A San Mamiliano un capolavoro dell'arte rinascimentale di Jacopo Siculo

FERENTILLO – C’è un’opera d’arte importantissima in una chiesa tra le colline della Valnerina che annovera uno dei più singolari capolavori dell’arte rinascimentale che celebra la natività e le storie di un Santo poco conosciuto. Si tratta di San Mamiliano una frazione del comune di Ferentillo che si sta irrimediabilmente spopolando. La chiesa di San Biagio annovera sull’altare maggiore la pala con lunetta e predella raffigurante la Madonna in trono col Bambino. Un capolavoro di arte rinascimentale dipinto a olio su tavola, di recente restaurato e tornato al suo antico splendore. Realizzato nel 1538 dal pittore siciliano Giacomo Santoro da Giuliana (Palermo) detto Jacopo Siculo 1490- 1543. Misura 470×265. Rappresenta la Madonna col Bambino in trono sotto una tenda con ai lati i Santi Pietro, Giovanni Evangelista, in basso, inginocchiati i Santi Biagio e Mamiliano con mitria poggiate a terra; sulla lunetta l’Eterno Benedicente tra nuvole e teste cherubiche; nella predella cinque formelle: il seppellimento  di Giovanni da parte di Lazzaro (eremiti di San Pietro in Valle); i Profeti Maggiori, l’adorazione dei magi e tra essi San Mamiliano; il martirio di San Biagio con mitria, nudo, tormentato dai pettini; il trionfo dell’Imperatore a cavallo preceduto da danze mentre un cavaliere reca sulla picca la testa del martire Biagio.

L’ opera commissionata dall’Università di San Mamiliano (Sumtibus Universitatis 1538) come si legge sotto la lunetta, rappresenta uno dei momenti più fecondi dell’artista. Il Guardabassi la classificò come una delle opere migliori del Siculo. La Sacra Conversazione raffigura, come sostiene il Weise, caratteristiche ancora pienamente terreni dati dalla raffigurazione dei personaggi, pur nella rigida simmetria si colloca in un ambiente realistico sulla linea dei maestri del tardo Cinquecento con i sacri personaggi dai volti caratteristici individuali. Secondo il Cavalcaselle, questo gruppo ha carattere raffaellesco e ricorda la Vergine col Bambino della raccolta Roger. Il riferimento è alla pala Ansidei ora alla National Gallery di Londra. Antonino Marchese storico di Giuliana e ferrato conoscitore del Siculo, l’accosta alla cosiddetta Pala Colonna dipinta dallo stesso Raffaello negli anni 1504-1505 per il convento di Sant’Antonio da Padova in Perugia (ora al Metropolitan musei di officine art di New York) dalla quale prende anche il tradizionale schema della lunetta con l’Eterno Benedicente.

Il Cavalcaselle nell’evidenziare la “tinta soffusa con un buon impasto alquanto ombreggiata con toni grigi” apprezza la testa di San Pietro per “disegno e ricchezza di toni”. Il Barricelli ricorda nell’impostazione “il Cesare da Sesto di San Giorgio”. Il Brunelli considerò questa opera insieme al Battesimo di Gesù realizzato a Casperia “esempio del Siculo raffaellista purissimo”. Giovanna Sapori storico dell’arte di Spoleto, l’accosta alla tavola di San Brizio. Al centro del dipinto, sul tronetto sotto la Madonna si legge: AEDITUS PER VINCENTIO LAURENTIS ET PACCIANO BERNARDINI NECNON BENEDICTO LAURENTI DIONISIO DAMIANI FABRIANO CELLONI ET CICCHI AEDILIBUS IMPENSIS OPPIDANORUM SAN MAMIGLIANI DECEM AUREIS QUOS LIGAVIT DOMINUS INNOCENTIUS IACOBUS SICULUS FACIEBAT.

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