Al 2Mondi conversazioni musicali ai concerti dell'Anfiteatro

SPOLETO – Non certo simile alle corti e ai salotti bene che Wolfgang Amadeus Mozart era solito frequentare già da bambino, sotto la regia severa del padre, ma certo l’ex Caserma Minervio a Spoleto ha il suo fascino. L’area archeologica nel complesso monumentale dell’Anfiteatro è inserito in un progetto di riqualificazione e riuso dal Comune di Spoleto. Nel periodo del Festival è stato riaperto per ospitare una serie di concerti a cura del Conservatorio “Francesco Morlacchi” di Perugia iniziata proprio ieri pomeriggio con un quartetto d’archi. Su musiche di Mozart (Quartetto K387 n. 1, Divertimento K136) e Puccini (Crisantemi) si sono esibiti ai violini Sayako Obori e Terukazu Komatsu, alla viola Madalina Teodorescu e al violoncello Tommaso Bruschi
A Salisburgo Mozart era vissuto stando a stretto contatto con ungheresi, moravi, serbi, ciechi, vicinissimo a Vienna dove poi si trasferirà e a Venezia. Rodolfo D’Asburgo aveva riconosciuto ai vescovi della città la stessa dignità che avevano i principi dell’Impero e ciò ovviamente gli diede molto prestigio. Il “piccolo eroe romantico”, così lo chiama il musicologo Eduardo Rescigno, non certo libero artista come potremmo oggi intendere ma musicista al servizio di quel padrone di casa o di quell’altro sovrano, si esibiva spesso insieme alla sorella Nannerl anch’ella eccellente pianista. Era proprio Rescigno che a spiegare nel suo libriccino del 1978 intitolato al compositore: “Fra il tintinnio delle tazze per il tè Morzart sgranava abilmente le sue note, e quasi sempre aveva il potere di accattivarsi  l’attenzione dei presenti, non solo per la straordinaria bravura delle sue dita, ma anche per un fascino segreto che si sprigionava dal contrasto fra la sua figuretta di bimbo minuto e pallido, la severità del viso, e l’intensa qualità personale della musica”. 
In Italia ben oltre il classicismo, quando Mozart scoprì e affinò le sue qualità estetiche ad esempio a Milano dove sotto l’influenza di Sammartini compose il suo primo quartetto d’archi (il K80 in Sol Maggiore) o a Roma dove dopo una sola audizione trascrisse Il Miserere di Allegri, nell’età dell’opera del XVIII troviamo Giacomo Puccini, anch’egli probabilmente ispirato dal padre musicista. Ricercando una dettagliata sintesi tra le basi poste da Verdi e quelle stravolte da Wagner, nel 1890 Puccini nel comporre in una notte l’elegia dei Crisantemi pensata per ricordare Amedeo di Savoia duca d’Aosta spentosi nello stesso anno a pochi giorni di distanza, in questa nuova esecuzione esprime nel pubblico lo stacco essenziale a farci capire il mutamento del tempo. 
L’interno dell’Anfiteatro, una sorta di grotta rivestita con paramento in pietra, pur potendo ospitare pochi visitatori (è nel 1910 che grazie al Sordini il Comune deliberò per la creazione di un ingresso diretto) ne suggestiona le emozioni
Nell’ascoltare un concerto e nell’assistervi non è sopportabile chiunque distragga l’esecuzione con chiacchiere di sottofondo o peggio scatti di fotografie, il quasi religioso silenzio viene spezzato per intrappolare un momento in una serie di fotogrammi nei quali per la musica non c’è spazio. L’attacco degli archi, quella prima nota soffiata per accordare gli strumenti, ognuno si guarda negli occhi, il primo violino (Sayako Obori) respira e la magia inizia, le musiche di Mozart e Puccini vibrano nella pietra, l’abete della tavola strumentale a contatto con l’abito del musicista, il suo corpo è in movimento mentre lo vediamo conversare con l’altro, si piega, la testa disegna nell’aria piccoli cerchi, quello del solfeggio, un linguaggio universale che li unisce, e ci unisce.  .
La programmazione dei concerti continuerà per altri sei pomeriggi, alle ore 17.30, dal 3 al 7 luglio con concerti jazz e il 10 luglio in chiusura con un concerto di musica classica.  
 
VTT

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