PERUGIA – A cinquant’anni dalla sua prima pubblicazione per Mondadori, “Horcynus Orca” di Stefano D’Arrigo torna a imporsi al centro del dibattito culturale e letterario con un importante seminario internazionale in programma giovedì 8 maggio, con inizio alle ore 09.30, all’Università per Stranieri di Perugia.

Un incontro unico nel suo genere perché riunisce per la prima volta i traduttori delle edizioni straniere del romanzo – Moshe Kahn (tedesco, Fischer 2015), Antonio Werli e Monique Baccelli (francese, Le Nouvel Attila 2023), Stephen Sartarelli (in corso per gli Stati Uniti), Miguel Ángel Cuevas Gomez (in traduzione per la Spagna) – in dialogo con studiosi e critici letterari di primo piano, Enrico Terrinoni, Giancarlo Alfano, Siriana Sgavicchia.
Nel 2025 Horcynus Orca viene riproposto in una nuova edizione per BUR Rizzoli, con la storica introduzione di Walter Pedullà, una postfazione e un prezioso apparato iconografico che restituisce al lettore fotografie e documenti inediti dello stesso D’Arrigo, raccolti nei luoghi che ispirarono la scrittura del romanzo.
Il seminario – disponibile anche in streaming all’indirizzo https://www.unistrapg.it/it/le-traduzioni-di-horcynus-orca-di-stefano-d-arrigo – si aprirà con i saluti della direttrice del Dipartimento LILAIM, Sabrina Stroppa, e sarà introdotto da Siriana Sgavicchia, docente di letteratura italiana contemporanea all’Università per Stranieri, affiancata da Enrico Terrinoni, uno dei massimi esperti internazionali di traduzione letteraria, e da Giancarlo Alfano, storico della letteratura dell’Università Federico II di Napoli.
Horcynus Orca è un’opera oceanica. Romanzo realistico e insieme mitopoietico, ambientato tra Napoli, le marine calabresi e lo Stretto di Messina nel 1943, racconta il ritorno del marinaio ‘Ndrja Cambrìa al suo villaggio natale di Cariddi. Un’odissea terrena e marittima, attraverso un Sud devastato dalla guerra e popolato da figure femminili potenti e sfuggenti – le femminote – tra cui la misteriosa Ciccina Circè, traghettatrice notturna in una barca-bara che attraversa lo Stretto. Un romanzo che, come pochi altri nel Novecento, sfida la forma linguistica e narrativa stessa del romanzo, per costruire una lingua-terzo, tra italiano e dialetto, capace di contenere l’indicibile: la fine della guerra, la metamorfosi del mondo, l’ombra della morte incarnata dall’Orca nera che stanzia dinanzi al villaggio.
Riconosciuto da George Steiner come una delle grandi vette della letteratura europea, Horcynus Orca è stato riscoperto e rilanciato anche grazie al lavoro instancabile di traduttori che, come novelli eroi epici, si sono misurati con l’immensità semantica e simbolica del testo.
Questo seminario è la celebrazione della loro impresa e insieme un invito a rileggere un’opera che ancora oggi continua a parlare il linguaggio dell’abisso, dell’esilio, del ritorno e della metamorfosi.
Un evento promosso nell’ambito delle iniziative per il cinquantesimo anniversario della pubblicazione del capolavoro di D’Arrigo, con il sostegno della Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori.