Cascia, il santuario della Madonna della neve a Collefitto al centro di una giornata di studi

CASCIA – L’antico santuario della Madonna della neve di Collefitto distrutto dal terremoto del 1979 e successivi, torna a far parlare di sé in una giornata di studi che si svolgerà a Cascia all’Auditorium Santa Chiara sabato 25 gennaio dalle ore 10,30. L’incontro, al quale parteciperanno autorità regionali come l’assessore al Turismo e Cultura Paola Agabiti Urbani, eminenti studiosi e funzionari della Soprintendenza, è stato titolato “La Pietra e la memoria /restauro in Santa Maria della neve”. (Introduzione) a cura di Stefano D’Avino dell’Università di Pescara; (relatori) Riccardo dalla Negra Università di Ferrara; Riccardo D’Aquino Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici; Karmer Kavacs Università di Bucarest; Marica Mercalli Soprintendenza Archeologica Belle arti e del Paesaggio dell’Umbria; Bruno Toscano Università Roma tre; Claudio Varagnoli Universita di Pescara; (coordinamento) Elisa Di Agostino. L’antico Santuario di Santa Maria della Neve di Collefitto, alcune parti di esso, per quello che rimane, hanno avuto un intervento di mantenimento, ma ciò che era in origine è andato perduto per sempre. Immerso nel verde incontaminato della Valnerina del Parco dei Sibillini, nel territorio di Castel Santa Maria, ancora oggi, è meta di visite da parte di turisti e appassionati d’arte. Ma andiamo a conoscere a sommi passi la storia di questo edificio. Qui era già presente un sacello dedicato alla Madonna. Ma l’edificazione della chiesa ruota attorno ad un evento miracoloso che coinvolse un contadino del luogo sorpreso da una bufera e ritrovato incolume sotto una montagna di neve. Poi, il fatto prodigioso accaduto nel 1554, fu riprodotto in un affresco nel 1594 sullo specchio dell’orchestra: alcuni spalatori sono in mezzo alla neve alla ricerca del contadino sperduto, lo stesso contadino in ginocchio ringrazia la Madonna per lo scampato pericolo. In origine la chiesa fu denominata Santa Maria de Nives. E grazie a questo evento, il Papa San Pio V estese la festività “Madonna della Neve”  in tutto il mondo cristiano. L’edificio fu edificato dal 1565 al 1571 su un progetto del Bramante, ad  opera dei maestri lombardi (scalpellini e muratori attivi già alla Castellina di Norcia, a Macereto, Santa Maria di Ferentillo) sotto la sorveglianza del vescovo di Spoleto Fulvio Orsini. L’edicola originaria sembra che fu inglobata all’interno della chiesa. Una architettura a forma di Battistero come quella a Macereto ossia a pianta ottogonale, a differenza di Macereto l’ottagono qui era perfettamente visibile. Per l’edificazione furono utilizzati anche alcuni blocchi di pietra presenti sul luogo di probabili insediamenti preromani e romani, resti di capitelli e rocchi di colonne; uno di questi  riutilizzato come base per l’altare. Vicino all’edificio si trovava una fonte di acqua purissima, ancora oggi, fluttuante e restaurata nei primi anni del ‘900, considerata dai residenti dalle proprietà diuretiche e depurative. La chiesa era adorna di un campaniletto a vela con una bifora. L’interno, come afferma lo storico Ansano Fabbi, era tutto affrescato con preziosi dipinti, stucchi e pietre. Nel cornicione interno era la scritta che ricordava il Vescovo Fulvio Orsini, Pomponio Tebaldeschi, Giovan Battista Demensi procuratori anno 1571. Fabbi elenca anche le opere in affresco realizzate nei nicchioni dai fratelli Fabio e Camillo Angelucci di Mevale (della scuola del Raffaello e Michelangelo): L’Assunta del 1570; la Natività 1573 commissionata dal Redicini; la Visitazione del 1574 commissionata dal Ruscioli; la Crocifissione 1576 commissionata dagli Zuccarelli; e il nicchione della Madonna del Rosario 1584 commissionato dall’omonima confraternita. La chiesa era fornita anche di un organo del 1594 il cui suono si espandeva per tutto il territorio limitrofo. La particolarità dell’architettura, le opere d’arte che in essa erano racchiuse, la devozione popolare era una ricchezza per questo territorio fino a quel tragico evento e successivi, che ha cancellato per sempre uno dei tanti gioielli della nostra Umbria. Subito, appena accaduto il disastroso evento tellurico, le autorità regionali e statali si adoperarono per mettere in sicurezza e per salvare il salvabile, almeno le testimonianze architettoniche dell’edificio che, ancora oggi, malgrado gli schiaffi del tempo, si possono ammirare, come i frammenti degli affreschi degli Angelucci. Le suppellettili, gli ex voto  e varie sculture presenti in esso sono andate perdute per sempre. Anche le scosse del terremoto del 2016 hanno creato di nuovo problemi. Di tutto questo se ne parlerà in questa giornata di studi.

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