Al via il restauro degli affreschi nel transetto della Abbazia di San Pietro in Valle

FERENTILLO – Dopo vari articoli apparsi anche sul Corriere dell’Umbria dove si denunciava il degrado, finalmente hanno preso il via i restauri, con il contributo della Fondazione Carit, dei preziosi affreschi nel transetto della chiesa abbaziale di San Pietro in Valle dove chi percorre quel piccolo corridoio con fede e preghiera acquista l’indulgenza plenaria perpetua come certifica la bolla pontificia del XII secolo.

IL RESTAURO

L’intervento di recupero si svolge nel transetto di sinistra che si presenta di ampiezza esigua e si sviluppa soprattutto in altezza. Dall’intonaco sul muro laterale, emerge il dipinto raffigurante il duca Faroaldo che dorme nel suo letto; lo vegliano i soldati, mentre sogna l’Apostolo Pietro. Il dipinto è stato realizzato da un pittore umbro, probabilmente locale. Alcuni attribuiscono a Pier Marino di Giacomo di Castel San Felice ma, a mio parere, si accosta più ad un tifernate tardo seicentesco. Il pavimento di questo parte del transetto è risolto in lastre di pietra irregolari e tra esse una lapide in marmo, romana del IV secolo. Qui è collocata la prima abside che per la sua caratteristica inusuale nasconde particolari interessanti dati appunto dalla testimonianza viva della presenza dei due Santi Eremiti. La superficie del nicchione è tutta affrescata, al centro la Madonna in trono col Bambino, ai lati Santo Stefano e San Pietro, mentre due angeli sostengono il velo della Madonna e il terzo, collocato nella calotta absidale, sorregge un cartiglio dove e scritto VIRILITER AGE ET COMFORTER CO…IMPRETECN…CITO …ENIM…LAB… Sulla mano destra del Bambino Gesù pende un altro cartaio che mostra la seguente scritta: EGO SVM. Nella fascia inferiore si legge: S. JOANNES …MCCCCLII HOC OPVS FECIT FIERI FRATER LAVRENTIVS …PRO REMEDIO ANIMAE SUAE SUORVM MORTUORUM. L’affresco, in basso, riporta la raffigurazione degli eremiti che percorrono il sentiero che li condurrà nella grotta, nel fitto bosco e vicino alla cascatella ancora presente in loco.

L’ affresco affianca il corridoio dietro l’altare, dove i fedeli, pregando, varcano in entrata da un ingresso più ampio a uno di uscita più stretto. E’ in questo passaggio che si riceve l’indulgenza dai peccati sull’esempio dei Santi Eremiti. Tutti i dipinti in questa abside sono di “scuola senese”. Questo altare è detto di Lazzaro e Giovanni  il sarcofago che lo compone, è formato,  nella parte alta dal contenitore che accolse in origine i corpi dei due eremiti. Il sarcofago forma una specie di ambulacro. Sulla parte destra c’è una apertura con grata dove sono visibili alcune reliquie dei Santi. L’insieme dell’altare è un assemblamento di più pezzi dove su un altro sarcofago romano che in centimetri misura 200×28 è raffigurato al centro il defunto affiancato da due vittorie alate; alla sinistra è scolpita  una scena conviviale, a destra una scena di caccia. Vi è poi un altro sarcofago di dimensioni più ridotte in centimetri, 188x48x48, con striature e, al centro, riporta l’immagine clipeata del defunto, sotto due cornucopie. L’urna è stata datata III sec. d.C. mentre il coperchio IV sec. d.C. Da notare che gli archi che sorreggono il tiburio presentano, anch’essi, decorazioni in affresco.

A sinistra dell’abside troviamo  dipinti con San Bernardino e San Paolo e una monaca con sotto la scritta VIRGO… e un altro monaco con libro in mano sotto la scritta: LAZARVS ABBAS S.PETRI. E’ agevole comprendere che molto probabilmente  questa era la primissima e antichissima chiesa, edificata da Faroaldo, quando, grazie al sogno, si tramanda che incontrò nell’asceterio i due Eremiti Siri. Infatti, esternamente, nella stessa direzione è situata una piccola porta murata (sicuramente l’originario ingresso). Questa è il punto centrale e primario di tutta la costruzione, di quella che dal IX secolo diventerà l’imponente chiesa abbaziale. Questo il fulcro, la parte più sacra, che rappresenta la genesi dell’abbazia.

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