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A Scopoli nella chiesa del castello medievale l’arte di oggi racconta la devozione di sempre

FOLIGNO – Una gemma incastonata nel territorio montano di Foligno, ricca di storia e devozione. E’ la Valle del Menotre, quella che dalla piana della Valle Umbra si estende in direzione dell’altopiano di Colfiorito seguendo le pieghe dell’Appennino. La sua visita riserva scoperte imprevedibili, come nel caso del Castello di Scopoli, a ridosso del quale sorge la chiesa di Maria Santissima Assunta. E dove c’è una sorprendente raccolta di arte contemporanea. Siamo andati a vedere.


Quando si arriva a Scopoli percorrendo la vecchia Val di Chienti, oggi adattissima (dopo l’entrata in esercizio della “quattro corsie”) per chi desidera dedicarsi ad un turismo slow in una delle zone più amene del Folignate, alla ricerca dei borghi che dopo il terremoto del ’97 hanno recuperato l’antico smalto. Il Castello rientra proprio tra le strutture riportate all’originario splendore e recuperate a nuove funzioni, inclusa la chiesa di origini medievali sorta sui resti del maniero, la cui più antica memoria risale addirittura al 1072, quando il Conte Ugolino di Uppello donò i suoi possedimenti a Mainardo, fondatore dell’Abbazia di Sassovivo.


In realtà il castello vero e proprio – il cui scopo era ovviamente difensivo trovandosi in un territorio di confine tra il Comune di Foligno e il Ducato di Camerino – inizia a prendere a forma intorno al 1458 e del quale si possono tuttora ammirare le mura e le torri. Con la chiesa di Maria Santissima Assunta che domina la scena, insieme al suo campanile aguzzo e all’orologio che la fanno apparire come una torre civica. Un’immagine complessiva di grande impatto, il cui valore storico e ambientale cresce nel momento in cui si varca la soglia dell’edificio sacro: alle mura in pietra e alle volte fanno da contraltare ben 16 tele di grande formato firmate da artisti internazionali di oggi, che illustrano temi tratti dal Vecchio e dal Nuovo Testamento, e altri due grandi affreschi sull’abside e sulla controfacciata. Sono queste le opere che compongono la raccolta di arte contemporanea voluta all’indomani del devastante terremoto del 1997 per segnare la rinascita della Valle del Menotre e di Scopoli (grazie ai finanziamenti per l’edificio sacro arrivati dalla Regione dell’Umbria e dalla Conferenza episcopale italiana) attraverso “Un nuovo linguaggio per la chiesa ristrutturata”. Proprio questo infatti era il tema del concorso di pittura voluto dalla Fondazione per il Museo Diocesano di Arte Contemporanea, che ha portato all’installazione delle opere di arte sacra dando vita ad un vasto e complesso ciclo decorativo.

L’abside rapisce subito l’attenzione: è qui che campeggia la grande opera “L’Assunta” di Elvio Marchionni, il pittore spellano “artista dell’affresco”, che nel 2006 ha ricevuto l’incarico dal Vescovo di Foligno per la decorazione. Del resto la sua è una ricerca continua, che si espande e approfondisce quella teologia raccontata e vissuta insieme al grande teologo prematuramente scomparso nel 2015, monsignor Mario Sensi. La controfacciata è invece appannaggio de “Il giudizio universale” firmato da Giuliano Ottaviani. E poi, sui lati della navata unica, le altre tele: “Giona e il cetaceo” di Marco Camporese; “Gerusalemme Celeste” di Giulia Houbert; “Le ossa aride” di Massimo Bernardini; “La conversione di Paolo” di Nicola Tullo; “Davide introduce l’Arca a Gerusalemme” di Silvia Polizzi; “La Pentecoste” di Mikhail Koulakow; “L’Alleanza e le Tavole della legge” di Pier Luigi Vurro; “La Resurrezione” di Sergio Marini; “L’Annunciazione” di Giovanni Zoda; “La Creazione e il peccato” di Giovan Battista Omacini; “La nascita di Gesù” di Lucia Stefani; “La vocazione di Abramo” di Simonetta Fontani; “Il Battesimo di Gesù” di Andrea Baffoni; “Il sacrificio di Isacco” di Antonio Radice; “L’Ultima Cena” di Riccardo Paoletti; “Il passaggio del Mar Rosso” di Sergio Favotto.
Colori, riletture, interpretazioni di artisti di oggi in un luogo che racconta la storia di quasi mille anni. “Questo singolare progetto-esperienza di Scopoli, insieme a quello del Parco per l’Arte in Cancelli – sottolinea il professor Fabio Bettoni – hanno arricchito il profilo di deposito artistico della Valle del Menotre, uno spazio per quanto circoscritto, che ha espresso una certa vitalità artistica dei luoghi anche nei secoli successivi al Medioevo: esemplarmente, il prestigioso dipinto con la Bottega di San Giuseppe nella Parrocchiale di Serrone”. Ma anche la località sommitale di San Valentino di Civitavecchia, fondamentale per la storia del popolamento folignate; l’originario convento dei Cappuccini, che prese dimora dapprima sul colle di San Valentino (1530), quindi (1540) sul colle contiguo di San Giuseppe; la chiesa di Ponte Santa Lucia, l’eremo di Santa Maria Giacobbe a Pale, la grande croce di Pale, lo stesso Castello di Scopoli, il santuario della Madonna delle Grazie in Rasiglia, l’Abbazia di Sassovivo.

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