Con Bob Dylan lievitano i costi del cinquantennale di Umbria Jazz. La Regione assicura il suo impegno

PERUGIA – Infine sarà Bob Dylan, il 7 luglio. La notizia circolava già a New York da una settimana, ma è stata ufficializzata soltanto ieri anche sul sito Web ufficiale di Bob Dylan. Saranno quattro le date italiane del tour europeo del “menestrello”. Il 4 luglio a Milano in un doppio concerto al Teatro degli Arcimboldi; il 6 luglio a Lucca in piazza Napoleone; il 7 luglio, come detto a Perugia (Arena Santa Giuliana) e il 9 luglio a Roma all’Auditorium Parco della musica. Quindi tutto secondo quanto previsto per quello che la presidente Tesei ha definito “un investimento in termini turistici e di promozione del territorio che l’Umbria compie in questo straordinario 2023 e nella coincidenza di due eventi eccezionali, i 500 anni della morte del Perugino e i 50 anni di Umbria Jazz”, evento quest’ultimo che già oltreoceano sta producendo i primi risultati in termini di visibilità dell’Umbria. Il direttore artistico Carlo Pagnotta arriva a Palazzo Donini per confermare l’evento stringendo tra le mani le fotocopie dell’ultimo numero del Jazz Times che con un inserto di otto pagine dal titolo “Auguroni” celebra il compleanno di Umbria Jazz, altro atteso servizio sui 50 anni sarà quello del Downbeat, il più autorevole magazine di jazz americano, ma già in Italia, Musica Jazz ha dedicato la copertina del nuovo numero a Samara Joy, in programma al teatro Morlacchi, vincitrice del Grammy Award per il miglior album jazz vocale. Insomma, il motivo di tanta riservatezza sulla data di Bob Dylan – hanno poi chiarito il presidente della Fondazione Umbria Jazz, Gian Luca Laurenzi e Pagnotta – è che il Premio Nobel si sarebbe espresso più volte a favore del fatto che ama i concerti indoor, piuttosto che quelli all’aperto e che questo inconveniente avrebbe a lungo compromesso la linearità della trattativa per il suo ingaggio a Umbria Jazz. “Sono passati quasi sei mesi dall’inizio della trattativa, ma i cambi repentini di decisioni da parte dell’artista ci hanno fatto penare non poco e una fuga di notizie in anticipo rispetto alla sigla del contratto avrebbe compromesso irrimediabilmente l’accordo”. Ma poi è bene tutto quel che finisce bene e Umbria Jazz potrà celebrare il suo maggiore evento nell’anno del suo cinquantesimo anniversario. Saranno infatti due i concerti del tour italiano in luoghi chiusi, quello di Milano e di Roma e due – in deroga alle preferenze di Dylan – all’aperto, a Lucca e Perugia. Tra l’altro è ormai noto il fatto che Dylan con Perugia abbia una relazione stretta e per la sua storia d’amore con una ragazza perugina e per il fatto che proprio Dylan all’inizio del nuovo millennio fu protagonista di un concerto al Santa Giuliana – allora non ancora arena – aprendo però la prospettiva che quello stadio nel cuore della città potesse essere utilizzato per grandi raduni pop, rock e jazz, tanto che nel 2003, Umbria Jazz istituì il suo main stage proprio lì, dopo il trasferimento dai Giardini del Frontone. Intanto è stato chiuso definitivamente il programma del Santa Giuliana e dopo Bob Dylan vengono annunciati i concerti di Bollani e di Kyle Eastwood, doppio set nella serata dell’8 luglio e di Somi e Herbie Hancock, anche questo doppio set con la possibilità di un improvvisato incontro sul palco tra i due, il 9 luglio. E’ il caso di soffermarsi sul concerto di Kyle Eastwood, figlio di Clint, che con la sua “Eastwood Symphonic” coinvolgerà un’orchestra di sessantasei elementi tra cui la Umbria Jazz Orchestra coordinata da Manuele Morbidini. L’orchestra eseguirà musiche tratte dai più celebri film di Clint: da Gran Torino a Mystic River, da Million Dollar Baby a Letters from Iwo Jima e Invictus. Insomma, gli obiettivi che in questo 2023 Umbria Jazz si pone sono chiari: superare i record di incassi del 2018 e del 2019, vale a dire che nell’anno del 50° compleanno, il festival ricomincerà a correre verso traguardi mai conosciuti prima. Anche se – c’è da precisare – il festival di grande qualità del 2023 presenta aspetti preoccupanti sul versante delle uscite. “I musicisti non vogliono più viaggiare in Economy, vogliono invece la Business Class in aereo e più in generale, a causa della guerra, dobbiamo fare i conti con un aumento dei costi di circa il 40 per cento. Hancock costa diecimila euro in più rispetto allo scorso anno, Branford Marsalis costava 25 mila euro, oggi ne vuole 40 mila”. Se a tutto questo si somma anche l’extrabudget per sostenere i 400 mila euro del cachet di Bob Dylan su cui la Regione assicura il suo impegno, si può affermare che forse Umbria Jazz oltre non può andare e che questa del 2023 sarà un’edizione straordinaria. Ma la qualità paga e a fronte dell’impennata dei costi, ci sono già in cassa i proventi delle prevendite, sino ad oggi undicimila biglietti. Pagnotta infine affronta l’argomento della carenza di spazi adeguati, del Pavone ancora chiuso, del Turreno di là da venire. “Ci hanno parlato della Turrenetta? Vedremo, ma intanto se i costi dell’Arena ammontavano a 500 mila euro, adesso lieviteranno ulteriormente”. Ma l’investimento è sicuro e Donatella Tesei svela l’obiettivo della Regione: l’arrivo a Perugia di 500 mila persone.

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