Al carcere di Maiano in una notte di mezza estate i “Sogni” prendono corpo, anima e libertà

Come si va se si va a vedere il teatro in un carcere? La verità è che non lo sai fino a quando non ci sei dentro e non calpesti il selciato del piazzale dove chi sta dietro le sbarre respira aria a tempo; e non intravedi panni stesi ad asciugare fra le grate e qualche volto che guarda giù, verso di te; chissà se incuriosito, semplicemente indifferente o pienamente sofferente

Non lo sai, in questo caso, fino a quando corpi, finalmente liberi, introducono sogni e non solo il sogno shakespeariano. Si va, infatti, oltre il testo del Bardo che fa da trama davvero impegnativa da seguire per gli attori-detenuti di Maiano, e che pure fin dal più piccolo pezzetto di stoffa che indossano, al trucco perfettamente rappresentato, alla parola mandata a memoria che si può legittimamente smarrire o non perfettamente intonare, donano una umanità sconfinata.

Su questo palco stasera ci sono pene, non delitti“: le parole di Bernardina di Mario sono piene di emozione, orgoglio, sentimento. Fa la direttrice penitenziaria da 37 anni e da sempre crede in giorni come questo. Tra gli applausi del pubblico racconta la fatica e la difficoltà di momenti trascorsi a costruire le scene nei laboratori del carcere, a provare e riprovare ingressi e battute, movimenti, posizionamenti, luci, microfoni “fino a tardi, ieri, per la prova generale”. Così come rivela, per raggiungere il risultato, l’enorme solidarietà, entusiasmo, professionalità, spirito di collaborazione, impegno che hanno incarnato gli attori-detenuti dei quali non c’è nome nella brochure ma che hanno certamente arricchito sotto tanti aspetti il lavoro del regista Giorgio Flamini e delle sue collaboratrici Sara Ragni e Pina Segoni, in questa produzione del progetto #SIneNomine creato dall’Associazione Teodolapio, sostenuto dall’Associazione Francesca Valentina e Luigi Antonini, dalla Casa di reclusione di Spoleto e che il Festival dei Due Mondi ha fatto propria. Bernardina di Mario sottolinea opportunamente la dedizione di tutto il personale del penitenziario, rappresentato dal comandante Marco Piersigilli, che ha rinunciato a ferie e fatto straordinari per garantire che lo spettacolo potesse andare in scena.

Oberon, Puck, Ermia, Titania, Lisandro, Elena, danzatori, mimi, comparse, tecnici, il coro AdCantus diretto da Francesco Corrias, la voce della mezzosoprano Lucia Napoli, le attrici Loretta Bonamente, Monica Costantini, Daria Virginia Massi, Lorena Salis hanno creato un momento irripetibile. Mentre applaudi, dondola sul petto, assieme al pass numerato, un cuore con su scritto un pensiero dedicato all’amore, il gadget ricevuto all’ingresso costruito dai detenuti. Per quelli di loro che hanno potuto assistere allo spettacolo è arrivato, ore, il momento di tornare in cella. Il pubblico, invece, esce assecondando le rigide direttive del caso che ti riportano alla realtà. Non c’è organico sufficiente e a Maiano ci sono anche detenuti sottoposti al regime del 41 bis. Eppure, qui, è andata in scena la commedia più comica scritta da  William Shakespeare. Che provocazione profonda. Che bel sogno. Anzi, sogni. E ti chiedi: come si esce quando esci da uno spettacolo di teatro messo in scena in un carcere?

 

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