Avviso ai naviganti Bollettino n° 5

Luke Perry anni novanta

Si chiude definitivamente un’epoca, svaniscono le speranze e i sogni dei teenager degli anni Novanta. La geopolitica si trasformava in quegli anni con la caduta del muro di Berlino e si manifestava la speranza che il mondo fosse definitivamente cambiato. La speranza appunto che ebbe respiro su un intero decennio e che solo al termine dei Novanta, nonostante le bombe sull’ex Jugoslavia e la guerra alle porte di casa, all’inizio del nuovo millennio, fu infranta con l’eccidio delle Twin Tower di New York e l’avvio dell’era stragista del terrorismo islamico. I Novanta furono anche l’era dell’inizio degli sbarchi di migranti, le coste pugliesi furono affollate dall’arrivo di migliaia di albanesi che fuggivano dalla fame. Erano tempi difficili, ma non ancora inaspriti dalle tensioni razziali come oggi. E in quell’epoca gadget e simboli – aspettando l’avvento definitivo del Web – abbondavano: walkman, zaino Invicta, Levi’s rigorosamente 501, Nirvana, Oasis, ma anche le antitesi di un rock che si sublimava nell’horror, nella ribellione maledetta che infrangono ogni più consolidato canone estetico e musicale, aprendo la strada a una vera e propria controcultura che forse ebbe il suo apice con Marilyn Manson, icona che sintetizza ancora oggi in sé tutte le contraddizioni del benestante occidente e le “brucia” sull’altare della sua iconoclastia. In questo quadro due idoli di quegli anni hanno contribuito a caratterizzare quell’epoca, ancora forse genuina, o forse troppo ingenua e alcuni miti più lontani venivano ripercorsi in una nuova “lettura”: è il caso di Luke Perry, morto lunedì scorso a 52 anni per le conseguenze di un improvviso ictus. Il bel tenebroso Dylan di Beverly Hills 90210, ci ha lasciati e con lui si cancellano le t-shirt all’ombelico, i jeans chiari e la maglietta perennemente bianca che indossava sempre. Il divo di tante teenager perennemente in bilico tra Brenda e Kelly a sua volta ispirato vagamente a James Dean, lascia un profondo vuoto in un’intera generazione. Così come, d’altro canto, la voce dei Prodigy, Keith Flint, scomparso sempre lunedì a 49 anni, che per primo pose le basi per scardinare le certezze dei benpensanti, abbandona la vita terrena per lasciare al prossimo la sua “visione” dannata della musica, tra elettronica e punk.

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