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Banksy non resiste e tappezza il suo bagno di topi. La moglie: "Ti odio quando lavori a casa"

PERUGIA – Rat (topo in inglese) è l’anagramma di Art. Da questo anagramma che indica l’ascesa dalla terra, anzi dalle fogne, sino alla sublimazione del bello, è partita l’ispirazione di Banksy per progettare più o meno consapevolmente la sua ascesa dalla strada da dove è partito, ai “templi” più prestigiosi dell’arte internazionale.

“Se sei piccolo, insignificante e poco amato allora i topi sono il modello definitivo da seguire”. Banksy, lo street artist più celebre e sconosciuto al mondo commentò così la sua passione per i ratti che sono ormai diventati un marchio di fabbrica, un tratto distintivo dei suoi pencil sparsi per il pianeta. In principio fu un altro street artist, o meglio graffiti artist, Keith Haring, che iniziò a marchiare le sue incursioni artistiche sugli spazi vuoti della subway newyorkese con un elemento simbolico che lo rappresentasse. Era il suo “Radiant Baby”, bambino radiante che evoca allo stesso tempo riferimenti spirituali al Bambin Gesù e all’idea del puer, l’eterno bambino che è in tutti noi, a stabilire una ipotesi di redenzione dalle miserie e dalle ingiustizie della vita. Quel bambino radiante fu impresso in molti dei suoi lavori, sintesi perfette tra apparato simbolico-semiologico e mondo dei fumetti. In Banksy invece, il logo che si rincorre puntualmente nei suoi pencil è qualcosa di molto più laico e terreno, quasi ripugnante o comunque repulsivo come il topo, cacciato e perseguitato, eppure capace di inginocchiare intere civiltà. Non a caso la peste che per secoli tormentò l’Europa deriva proprio dai topi. Se non proprio un topo, un lontano suo parente, il pipistrello, pare abbia originato la pandemia del Covid 19 e Banksy, naturalmente nel più completo anonimato, si ritrova ad adattarsi alle misure cautelative per arginare la diffusione del virus. Dalla sua casa, presumibilmente a Bristol da dove Banksy ha iniziato a dare forma e contenuti alla sua arte, emergono su Instagram immagini che ritraggono i suoi topi, stampigliati con pencil, che invadono il bagno. Con una frase ironica: “Mia moglie mi odia quando lavoro in casa”. Evidentemente è tale e tanto il desiderio di continuare a stupire il mondo con le sue opere che sono apparse nei contesti più vari, compresi quei templi dell’arte che sono i musei più importanti, che Banksy non resiste ad esprimersi con gli elementi simbolici che lo caratterizzano, in una sorta di riaffermazione dei suoi principi etici di base. I topi, infatti, rappresentano forse il suo alter ego che compendiano la scelta del suo anonimato: un “nessuno” che si insinua nelle più evidenti contraddizioni degli uomini in una sorta di guerrilla art, una battaglia contro tutte le ingiustizie. Da ricordare che Banksy, spesso al limite dell’illegalità, ha rappresentato, nel corso degli ultimi 15 anni, un simbolo iconico che non ha rinunciato a sfidare il potere. Come quando lo scorso anno a Venezia ha dato vita ad un’azione di protesta della durata di alcuni minuti che metteva in dubbio la presenza delle enormi navi da crociera che invadono la laguna. Ad accompagnare la performance, rigorosamente girata nel più totale anonimato e diffusa solo in seguito tramite i suoi canali social, uno stencil dedicato al tema irrisolto dei migranti.

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