteria (Greg Hutchinson) e contrabbasso (Joe Sanders). Poi Sullivan Fortner in trio che ospiterà la tap dancer Marino Lerman con Jay Anderson al contrabbasso e Lewis Nash alla batteria. Quindi tanti italiani a cominciare da Paolo Fresu con il suo Devil Quartet e in diversi momenti con Francesco Diodati (chitarra) come special guest; così come con Gianluca Petrella (trombone) special guest e in trio per un tributo a Chet Baker con Stefano Bagnoli (batteria). Lo stesso Francesco Diodati sarà a Orvieto in tre diversi progetti, per passare a Rosario Giuliani in compagnia del vibrafono di Joe Locke, del basso di Dario Deidda e della batteria di Roberto Gatto; al duo Antonello Salis e Simone Zanchini rispettivamente alla fisarmonica e al pianoforte; a Dino Rubino nella solo performance al pianoforte; a Giovanni Guidi anche lui in piano solo per mettere in luce tutto il suo talento; al quartetto di Greta Panettieri (jazz-singer di origini perugine con un lungo corso di esperienze negli Usa) con il sassofono di Max Ionata. E ancora Il r&b e il soul dei The New Orleans Mystics, il contrabbasso di Massimo Moriconi nella doppia versione del duo (con Emilia Zamuner) e del trio (con il clarinetto di Nico Gori e la batteria di Ellade Bandini); un Gospel di trenta elementi che proviene dalla Virginia; la pianista-cantante Diana De Rose in quartetto; la House Band & Jam Session con Piero Odorici, Daniele Scannapieco, Andrea Pozza, Paolo Benedettini e Anthony Pinciotti, il quintetto di Michael Supnick e gli immancabili Funk Off con la loro carica di energia funky. In apertura un tributo ad una delle più grandi cantanti italiane di tutti i tempi, Mina, con il trio composto da Danilo Rea, Massimo Moriconi e Alfredo Golino in “Le canzoni di Mina”.