Artigiani umbri: presentate 3.294 domande e liquidati oltre 600mila euro

PERUGIA – Le domande presentate dalle imprese artigiane dell’Umbria per mettere in protezione i 13.755 lavoratori dipendenti del comparto sono esattamente 3.294. Si tratta di lavoratori spesso a riposo forzato, come nel caso di parrucchieri ed estetisti le cui attività sono chiuse per decreto, o di attività artigianali che registrano la riduzione di commesse o di lavori da svolgere. Questi i dati forniti da Giuseppe Siniscalchi della Uil Artigianato Umbria che in queste settimane ha gestito, per conto del sindacato, gli accordi con le controparti, i contatti con i consulenti del lavoro e la lavorazione delle domande.
“Una volta tanto – rileva Siniscalchi –, sono proprio i lavoratori dipendenti del comparto artigiano a essere tutelati prima di tanti altri che si trovano nelle medesime condizioni di disagio e di necessario sostegno economico. È stato un grande lavoro che, a livello nazionale, ha impegnato la macchina del Fondo di solidarietà bilaterale dell’artigianato, a cui compete il pagamento degli ammortizzatori sociali ai lavoratori dipendenti del comparto artigiano. Ma un grande impegno è stato richiesto anche all’Ebrau (Ente bilaterale regionale artigianato umbro) per raccogliere le domande, verificare la regolarità contributiva delle aziende, registrare le effettive assenze dei lavoratori, fare i calcoli e pagare le prestazioni”.
“In Umbria – prosegue Siniscalchi – sono già stati stanziati oltre 600mila euro a favore di oltre 350 aziende artigiane. In questo modo le somme potranno essere messe subito nelle buste paga dei lavoratori. Si proseguirà a ritmi accelerati perché nessun imprenditore artigiano venga lasciato senza supporto e nessun lavoratore dipendente da azienda artigiana si trovi senza reddito. Al momento, si fa conto di impiegare le risorse economiche accantonate negli anni dal Fondo (anche se parte di quelle somme vanno preservate per l’ordinaria attività di sostegno al reddito nelle situazioni di crisi produttiva) e le somme conferite con decreto qualche giorno fa. Molti più soldi però serviranno e, non per nulla, il Fondo e le parti sociali costitutive hanno cominciato a battere cassa al Ministero dell’economia”.
“Siamo molto soddisfatti – commenta Claudio Bendini, segretario generale di Uil Umbria – che anche da noi si sia lavorato all’unisono, sindacati e associazioni datoriali, nell’Ente bilaterale come nelle normali relazioni fra parti sociali, bypassando quanti più passaggi burocratici e facendo sì che le spettanze arrivino al più presto ai dipendenti delle aziende. A dimostrazione che la bilateralità, se ben messa in campo, funziona ed è fondamentale”. Un risultato che il leader della Uil Umbria si auspica possa far sì che “anche le aziende che sono fuori dalla bilateralità comincino a farsi vive e regolarizzare le posizioni così da far accedere i dipendenti agli ammortizzatori sociali che gli spettano (sono previsti piani di rientro delle somme dovute, per contratto e per legge, nell’arco di un triennio e a partire da gennaio prossimo): passata la pandemia, si potranno mettere a disposizione loro e dei lavoratori le coperture e l’assistenza che aiutano i lavoratori e le loro famiglie, ma anche lo sviluppo delle produzioni e la crescita delle imprese. Il nostro artigianato ne ha bisogno. In secondo luogo, mi auguro davvero che, superati i problemi del cervellone dell’Inps, preso d’assalto dagli hacker e subissato dai milioni di richieste per prestazioni differenti, e con l’impegno della Regione, che si trova a gestire volumi ben più rilevanti delle consuete domande di ammortizzatori sociali in deroga, si possa presto passare alla corresponsione di ammortizzatori sociali o aiuti economici a tutti coloro che ne hanno bisogno e diritto. Perché nessuno deve essere lasciato solo e perché davvero, tutti assieme, ne usciremo fuori”.

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