Alessandro Deledda, echi e suoni per “Mahsa e le altre”

PERUGIA – Conosco da tempo Alessandro Deledda. Compositore di talento che privilegia il jazz e, del jazz, soprattutto il concetto d’improvvisazione emotiva: unica e irripitebile. Questo non vuol dire, però, che la musica, tutta, da quella colta che frequenta per motivi di d’insegnamento della sua Scuola Piano Solo, a quella che qualche suo amico musicista gli ha chiesto di frequentare, lo vedano entusiasta protagonista.

Da qui è partita l’idea del suo coinvolgimento nella serata di AGA, Associazione Giornalisti Attivi presieduta da Anna Lia Sabelli Fioretti,  di venerdì 11 novembre a Palazzo della Penna a Perugia che, oltre alle capacità professionali, richiede quelle di adesione culturale, sociale, civile.

Di questo e altro parliamo con lui in questa intervista che ci svela e anticipa quello che ha ideato per “Mahsa e le altre”.

La mostra di Claudio Bianconi sui tanti volti dell’Iran è fatta di immagini fotografiche: cosa ti hanno suggerito per la musica che abbinerai?

“Da musicista e compositore ho sempre amato soffermarmi sul rapporto che intercorre tra suono e immagini. Tutto è iniziato con le colonne sonore per cartoni animati, passando per musiche per pubblicità e soundtrack per cinema e documentari. Quando ho ricevuto la proposta di musicare questo video dedicato alla causa iraniana, con una performance dal vivo, ho aderito subito all’iniziativa con grande entusiasmo. Volevo anche io essere partecipe in qualche modo insieme a tutti coloro che protestano per i diritti umani soprattutto i diritti delle donne”.

E ti sei messo subito al lavoro…

“Certamente. E con entusiasmo. Quando ho preso in visione per la prima volta il video, in realtà, sono rimasto così colpito dal grande spirito giornalistico con cui è stato realizzato, al punto da prendere un quaderno per annotarvi alcuni elementi che da subito avrei voluto inserire durante la mia estemporanea”.

Da cosa sei idealmente partito?

“Dall’idea di una voce eterea, da una percussione da strada dal sapore arcaico. E poi dai suoni synth e di un pianoforte: un affresco sonoro immediato per questaope ra visiva”.

Cosa è più importante per te mettere in risalto in questi casi?

“Beh, la musica ha un grande potere: in questo caso di influenzare il racconto. Credo che un musicista debba consegnare informazioni che non sono presenti nelle immagini, di rivoluzionare il messaggio visivo, sovvertirlo attraverso l’empatia con cui va a eseguire la propria narrazione dal punto di vista musicale. Ciò che in realtà è dentro alle immagini di Claudio Bianconi è cosi talmente suggestivo che la musica diventerà parte integrante al fine di regalare strumenti di maggior comprensione da un punto di vista espressivo”.

A questo punto mi viene da chiederti che tipo di musicista sei?

“Faccio parte di quella generazione di musicisti curiosi. Cresciuta studiando musica classica la mattina, ascoltando jazz il pomeriggio e suonandolo di sera e, tornando a casa in macchina, ascoltando musica elettronica e contemporanea. Una commistione di generi, se vogliamo; del resto credo che una delle linfe vitali di un musicista sia anche quella di saper mescolare, parsimoniosamente, mondi sonori diversi. Come in quelli di venerdi, per ‘Mahsa e le altre’ dove cercherò, nel mio meglio, la più giusta contaminazione tra il mondo orientale e la cultura europea da dove provengo”.

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Per partecipare è necessaria la prenotazione entro l’8 novembre ai numeri 3388451360-3358189092. Costo della serata di solidarietà 20 euro. E’ possibile anche effettuare il versamento direttamente all’Aga. IBAN: 14J0359901899088718502072. Causale: quota di partecipazione a “Mahsa e le altre”.

 

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