Avviso ai naviganti Bollettino n° 11

La facciata dell'Istituto Superiore Briccialdi di Terni

Il Briccialdi e la crisi del “saper fare anima”

Da un lato si procede verso la statizzazione che permetterebbe all’istituto un futuro più solido, dall’altro proprio nel momento in cui la storia dell’istituzione più prestigiosa a Terni per ciò che riguarda la formazione degli studenti nello sviluppare le competenze tecniche e artistiche in merito alla musica, rischia di bloccarsi per sempre paventando addirittura la chiusura.
La notizia che il Briccialdi, che vanta 115 anni di storia, sia prossimo alla paralisi con gli insegnanti che non percepiscono stipendio da quattro mesi in questa delicata fase del processo di avanzamento verso la statizzazione, delinea un quadro drammatico per la città che non riesce a uscire dal pantano di una grave crisi economica e sociale, iniziata a partire dagli anni Novanta e culminata poi a partire dal 2008. Quella crisi che ha messo a dura prova la tenuta del suo tessuto produttivo a cominciare da quella classe operaia che ha scritto la storia di questa città nei vari passaggi di mano, dai tedeschi ai finlandesi sino agli indiani.
La storia della qualità dell’acciaio che si produce a Terni va di pari passo allo scadimento della stessa idea di qualità nell’era della globalizzazione che privilegia i mercati emergenti in nome degli esigui costi di produzione a scapito proprio della qualità. L’acciaio prodotto a Terni rimane tra i migliori al mondo, eppure questo pare non interessare i mercati che lo hanno relegato a un ruolo marginale sullo scenario globale. Con la svalutazione dell’acciaio a Terni si è andato progressivamente sfilacciando tutto il resto: la comunità, disorientata, non è più stata in grado di mantenere solido il suo “saper fare” sfaldando la sua coesione.
Se è così per ciò che riguarda un bene materiale come l’acciaio, figuriamoci cosa accade per un bene “immateriale” e il relativo “saper fare anima” come la cultura e le arti in genere su cui ancora per molti rimane valida l’idea che con la “cultura non si mangia”. Si spiega così perché Terni è ancora priva del suo storico teatro di cui a tutt’oggi non si intravede una soluzione e come pure un’istituzione come quella del Briccialdi è minata nelle sue stessa fondamenta, con trecento studenti provenienti da tutt’Italia che stanno già valutando l’idea di spostarsi in altre sedi e con una occupazione ad oltranza dell’istituto minacciata dagli stessi insegnanti e dalla Rsu se la situazione non dovesse presto sbloccarsi.

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