Arriva in Consiglio regionale il bando della discordia per la direzione del Museo della ceramica e della Pinacoteca di Deruta

Ennesima puntata della serie: “Deruta, il museo della ceramica, la pinacoteca e il bando della discordia”. Stavolta è il capogruppo regionale del PD, Tommaso Bori, a intervenire sulla vicenda che sta scatenando un vero putiferio.
Tommaso Bori

Vivo Umbria ha ospitato dapprima l’intervento della senatrice del M5S Margherita Corrado, poi gli articoli su due riviste specializzate, Finestre sull’Arte e Artribune, poi la risposta del sindaco Michele Toniaccini, quella del senatore Maurizio Gasparri, dell’Associazione umbra degli archeologi a firma di Barbara Venanti, oltre a interventi su Fb, e ora la questione approda in Consiglio regionale. Secondo Bori “offrire un impiego a titolo gratuito, chiedendo un curriculum di altissimo livello ed esperienza pluriennale nel settore è un gesto inqualificabile. Un amministratore che si rispetti avrebbe messo in campo altre soluzioni, magari lavorando a qualche forma di gestione associata, o ridurre altri tipi di spesa. Il lavoro è dignità e nobilita l’uomo. Offrire un impiego a titolo gratuito, chiedendo un curriculum di altissimo livello ed esperienza pluriennale nel settore è un gesto inqualificabile, tanto più se compiuto da un’Istituzione che dovrebbe garantire i cittadini”.
“Cultura e turismo – spiega ancora Bori – sono una vera e propria industria che porta ricchezza e benessere nel nostro territorio, un volàno di sviluppo economico e non, come sembra credere il sindaco di Deruta, Toniaccini, un passatempo per hobbisti in cui lavorare gratis o tutt’al più, come afferma candidamente, per ‘fare curriculum’. La storia dell’Umbria come regione universitaria da più di 700 anni non può tollerare che si proceda in un gesto irrispettoso nei confronti dei tanti professionisti della cultura, che hanno investito il proprio tempo nello studio e nella formazione e che oggi si trovano di fronte ad Istituzioni che offrono un impiego a titolo gratuito. Un atto quasi irrisorio – sottolinea -, che non è possibile giustificare con la sofferenza economica degli Enti pubblici. Un amministratore che si rispetti avrebbe messo in campo altre soluzioni, magari lavorando a qualche forma di gestione associata, o ridurre altri tipi di spesa. La strada scelta invece appare la peggiore.”
“Evidentemente – continua Bori – il sindaco Toniaccini, riscoperto leghista, deve avere una bassissima considerazione del lavoro degli storici dell’arte e della conservazione dei beni culturali, tanto da averlo spinto a sostenere che pagare un direttore a suo avviso sarebbe, addirittura, ‘da irresponsabili’. Al contrario – conclude – è necessario che il Comune ritiri il bando con un gesto di responsabilità che tutta l’Umbria e i professionisti del settore auspicano, evitando così un pericoloso precedente”.

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