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Virgilio Ambroglini: "Questa è l'occasione per ridisegnare il futuro della vita culturale di Perugia"

PERUGIA – Virgilio Ambroglini, ex assessore comunale alla cultura, ex direttore generale di Umbria Jazz e presidente della Fondazione Sergioperlamusica lancia un appello per la creazione di un progetto condiviso per il rilancio del settore cultura e per la definitiva individuazione di spazi adeguati finalizzati ad iniziative culturali.
“Arriva un momento nella vita – scrive Ambroglini – in cui ti rendi conto che sei solo con la tua coscienza, solo, senza paracadute, hai paura, piangi, gridi, la mente si affolla di pensieri, e nessuno ti può vedere, aiutare. Ti circonda una solitudine immensa, che ti impone di trovare una strada. Questa volta le ferite dell’anima sono profonde, perché la sofferenza è altissima. E’ anche questo la pandemia, ma si può rinascere migliori e più forti. Penso che più di tutto serva meno egoismo perché non ci sarà una via d’uscita individuale, ma solo collettiva. Bisogna cambiare strada. Se vogliamo sopravvivere alla crisi climatica, al dramma che ha prodotto la globalizzazione, e agli effetti della pandemia, bisogna ripensare tutto. Costruire un nuovo modello di vita. Occasione unica per distruggere la società putrida, restituendo un senso alla comunità, creando cose uniche e irripetibili.

Questa è la sfida che abbiamo di fronte e tutto dipende da noi. E l’unico strumento che abbiamo è il pensiero che rimane la prima fonte di energia e vita. Quindi abbiamo bisogno di un reset, un foglio bianco dove riscrivere le regole, rompere tutti gli schemi conosciuti e ripartire ad armi pari. Nulla sarà come prima. Andare Oltre. Abbiamo bisogno di futuro, di sognare, di visione, di follia, di essere contagiati dal prodotto interno di felicità. Insomma Armonia. E lo sguardo attraverso la mia finestra sulla Conca va alla bellezza della mia città, Perugia, spettrale ma fantastica. Rimani estasiato di fronte a questo silenzio. Ti rendi conto che c’è sempre più necessità di nutrire l’anima, e quindi fame di cultura. Ossigeno. Sì, bisogna difendere, aiutare, sostenere la cultura. Di fronte al tracollo gigantesco del sistema cultura, bisognerà ripensare ad un nuovo modello di fruizione dei beni culturali, musei, teatro, musica, cinema ecc… Ci vorrà del tempo, siamo seri, prima di rivivere un festival. Ma soprattutto come si potrà organizzare?

Condivido la proposta di Andrea Cernicchi di sostenere le realtà culturali perugine ed umbre. Ci troviamo di fronte a delle imprese economiche, o qualcuno ancora pensa all’effimero? Orrore. Tutti sanno che le imprese culturali in Italia rappresentano una quota significativa del PIL, il 16,6 %, un milione e mezzo di lavoratori, non esiste solo il manifatturiero. Dunque queste imprese vanno sostenute con tutti gli strumenti possibili, in modo da creare le condizioni per una rinascita ed un nuovo sviluppo. E allora, perché non trasformare questo tempo in una riflessione sul futuro della città di Perugia e dell’Umbria? Perché non costruiamo insieme un progetto, ripensando al ruolo della cultura, della nostra identità, al senso di comunità e appartenenza. E’ un’occasione straordinaria per ridisegnare il futuro della città e dell’Umbria. Parliamo della nostra vita. Ricostruzione quindi, che rifletta sulla valorizzazione delle nostre istituzioni culturali, le due Università, l’Accademia di Belle Arti, il Conservatorio, dei beni culturali con il ruolo strategico della Galleria Nazionale e del sistema museale, le grandi manifestazioni, l’enorme tessuto associativo e il turismo. Possiamo riflettere sulla rigenerazione del tessuto urbano e degli spazi per la cultura.

E allora qualche domanda è d’obbligo, per andare in profondità. Vogliamo continuare ad andare in ordine sparso o riconoscere la necessità di costruire insieme un progetto che impegni tutte le forze su un unico obiettivo? E’ chiedere troppo che Regione, Comuni, Università, imprese, Fondazioni bancarie, commercianti, intellettuali, mecenati, associazioni culturali, dialoghino tra loro e si ascoltino? C’è un bene comune e un interesse generale superiori ad ogni cosa. Insieme si può, sì ma per fare cosa?

Ecco allora qualche spunto, per aprire la riflessione ed il confronto. Per l’Umbria, l’ambiente, la cultura e il turismo dovrebbero essere il motore dello sviluppo. La stella polare che guida ogni visione di progetto, non è così però. In questi anni, troppi, ci si affidati ad interventi a pioggia, dispensando mozzarelle, babà e tric ballack. Non si è investito su strutture culturali permanenti e sulla produzione culturale. Ricordo che l’ultima opera costruita a Perugia è il Teatro Morlacchi, inaugurato 1781. Nel 2023 Umbria Jazz, festival di rilievo mondiale, compie 50 anni e ancora non ha uno spazio adeguato, non parliamo del Santa Giuliana per favore. Perugia aveva una delle migliori stagioni della canzone d’autore che nel tempo si è dovuta trasferire, per problemi di spazio, al Lyrick Assisi o al Palasport (orrore). Nel 2014 si è aperta una discussione sul Teatro Turreno. E’ stato evitato, grazie ad una battaglia cittadina, prima che fosse adibito a parcheggio, poi trasformato in una paninoteca, ora però parliamone, in maniera trasparente, così non va bene (750 posti è come lasciarlo marcire). Lo stesso si dica per i musei, gli spazi per i giovani, per la democrazia, i beni culturali e via dicendo.

Viviamo ogni giorno la bellezza straordinaria del centro storico di Perugia la sua perfezione e struggente armonia, non lasciamo che si presti ancora, come abbiamo visto in questi anni, a far da scenario ad un susseguirsi di tavoli e cibo, albero della cuccagna, moto, macchine, mucche gonfiabili, lancio del giavellotto e mutande a gogo. Altro che glamour! Abbiamo assistito ad una moltiplicazione paradossale di iniziative spot con un’offerta sproporzionata alla domanda. Nei due mesi estivi siamo passati da 10 eventi negli anni ‘80 a 186 eventi nel 2019. Abbiamo perso la nostra identità di regione di festival di qualità artistica e puntato ai numeri. Così siamo destinati al fallimento.
C’è la necessità di una visione e di una governance, fino ad oggi assenti. Andare oltre appunto. Propongo di discuterne pacatamente, sottovoce, senza allegre comari, o galletti da pollaio, perché insieme si vince, ed i vecchi schemi non funzioneranno più. Non abbiamo tempo. E’ l’ora delle scelte. Insieme possiamo farcela. Il resto è noia.

Voglio concludere con questa riflessione, maturata in questi giorni di confino, con la tristezza nell’anima, con le parole di una persona immensa e straordinaria. Papa Francesco: “La sfida della realtà chiede la capacità di dialogare, di costruire ponti al posto dei muri. Questo è il tempo del dialogo, non della difesa di rigidità contrapposte. Dialogare significa essere convinti che l’altro abbia qualcosa di buono da dire, fare spazio al suo punto di vista, alla sua opinione, alle sue proposte. E per dialogare bisogna abbassare le difese e aprire le porte”.

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