“Cento comizi d’amore”: PPP reinterpretato da Giovanni Guidi in un concerto in solo piano

FOLIGNO – Questa sera allo Spazio Zut di Foligno (ore .), Giovanni Guidi darà vita al suo nuovo progetto dedicato a Pier Paolo Pasolini in occasione del centenario della nascita. Il progetto già in prima dell’anteprima svolto a Teheran si intitola “100 Comizi d’amore” ed è eseguito in piano solo.  Ne parliamo con lo stesso Giovanni Guidi.

Un progetto per la ricorrenza dei cento anni della nascita di Pier Paolo Pasolini. Come nasce questo progetto e il suo titolo “Cento comizi d’amore”. Come rileggi Pasolini da un punto di vista musicale?

“Una premessa – esordisce Giovanni Guidi.  E’ quasi offensivo parlare di un progetto artistico nel momento in cui siamo in guerra. Sembra che nel mondo dell’arte ancora nessuno si sia accorto della guerra come accadeva in passato sui grandi fatti di rilevanza sociale. Detto questo, innanzitutto c’era questa occasione del centenario e con Pasolini ebbi un primo innamoramento una quindicina di anni fa che però si fermò più o meno al punto in cui si ferma l’innamoramento che è poi di tutti e di tutte. Un po’ un’infatuazione che non un entrare in profondità essendo la sua produzione sterminata e così variegata; pochi, credo, entrino in profondità con le sue cose. Così per me questa è stata un’occasione per omaggiarlo e per confrontarmi con un artista a tutto tondo e tra l’altro grande cultore della musica, basti vedere i suoi film per capire anche la cura con cui sceglieva la musica”.

Ti sono stati d’spirazione i commenti sonori di suoi film o no?

“In realtà sì, ma nella misura in cui mi sono voluto allontanare, nel senso che non ci sono mai citazioni dirette musicali dei suoi film. Ci sono citazioni di parole, molte dette di lui attraverso l’utilizzo dell’elettronica e di campionamenti. Per me è stata l’occasione per mettermi a studiare, studio che mi ha permesso di entrare in profondità con la sterminata produzione di Pasolini e di ritrovarlo con me ovunque – parlo della mia vita personale degli ultimi mesi e giorni. Due settimane fa sono andato in Iran e in Iran pure c’è il “Fiore di una mille e una notte” e non c’è la percezione di quanto Pasolini sia amato, nonostante il regime”.

In Iran dove?

“A Teheran per un concerto organizzato grazie all’Ambasciata d’Italia in Iran”.

Quindi si è svolta una prima dell’anteprima a Teheran?

“Sì, è così. Ma Pasolini è stato ricorrente negli ultimi giorni anche in occasione della Giornata delle Foibe. Anche sulle Foibe Pasolini disse parole importanti perché un suo fratello partigiano fu infoibato. Oppure la questione dell’omocausto e dei triangoli rosa sulla persecuzione degli omosessuali e lo sterminio nel lager nazisti. Non c’è tema che mi allontani da lui”.

E da un punto di vista politico?

“Ho fatto la scelta assurda di entrare in Pasolini per abbandonare il mio lato di protesta. Questo concetto l’ho voluto lasciare fuori per rivolgermi direttamente in fondo all’anima che è poi l’anima che muoveva sia la protesta sia il letterato e quindi per ritrovare anche la mia, riconoscerla e avere maggiore consapevolezza quando io anche rientro nel mio ambito artistico con le mie contraddizioni forti che vivono sempre in opposizione. E’ difficile trovare una sintesi. Io mi definisco un artista puro, un musicista, un jazzista ma anche un artista impegnato. Ma non voglio neanche che ci sia una sintesi e non voglio che la mia arte viva di questa contraddizione e piaccia anche in virtù di questo. C’è una poesia bellissima di Mariangela Gualtieri che dice “Il tuo disordine lo comparo al mio”. Questo disordine, questo travaglio volutamente scomposto si rivela estremamente chiaro quando si prende la sua opera nell’insieme. Non ho voluto andare a fondo neanche sulle cose che ha detto, piuttosto ho ricercato il metodo che l’ha fatte dire e che l’ha fatte contraddire anche da lui. Questo metodo che io in altri percorsi miei sto facendo anche su Cristo, si rivela dominante in una vita vissuta completamente con il corpo. Che infatti hanno prodotto due finali così tristi, così tragici e mi auguro che il mio non sia questo. E anzi, entrambi sono stati di avvertimento per dire che questo è solo un modo per poter vivere la vita, il sacrificio non è un esempio: è solo una possibilità che ci si sacrifica a indicare e a dimostrare”.

Quindi hai trovato una profonda affinità con il pensiero pasoliniano?

“Un’affinità e anche una ricerca di voler essere diverso. E questo spettacolo dimostra inoltre come Pasolini non sarebbe esistito come artista senza la mamma. E io, nonostante quello che tutti pensano, la più grande similitudine che abbiano è che non sarei esistito come artista non per papà, ma se non ci fosse stata mamma”.

Questo progetto avrà un futuro come album?

“Sicuramente questi “Cento comizi” avranno tutto il corso dei miei concerti ufficiali, però vorrei che diventassero cento eventi che si potessero svolgere, oltre ai concerti ufficiali, in luoghi diversi come ospedali, centri anziani, scuole, Sprar. Vorrei fare cento comizi d’amore anche per allontanare un po’ i miei comizi parapolitici che in fondo sarebbe il senso più profondo e più nobile di quello che può fare un artista impegnato”.

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