A "L'Uomo che cammina" del regista Leonardo De Logu il Premio Rete Critica

PERUGIA – L’Uomo che cammina, la performance itinerante ispirata all’omonima graphic novel di Jiro Taniguchi, prodotta dal collettivo DOM- con il Teatro Stabile dell’Umbria, ha vinto l’edizione 2019 del Premio Rete Critica, il concorso organizzato dai critici del web che il 6 e il 7 dicembre scorsi ha riunito al Teatro Verdi di Padova alcuni tra gli artisti più innovativi e promettenti della scena italiana.
L’uomo che cammina è stato premiato come Miglior percorso artistico o di compagnia con la seguente motivazione:
“Un progetto pluriennale che incrocia la ricerca letteraria, gli studi sul paesaggio, la filosofia e l’affondo performativo. Attraverso articolate indagini sulle specifiche di ogni contesto, L’uomo che cammina è un viaggio nel tessuto urbano e nei suoi spazi “incolti”. Approssimandosi a luoghi ipoteticamente più distanti dall’antropizzazione, la realtà quotidiana viene via via destabilizzata e resa artificiale tanto quanto i nostri sogni, portandoci dentro abbazie e piscine, al margine di laghetti e dentro a discariche fumanti, al cospetto di ragazze che cantano rapinose canzoni d’amore incontrando gang di periferia. La realtà così torna vivida, come quella di un sogno al primo mattino. Il soggetto e l’oggetto dell’esperienza teatrale sono tecnicamente trasposti in uno spazio dove la drammaturgia nasce e cresce vicino ad entrambi, dove è possibile produrre quella peculiare sfasatura e l’indecidibilità tra finzione e realtà quotidiana. Senza però mettere da parte una precipua tensione politica che permette agli spettatori-camminatori di riappropriarsi dello spazio pubblico, prendendo sul serio l’enorme complessità del paesaggio e della città.”
Leonardo De Logu ternano, ideatore del progetto sul terremoto Corale e creatore, regista e drammaturgo, insieme a Valerio Sirna, de L’uomo che cammina, così commenta il Premio: “Grazie a tutte le persone che hanno lavorato insieme a noi, che ci hanno accompagnati, prodotti, curati, programmati: voi sapete del filo che ci lega. Grazie di cuore agli sguardi che hanno espresso questo punto di vista, sensibile e accurato, su quello che facciamo. Viva il teatro che, in questi tempi di buio pesto, ancora replica l’antico rito di radunare i vivi e di nutrirli.”

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