A Gubbio proposte e idee per un nuovo modo di essere donna con "La Città delle Donne"

GUBBIOVerrà presentato mercoledì 26 febbraio a Perugia alle ore 10 al Palazzo della Provincia e della Prefettura (Sala Falcone Borsellino), il festival “La Città delle Donne”: tre giornate di appuntamenti per il primo festival umbro interamente dedicato alle donne e ai loro talenti.
Si svolgerà al Centro Servizi Santo Spirito di Gubbio, la prima edizione de “La Città delle donne”, evento patrocinato dal Comune di Gubbio, dalla Commissione Pari Opportunità di Gubbio, dalla Regione Umbria, dal Centro per le Pari Opportunità della Regione Umbria e dalla Consigliera Provinciale di Parità.
Libri, viaggi, sport, talk, arte, dibattiti, spettacoli, concerti e laboratori. Tre intere giornate per mettere in scena tutte le sfumature del talento femminile: più di 50 appuntamenti, oltre 40 protagoniste,  20 libri, 3 workshop, 2 concerti, 1 party, tante storie e attività.
Che cosa è la Città delle donne?
La Città delle donne nasce dal bisogno di abbattere pregiudizi e stereotipi di genere molto radicati nella “più bella città medioevale”, così come in gran parte del nostro bel paese, con l’obiettivo di fare di Gubbio il laboratorio umbro per la parità di genere. Proprio qui, nel cuore verde d’Italia, questo luogo che da millenni è teatro di rituali antichissimi legati alla madre terra, intendiamo piantare piccoli semi di libertà, lavorando sulla formazione, l’informazione, il linguaggio e la cultura delle donne.
La Città delle Donne è un contenitore di incontri, spettacoli e workshop con le protagoniste della lotta quotidiana alle discriminazioni in tutte le sue declinazioni possibili: dallo sport allo spettacolo, dalla musica ai viaggi, dalla politica all’arte. Incontri con donne che hanno rotto schemi, rivoluzionato i loro mondi, donne indomabili, inclassificabili, donne che ridefiniscono i confini della libertà, ma soprattutto donne che, con la loro storia, sono fonte d’ispirazione per altre donne. E per altri uomini.
Spostando il dibattito nella provincia, là dove le statistiche dicono che c’è più bisogno, siamo certe che si possa costruire un nuovo, multiforme, formidabile modello di civiltà. Con le porte aperte anche, e soprattutto, agli uomini. Perché l’idea è proprio quella di combattere gli stereotipi e non crearne dei nuovi.
E di raccontare un nuovo modo di essere donne, senza dire alle donne come devono essere. L’evento parte dall’idea di riprendersi la festa l’8 marzo e trasformarlo in un momento di vera rinascita: non un giorno per ricordarci quello che abbiamo subito ma un giorno per progettare quello che saremo.
Il Festival
Come sarebbe una città delle donne? Come si sente l’unico uomo in un mondo governato dalle donne? Per secoli e secoli è stato proprio così. La donna rappresentava sempre l’eccezione. E nel nostro paese è ancora in larga parte così: sono poche le donne in posizioni apicali, pochissime sono quelle che hanno ruoli politici di spicco, senza menzionare la disparità nella retribuzione. Tuttavia il grande equivoco sul ruolo della donna comincia dal sussidiario delle elementari: in primo piano c’è un uomo che lavora una scheggia di selce, dietro un gruppo di uomini insegue un dinosauro con le lance, sullo sfondo, in lontananza, donne e bambini stanno seduti attorno a una pentola sul fuoco, all’imboccatura della caverna. Il messaggio d’insieme è inequivocabile. Le donne hanno fatto la storia, eppure gli annali le hanno rimpiazzate con un elenco interminabile di uomini dove talvolta fanno capolino una regina, o più probabilmente, una cortigiana.
Per questo è indispensabile inventare una “Città delle Donne” popolata di ospiti dalla formazione diversa fra loro: attiviste, viaggiatrici, scrittrici, storiche, fumettiste, imprenditrici, atlete, religiose, avvocate, dottoresse. Con una cosa in comune: ognuna di queste donne ha a suo modo ridefinito i confini della libertà femminile, a volte raccontando la proprio storia come nel caso di Carla Perrotti, la “regina dei deserti”, o Costanza Rizzacasa D’Orsogna che ha scritto il primo vero libro italiano sul body shaming o Simona Toni, make up artist transessuale; altre volte narrando la storia di altre donne famose per la loro spudoratezza o stravaganza come la Zelda Fitzgerald di Tiziana Lo Porto o la Lee Miller disegnata da Eleonora Antonioni o di donne sconosciute ma indimenticabili come Malalai, la ragazzina migrante protagonista del romanzo di Ortensia Visconti.

Il peggior nemico delle donne è quello che la scrittrice Michela Murgia chiama la “sindrome di Ginger Rogers”, l’idea che le donne essendo migliori in quanto tali, per stare sullo stesso palcoscenico degli uomini, debbano sapere fare tutto quello che fanno loro ma, ancora meglio. Perché invece non cominciare a raccontare anche il lato oscuro delle donne, quello meno edificante? Perché non raccontare quelle che un tempo erano considerate streghe? Michela Murgia e Chiara Tagliaferri lo hanno fatto con il loro “Morgana” e alla prima edizione del festival non faranno altro che smontare il pregiudizio della natura gentile e sacrificale del femminile.
Alle donne è stato detto di essere brave bambine, poi brave mogli e brave mamme. Nelle storie in cui le donne che non rispettavano queste istruzioni – ad esempio quelle di Era, Medea o Elena di Troia – diventavano pazze, o venivano uccise o rimanevano sole. Molte di queste storie, in realtà, sono state narrate a metà, o manipolate, perché nascondevano delle protagoniste forti e volitive che non si erano piegate alle imposizioni sociali. Maura Gancitano e Andrea Colamedici – entrambi filosofi – ci aiuteranno attraverso la riscrittura di alcuni miti femminili a trasformare le nostre gabbie in chiavi.
Dalla teoria alla pratica. Chi sono oggi le streghe? Le ribelli? Le donne controcorrente? Quelle che “fa” un mestiere “da uomo”? Quelle che ne hanno inventato uno nuovo? Valeria Margherita Mosca è forager, per prima in Italia ha aperto un laboratorio di ricerca e sperimentazione sull’utilizzo del cibo selvatico; Mia Canestrini ha vissuto per 10 anni a stretto contatto con i lupi studiandoli e scrivendo di loro, per questo oggi si fa chiamare “lupologa”; Cathy La Torre è una avvocata, si occupa della parte “selvaggia” dei diritti: quelli non ancora riconosciuti o considerati di serie b; Fumetti Brutti al secolo Josephine Yole Signorelli è una ragazza di 27 anni che ha disegnato “la sua adolescenza trans”; e che dire delle atlete che da anni praticano sport a livello professionistico pur non essendo
riconosciute e non avendo nessuna tutela a livello economico? Alla Città delle Donne ospiteremo la velocista Raphaela Lukudo, campionessa di 400 metri. Non potevano mancare anche due donne che fanno oggi un lavoro indispensabile: Rosanna Scopelliti, figlia del giudice ucciso dalla ‘ndrangheta, impegnata da anni nella lotta contro la mafia e Alessandra Carè, direttore del Centro di Riferimento per la Medicina di Genere, che ci spiegherà come questo nuovo modello di valutazione fondata sulle differenze non può che migliorare la ricerca sia per gli uomini sia per le donne.

Perché se oggi il femminismo della differenza è stato applicato alla medicina, per ora con ottimi risultati, alla Città delle donne ci siamo chieste che cosa è rimasto oggi del femminismo? Come lo vivono le nuovi generazioni? A ripensare al femminismo alla luce dei cambiamenti intercorsi fra gli anni delle prime battaglie ci hanno pensato per noi Jennifer Guerra, giornalista e autrice di “AntiCorpi” un podcast molto ascoltato dalle giovanissime e le podcaster di Senza Rossetto (Giulia Cuter e Giulia Perona); la scrittrice Melissa Panarello, autrice di un romanzo magnifico sulle madri e da anni impegnata sul fronte delle liberazione sessuale delle ragazze; le blogger Mammedimerda che fanno un lavoro utilissimo per liberare le mamme dagli innumerevoli condizionamenti che gravano su di loro. E infine non poteva mancare una femminista storica come Paola Tavella, scrittrice e giornalista dal percorso sorprendente, “una delle poche”, come è stato detto, “per le quali l’8 marzo significhi qualcosa oltre quelle mimose puzzolenti”.
Secondo Visa Global Travel Intentions Study le viaggiatrici solitarie sono aumentate di quasi il 10 per cento negli ultimi anni. Secondo i dati raccolti da TripAdvisor tra i solitari le donne sono il 53 per cento. Viaggiare da sole non significa essere sole, anzi. Viaggiare è un modo per entrare profondamente in contatto con gli altri. Il nostro intento a La Città delle donne è proprio quello di connettere donne che viaggiano o che aspirano a farlo portando a Gubbio donne come Elena Sacco che ha viaggiato per sette anni in barca a vela per il mondo o Francesca Barbieri, da 10 anni travel blogger con più di 50 paesi visitati.
Sarà poi la volta dei talk show dal format più televisivo con quelle che noi consideriamo storie di ordinario coraggio: avremo come ospiti imprenditrici, sindacaliste, religiose, manager per un racconto-confronto in aperta interazione col pubblico: Elisa Ioni, responsabile commerciale Giuliano Tartufi; Luana Meola, responsabile Birra Perugia; Francesca Nocentini, responsabile marketing Kemon; Suor Daniela Cancilla, Sorelle del piccolo testamento; Barbara Mischianti, sindacalista; Fabiola Pecci, attivista per la fibrosi cistica.

Ognuna delle tre giornate proporremo poi dei laboratori aperti a tutti (a pagamento): il primo giorno sulla voce creativa tenuto dalla cantautrice Claudia Fofi; il secondo un workshop sul corpo (body pleasure), insieme  alla danzatrice Giorgia Nardin e il terzo e ultimo giorno la scrittrice Carola Susani terrà un laboratorio di scrittura creativa sulle donne miti greci.
A questa fittissima agenda si aggiungono due concerti serali: la serata del  6 marzo avremo l’onore di ospitare l’interprete, cantautrice marchigiana Serena Abrami, frontwoman dei Leda e l’8 marzo si esibiranno il duo Djelem Do Mar, una produzione al femminile costruita e pensata dalle band leader Fabia Salvucci Sara Marini.
In collaborazione con Bauxite, la comunità errante poetica fondata da Andrea Zoppis, avremo poi una serata di letture e musica sul tema degli stereotipi femminili e la violenza di genere. L’associazione Menti Indipendenti organizza una visita a Palazzo dei Consoli con workshop di cavriardage e insieme all’associazione Officina del fare e del sapere daremo spazio a un incontro sull’educazione sessuale degli adolescenti.
Verranno infine presentati due volumi che testimoniano la ricchezza della cultura locale: “Un’oscura capacità di volo. Poete e poetiche nell’Umbria d’oggi”, (Edizioni Era Nuova)”, a cura di Nicoletta Nuzzo e una raccolta di voci non conforme agli stereotipi  e il volume “La virtù della vanità di Sara Paci Piccolo e Francesca Baldassari, per un evento in collaborazione con l’Istituto Professionale di Gubbio IPSIA.
La serata del sabato sarà dedicata all’intrattenimento puro con il Party in Red, dress code del colore della passione, e tutti in pista con sonorità house.
Questo evento è stato realizzato con il supporto di Park Hotel Ai Cappuccini, Coop Centro Italia, Kemon spa, Arci, TiStyleit Srl e con la partnership di Colacem spa, ITM Srl, Promo Video, Associazione Gubbio Host.
Simona Minelli, assessore alle Pari Opportunità di Gubbio:
“La Città delle donne rappresenta prima di tutto una sfida, per la nostra città e per il nostro territorio. Un appuntamento annuale dedicato alle donne che vogliono sentirsi sempre più protagoniste, in un mondo ancora troppo dominato dal patriarcato. Questa edizione zero vuole festeggiare l’8 marzo, tornando a riempire di contenuti una giornata che non deve essere solo banalmente celebrativa, e lo fa con una pluralità di eventi dalla grande varietà di proposte e sfaccettature”.
Giuliana Astarita, consigliera della parità della provincia di Perugia: 
“Ritengo il progetto unico nel suo genere, curato in tutti i dettagli e altamente meritorio per gli obiettivi che si propone. Mi entusiasma l’idea che nella nostra Provincia, in una città che offre i suoi simboli alla Regione dell’Umbria, si dia vita ad un laboratorio per la parità di genere: Gubbio, con illimitati percorsi, lungo i quali incontrarsi, confrontarsi, crescere, con protagoniste quelle donne che tanto amiamo impegnate quotidianamente nella lotta alle discriminazioni. Una proposta che trova in me una entusiasta sostenitrice, per le tematiche che si affronteranno e le ospiti che interverranno, ma anche per le modalità organizzative innovative e di elevato valore artistico, che sono convinta, saranno di grande attrattiva anche per le giovani generazioni”.
Carmela Colaiacovo, Direttore Park Hotel Ai Cappuccini e vicepresidente Confindustria Alberghi:
“Ho aderito con entusiasmo a questa iniziativa per il suo taglio fortemente innovativo e ironico sulle donne, una connotazione che va al di là del femminismo che è stato, e che ha avuto i suoi meriti, ma che oggi ha bisogno di evolversi, di creare rete e di confrontarsi”.
L’ACCESSO A TUTTE LE INIZIATIVE È GRATUITO FINO AD ESAURIMENTO POSTI AD ESCLUSIONE DEI WORKSHOP CHE SONO A PAGAMENTO E NECESSITANO ANCHE DI UNA PRENOTAZIONE
Il Festival nasce da un’idea di Giorgia Gaggiotti, Valentina Pigmei e Vanessa Aznar ed è realizzato dall’associazione “La Città delle donne”.
L’associazione di promozione sociale “La Città delle donne” è nata e costruita come laboratorio in divenire per le questioni di genere e la realizzazione delle pari opportunità, assumendo un ruolo propositivo e propulsivo per la rimozione di ogni forma di discriminazione, sia diretta che indiretta, nei confronti delle donne, attraverso l’utilizzo di strumenti specifici.
Gli strumenti che ci proponiamo di utilizzare sono principalmente culturali, fornendo spunti di riflessione e momenti di formazione per cambiare quella cultura che è alla base della violenza di genere, proponendo seminari sulla comunicazione mediale e sociale sulle donne, offrendo corsi di formazione professionale grazie a strette relazioni col mondo dell’imprenditoria femminile e attraverso momenti di condivisione con la politica di settore.

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